Ogni mattina, nelle scuole pubbliche del Canada, gli altoparlanti suonano l’inno nazionale. Tutti si alzano in piedi.

Ogni 11 novembre, alle ore 11, data e ora dell’Armistizio di Compiègne che segnò la fine della prima guerra mondiale, studenti e insegnanti, riuniti in assemblea, osservano un minuto di silenzio in ricordo e onore di chi in quel conflitto combatté. Un conflitto a migliaia di chilometri, ma al quale presero parte oltre seicentomila canadesi (circa il 10% della popolazione dell’epoca), e che rappresenta un momento fondativo dell'identità del paese.

Il conferimento della cittadinanza, a chi non la possiede per nascita, non è un semplice atto amministrativo. Coloro che hanno fatto richiesta più o meno nello stesso periodo sono invitati a una cerimonia pubblica. Un videomessaggio del primo ministro dà il benvenuto ai nuovi cittadini; il giudice che dirige l’evento consegna i documenti a ogni persona o famiglia, e con ognuna scambia due parole e fa una foto. Tutti insieme si recita la formula di fedeltà al Re di Inghilterra (formalmente sovrano del Canada), e si ascolta l’inno nazionale.

Per ottenere la cittadinanza bisogna dimostrare una conoscenza avanzata di almeno una delle lingue ufficiali del paese, inglese e francese, e superare un test di conoscenza della storia e civiltà del Canada.

La bandiera canadese sventola non solo sugli edifici pubblici, ma anche di fronte a molte abitazioni private.

Il ministro Valditara potrebbe prendere spunto da queste regole e abitudini nel suo annunciato progetto di ridefinizione dell’educazione civica nelle scuole che metta al centro l’amore per la patria. Ma prima di affrettarsi in questa direzione, è consigliabile che il ministro sia da esempio per gli studenti, e appunto studi bene, e nel suo intero, quel sistema, non limitandosi agli aspetti a lui più congeniali.

Nelle scuole pubbliche canadesi, per esempio, si insegna la pluralità di credenze e usanze religiose, e si celebrano le tradizioni e festività di tutte, con lezioni dedicate, lavori in classe, e così via. Molti provveditorati sconsigliano invece di celebrare la festa della mamma o del papà, prediligendo la scelta di un giorno terzo che celebri tutti i tipi di famiglia – monogenitoriale, omogenitoriale, allargata, etc. Ogni mese è dedicato a una particolare cultura e identità – italiana, afroamericana, della comunità LGBTQ2+, dei nativi, verso cui è, da qualche anno, iniziato un complesso processo di recupero della “verità storica” del loro indegno trattamento, e di riconciliazione.

Vige la tolleranza zero verso l’uso di qualsiasi epiteto o atto, da parte dei ragazzi, razzista o discriminatorio, pena la sospensione o l’espulsione.

Le comunicazioni di scuole e provveditorati alle famiglie sono in decine di lingue. L’educazione sentimentale e sessuale inizia dalla scuola elementare, adattata, di anno in anno, allo sviluppo psicofisico degli studenti. Non è prevista l’ora di religione.

In Canada, come negli Stati Uniti, si è automaticamente cittadini se si è nati nel territorio del paese. In alcune città, come Toronto, più della metà della popolazione è nata all’estero, o da genitori nati all’estero. Molti bambini sono poliglotti, e i loro genitori sono incoraggiati a parlar loro nella lingua di origine, perché è un arricchimento per tutti; l’inglese, o il francese, lo impareranno dai loro pari e insegnanti. A un qualsiasi personaggio pubblico che dicesse o scrivesse che un proprio concittadino non si confà alle caratteristiche della popolazione del paese per via del colore della sua pelle, da una parte verrebbe garantita la sacra libertà di espressione, e dall’altra verrebbe precluso (non per legge, ma per opportunità e decenza) qualsiasi ruolo nella società – nella politica, nel giornalismo, nelle arti. Seguendo l’etimologia greca della parola, sarebbe considerato un idiota, cioè incapace di vivere in mezzo agli altri e contribuire al bene pubblico.

Nei documenti e leggi costitutivi del paese (non c’è una Costituzione nella forma di “testo unico” come altrove, ma un insieme di leggi riconosciute di rango superiore a quelle ordinarie), è incluso il Multiculturalism Act del 1988, che decreta la natura multiculturale del paese e ne richiede la promozione.

Chi emigra in Canada può ottenere la “residenza permanente” se ha vissuto in territorio canadese per almeno 1095 giorni nei cinque anni precedenti. Dal conferimento della residenza, un processo simile conduce alla cittadinanza, per sé stessi e la propria famiglia.

Otto milioni e mezzo di persone su trentasei sono immigrati. Ne arrivano circa 500.000 all’anno. In proporzione, questo equivarrebbe a quattordici milioni di immigrati residenti, e 835.000 arrivi all’anno in Italia. Il Canada inoltre accoglie più di centomila rifugiati ogni anno.

Il patriottismo e orgoglio canadese, quindi, si esprimono con tutti questi elementi. Alla base vi è l’idea che si può celebrare e onorare il proprio paese, e sentirsi quindi più coesi, collaborativi, rispettosi e motivati, solo se la cultura e le regole sono inclusive, aperte, e guardano avanti invece che contorcersi indietro. Se rendono tutti uguali, invece di creare gerarchie e divisioni. Se, automaticamente, riconoscono l’orgoglio e il patriottismo in altri paesi al pari del loro, e quindi ugualmente degni di rispetto e non fonte di ostilità.

Sarebbe quindi bene che il ministro Valditara chiarisse se è questa l’educazione civica patriottica che ha in mente. Oppure è quella degli Abascal, Le Pen, Orban, Erdogan e Putin, quella ostile, gerarchica, nazionalista, suprematista bianca, fideistica-religiosa, chiusa e discriminatoria. E sarebbe altrettanto utile che quella stampa italiana che ancora tenta di “sussurrare al sovrano” sperando nella svolta liberale di questo governo di estrema destra, chieda a sua volta chiarimenti, invece di limitarsi a dire che “tutti siamo d’accordo che l’amore per la patria è un sentimento positivo”.

Alla fine degli anni Novanta, in una conferenza, Umberto Eco affermò: «L’Europa sarà un continente multirazziale o, se preferite, “colorato”. Se vi piace è così; se non vi piace, sarà così lo stesso». Il mondo e la storia vanno, sì, inesorabilmente (e fortunatamente) in questa direzione. Chi si oppone è debole e impaurito. Ma persone (o animali) impauriti possono reagire con tutta la loro violenza. Non si può abbassare l’attenzione, e non si dovrebbero sottovalutare nemmeno le dichiarazioni sciatte e mediocri di ministri incompetenti.




 

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