Esiste un centro oggi in Italia? In molti se lo chiedono guardando alle ultime fallimentari esperienze dei vari (leader o partiti) che hanno provato a porsi nell’area centrale dello scacchiere. In molti sono alla ricerca di un leader centrista. Si è parlato di Beppe Sala e, ora, di Ernesto Maria Ruffini.

Ma è soprattutto dopo la vittoria di Stefania Proietti in Umbria che la domanda è tornata prepotentemente d’attualità: una cattolica, anti-aborto, che non lo nasconde ma che guarda a sinistra, sembra la fotografia perfetta di ciò che manca al campo largo. Non un federatore (o federatrice) cioè ma piuttosto una leader di ciò che manca: la forza politica accanto al Pd che faccia da contrappeso ad Avs (e M5s?).

Basta guardare ai fatti: la vittoria di Proietti è stata uno schiaffo (silenzioso ma reale) alla rete Lgbt umbra di Omphalos che preferiva altri candidati (assieme a molti del Pd), ma anche un ceffone (questo invece sonoro) a Simone Pillon, cattolico, leghista, ultradestro, umbro anche lui, che vorrebbe tutti i cattolici a destra.

La polarizzazione di entrambi non ha pagato e nemmeno la battaglia forsennata che c’era in Umbria attorno ai cattolici, complice una massoneria molto attiva. Proietti è francescana, ecologista e soprattutto indipendente: non sarà facile intrappolarla in polemiche di retroguardia.

Il giusto modo

Qual è allora il giusto modo giusto per approcciare il tema del centro? Gli ultimi a tentare di posizionarsi in quell’area non sono stati partiti centristi nel senso tradizionale della parola. Si è trattato per lo più di spezzoni della sinistra (in qualche caso dei Cinque stelle o Italia in comune ad esempio), di iniziative laiche (vedi i radicali nelle loro varie morfologie o il terzo polo) che tradizionalmente di centrista hanno ben poco. Si è trattato di proposte condotte da leader per nulla “centristi” nella percezione generale.

Un politico centrista non urla, non grida, non si arrabbia, non insulta, rimane moderato nei toni come nell’esposizione delle sue idee, ha una cultura coalizionale e non mette mai veti. In genere si tratta di personalità unitive e non divisive, con una certa profondità storica nelle analisi. Finora, invece, nello spazio centrale della politica italiana abbiamo visto agitarsi (è il termine giusto) leader di tipo diverso, legittimamente in campo ma senza corrispondere all’idea che ci si fa dei centristi (cattolici o laici che siano). 

Abbiamo la tendenza a considerare centristi solo coloro che si interpongono tra i due poli allo scopo di rendersi indispensabili o ago della bilancia. Assumere una vera funzione da centristi significherebbe invece provare a creare le condizioni per una politica meno gridata e più ragionevole in un tempo di hate speech, di guerra, di contrapposizioni e di rancore.

Cattivismi e risentimenti

La violenza si sta diffondendo e andrebbe posto un argine, a iniziare dalla testa. Il centrismo oggi dovrebbe avere come vocazione quella di contestare sommessamente ma efficacemente tutti i cattivismi e i risentimenti sociali. Ci serve una politica che freni vittimismo e acredine pubblica. Per questo sono necessari leader calmi, ragionevoli, scevri della tattica dei colpi di teatro, non dediti al dichiarazionificio invadente, che sappiano dialogare anche quando il dialogo viene considerato debolezza.

Non possono dirsi veramente centristi coloro che si contrappongono a prescindere o utilizzano valori e diritti come una clava, che facciano le vittime o siano complottisti. A tale livello esiste anche una responsabilità dei media che fanno da spin alla politica gridata.

I centristi hanno valori ma non li impongono con asprezza. Servizio, unità, concordia e rinuncia sono la cifra del loro modo di interagire nel campo della politica: è lo spirito con cui fu fatta la costituzione. I padri costituenti avevano forti convinzioni ma seppero tradurle in compromessi alti senza odiarsi. Oggi sarebbe quasi impossibile perché l’arte del compromesso è disprezzata.

Centristi negli schieramenti

Come ha scritto su queste pagine Marco Damilano: «La politica è diventata il capro espiatorio del rancore. Il welfare, i servizi, la sanità pubblica, vengono giù insieme alla base della democrazia, l'idea che il voto e la partecipazione serviranno a qualcosa».

Tristemente osserviamo che il non voto avanza. Dobbiamo tenerne conto perché la storia non si ripete ma è sempre possibile imparare qualcosa da essa. In Italia i centristi del tipo necessario sono pochi. Nel centrodestra c’è Maurizio Lupi a simboleggiare una politica moderata e centrista senza asperità e di stampo cattolico.

Significativamente Giorgia Meloni invita sempre Lupi alle foto di gruppo della sua coalizione, pure in presenza di Forza Italia e anche se il peso elettorale di Noi moderati sembra minimo. La partecipazione di un centrista cattolico nel gruppo è un atto simbolico e politico: la premier lo sa bene.

Con Antonio Tajani anche Forza Italia punta a diventare il centro della nazione ma si tira ancora dietro una parte delle vecchie istanze assolutamente non moderate, come il pregiudizio a prescindere contro la magistratura (che mai la Dc o il vecchio pentapartito avevano condiviso). Ciò è legittimo ma non assomiglia a ciò di cui ci sarebbe bisogno.

Nel centrosinistra restano dei centristi tra i delusi e i disillusi del terzo polo. Maria Elena Boschi è certamente una voce da ascoltare. C’è il tema dei cattolici di cui hanno scritto varie autorevoli voci come Paolo Mieli, Antonio Polito ed altri (dopo la sconfitta in Liguria ma anche dopo la vittoria in Umbria), sottolineando quanto il Pd attuale, pur in rimonta, non sia sufficientemente sensibile alle loro istanze.

Non siamo più ai tempi di Enrico Berlinguer, tuttavia l’esigenza di non lasciare tutto il centro cattolico alla destra esiste ancora. Attualmente i più autorevoli rappresentanti cattolici di centrosinistra (non piddini) sono Paolo Ciani di Democrazia solidale e Angelo Chiorazzo di Bene comune, che hanno entrambi dimostrato di esistere sul terreno nazionale sia come idee sia come presenza.

A livello locale c’è l’esperienza di Persone e comunità in Campania e pochi altri tentativi simili sparsi per l’Italia attorno a qualche sindaco. Da non trascurare il Forum delle associazioni familiari di Gigi De Palo. Ci sono poi personalità indipendenti come l’europarlamentare Marco Tarquinio e – come detto – la neoeletta presidente umbra Proietti: personaggi dalla forte personalità e caratura sociale (guarda caso entrambi assisani).

Quasi tutti costoro sono guardati con sospetto dalla sinistra laica e da quella parte del Pd che ancora pretende di coprire tutta l’area (anche il centro), con la fallimentare convinzione della vocazione maggioritaria o della sola polarizzazione a sinistra. Costoro pensano che con la Margherita si sia esaurita definitivamente l’esperienza dei centristi progressisti senza accorgersi che oggi i vescovi si stanno rischierando (soprattutto quelli del sud a causa dell’autonomia differenziata guardata con estrema preoccupazione). 

Così come a destra Lupi, Luigi Brugnaro, Lorenzo Cesa (una volta Giovanni Toti) ed altri si sono riuniti in una lista per pesare dentro la propria coalizione, anche dall’altro lato si potrebbe provare la medesima cosa (superando la contrarietà del Pd) per provare a contendere alla destra il voto centrista. Tra l’altro ciò aiuterebbe a riassorbire parte dell’astensionismo che mette a rischio la nostra democrazia, quella di tutti.

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