Se una bambina di 12 anni, miracolosamente trovata dopo tre giorni e tre notti che stava in mare aggrappata a due camere d’aria, viene immediatamente trasferita nell’hot-spot di Lampedusa vuol dire che nel Mediterraneo non si sta facendo affogare solo il diritto: si sta annegando l’umanità intera
Stanno provando a minare, a stravolgere, il diritto su cui la nostra società si basa. Non attraverso modifiche di leggi o di regolamenti oppure, come pur tentano e ritentano, attraverso stravolgimenti costituzionali. No, quello che i partiti di governo e in generale le forze reazionarie europee e occidentali stanno facendo è distruggere i fondamenti della nostra cultura, costruita con millenni di fatiche (e anche di errori) sul Diritto.
Quella cultura che ha portato nella storia ad abolire la tratta degli schiavi, poi la schiavitù, poi ha portato all’emancipazione dei contadini liberandoli dal giogo dei latifondisti e dei grandi proprietari terrieri, poi a quella delle donne, poi delle classi lavoratrici, e infine a stabilire che “la legge è uguale per tutti” cosa non scontata. Una cultura che ha una radice molto antica nelle leggi del mare.
Le prime “regole”, solo dopo millenni codificate in leggi e regolamenti ma sempre esistiti e rispettati, che dicevano che nel mare (forte metafora per tutte le situazioni di difficoltà o pericolo) non esiste la legge del più forte. Che chi è in difficoltà va aiutato. Perché da sempre, in mare, la legge è davvero uguale per tutti.
Nel film Comandante, con Pierfrancesco Favino che interpreta il ruolo di comandante di un sommergibile della Regia (e fascista) Marina, c’è un monologo che dice bene la legge del mare, più forte di quelle del regime fascista: «Ascoltatemi bene: Io lo so, molti di voi non sono preparati a questo. Va bene cannoneggiare in emersione, rischiare la vita per combattere il nemico. Ci siamo arruolati con questa idea di sacrificio... Ma esporci agli aerei in bella mostra, per salvare degli sconosciuti che sotto la facciata della neutralità trasportavano materiale bellico per gli inglesi… Perché? Non si tratta di salvarli, si tratta di sacrificarci, di spingersi oltre l’umana sopportazione per portarli a terra… Io voglio essere molto chiaro: aver preso a bordo i naufraghi del Cabalo, significa infragere le regole che mi sono state date. E di questo mi prendo tutta la responsabilità: se al nostro ritorno le mie decisioni non verranno approvate, che mi rimuovano dal comando. Ma qui, ora, la mia decisione è presa ed è irremovibile: noi affondiamo il ferro nemico senza pietà, senza paura; ma l’uomo, l’uomo lo salviamo».
Oggi si fa di tutto non per impedire le partenze, quello non sarebbe difficile, basterebbe combattere la miseria, la corruzione che noi portiamo, le guerre fatte con le armi che noi vendiamo. Oggi si fa di tutto per impedire che chi scappa da miserie, guerre, persecuzioni attraverso il mare venga fermato ad ogni costo. Che tradotto significa che o muore oppure torna ad essere catturato dalle milizie libiche. Si sta facendo di tutto, dal punto di vista legislativo ma soprattutto dal punto di vista culturale, per far passare come normale il fatto che chi è in difficoltà in mare non debba essere salvato.
Non è cosa da poco perché su quella banale legge del mare, ben tradotta dalla convenzione di Montego Bay all’articolo 98 che dice che il salvataggio in mare non è un’opzione ma una legge universale. “Obbligo di prestare soccorso: Ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batte la sua bandiera [...] presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizioni di pericolo…”.
Oggi, invece, troppo spesso gli assetti commerciali vengono spinti a non intervenire in casi di distress (imbarcazioni in forte difficoltà) e quelli di Frontex non aprono canali pubblici per allertare le navi in caso di imbarcazioni in difficoltà ma utilizzano canali privati e spesso chiamano direttamente la cosiddetta guardia costiera Libica violando ogni legge e convenzione internazionale.
Questo - lo dicono da tempo le Ong e le associazioni che operano nel salvataggio e nel monitoraggio - mina alle basi, alle radici tutto il diritto su cui la civiltà occidentale è stata costruita. Non c’è da stupirsi quindi se chi ha fatto del Diritto la propria vita, come magistrati e avvocati, si metta di traverso alle assurde e pericolosissime leggi e ai decreti di questo governo, che hanno costretto una organizzazione internazionale forte e importante come Medici Senza Frontiere a chiudere - speriamo provvisoriamente - il progetto di search and rescue e a portare la loro nave Geo Barents alla dismissione, in polemica con il ministro Piantedosi.
Come non c’è da stupirsi se una grande organizzazione sociale e culturale come l’Arci senta il dovere di lanciare un progetto, “Tutti gli occhi sul Mediterraneo”, proprio per evitare che le radici del Diritto vengano recise dai muri costruiti dai sovranisti occidentali.
Del resto, se una bambina di 12 anni, miracolosamente trovata dopo tre giorni e tre notti che stava in mare aggrappata a due camere d’aria, viene immediatamente trasferita nell’hot-spot di Lampedusa invece di essere portata in un luogo accogliente, caldo e rassicurante vuole dire che nel Mediterraneo non si sta facendo affogare solo il diritto: si sta annegando l’umanità intera.
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