Nel nostro mondo ci sono milioni di cittadini di paesi non democratici che non hanno nessuna possibilità di vedere rappresentati i loro interessi. Rimandando via questi cittadini con procedure affrettate e arbitrarie, il nostro governo si rende complice di quei regimi
Nella retorica del governo sarebbe in atto uno scontro fra poteri dello stato: la magistratura contro il governo democraticamente eletto che esprime il sentire della maggioranza degli italiani. Quanto c’è di vero in questa retorica? Può darsi che gli italiani non vogliano più immigrazione, può darsi che siano disposti a passare sopra il rispetto dei diritti umani per ottenerlo (speriamo di no). Ma veramente la democrazia giustifica la deportazione dei migranti in Albania e il rimpatrio in paesi sostanzialmente non sicuri?
La migliore giustificazione della democrazia è questa. Siccome il governo esercita potere su di noi, ci costringe a fare delle cose emanando leggi coercitive, allora dobbiamo avere voce in capitolo. Dobbiamo poter influenzare l’azione del governo, perché se la legge coercitiva è quella su cui siamo d’accordo, allora non è coercizione ingiusta: è un impegno che prendiamo insieme, semmai. Se la maggioranza di chi subisce una certa legge è a favore di quella legge, non c’è tirannia, insomma.
Colpire i migranti
Ma un decreto che qualifica come sicuri paesi che non lo sono e un accordo che deporta i migranti non colpisce gli italiani. Colpisce i migranti. Sono loro che subiscono la legge. Ci sono quindi delle decisioni prese da un governo che rappresenta la maggioranza dei cittadini (poniamo) che colpiscono i non cittadini. Questo è ammissibile?
Secondo la giustificazione della democrazia che ho formulato prima, i migranti dovrebbero avere voce in capitolo, giacché vengono pesantemente colpiti dalle decisioni del nostro governo. I migranti non hanno votato per Meloni. E non è detto che lo avrebbero fatto. Dovremmo pensare che un governo democratico possa decidere anche per gli altri, per i cittadini di altri governi?
I migranti hanno il diritto di uscire dal proprio paese: secondo il diritto internazionale nessun paese può trattenere un cittadino contro la propria volontà. Non è chiaro che abbiano il diritto di andare dove vogliono. Meloni e il suo governo sostengono che non ce l’hanno, perché gli italiani possono decidere democraticamente di non farli entrare. Ma questa decisione pesa sulle vite dei migranti. Non c’è differenza fra non ammettere i migranti e, per esempio, decidere di scaricare dei nostri rifiuti nel territorio di un paese confinante o di compiere una qualunque azione che danneggi cittadini stranieri. Anche se una decisione del genere fosse presa col consenso della maggioranza, essa non sarebbe giusta.
Paesi non democratici
Si può dire: ma i cittadini di altri paesi sono elettori di quei paesi, e votano lì. Saranno i loro governi a difenderli dalle eventuali conseguenze delle decisioni del popolo sovrano di un altro stato. Vero, ma questo complica le cose per Meloni. Perché ha due conseguenze.
Primo, non esiste alcuna politica migratoria nazionale, o bilaterale. La gestione delle migrazioni è una questione di politica internazionale, se non globale, e solo accordi multilaterali fra stati possono avere legittimità democratica, perché rispondono alla volontà di tutti i cittadini coinvolti, nei paesi d’origine e in quelli di destinazione. E si dà il caso che il diritto internazionale e i pronunciamenti delle corti internazionali che il governo sta calpestando siano una parte sostanziale della gestione europea della migrazione.
Seconda conseguenza. Ci sono migranti che vengono da paesi non democratici. La loro volontà non viene rispettata in primo luogo dai loro governi. Quindi toccherebbe a noi, se siamo ancora un paese democratico, farci carico dei loro interessi e della loro libertà. E farsene carico non può voler dire rimandarli nei paesi non democratici da cui provengono, senza neanche far pressioni su quei regimi per indurli a cambiare. Si ricordi che uno dei paesi di cui si sta discutendo è l’Egitto, che non è solo Sharm el-Sheik, ma è anche il luogo dove Giulio Regeni ha trovato la morte: un paese non sicuro per un cittadino italiano giovane e di cultura può essere sicuro, e democratico, per migranti deboli e svantaggiati?
La democrazia è un ideale esigente che si fonda sull’eguaglianza. Si può fare differenza fra cittadini e stranieri in un mondo in cui ognuno abbia un governo che lo protegga e gli assicuri i diritti umani, la rappresentanza e l’eguaglianza di fronte alla legge. Nel nostro mondo ci sono milioni di cittadini di paesi non democratici che non hanno nessuna possibilità di vedere rappresentati i loro interessi. Rimandando via questi cittadini con procedure affrettate e arbitrarie, il nostro governo si rende complice di quei regimi. Il piano albanese di Meloni non rispetta la democrazia: la calpesta.
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