Il dominio del capitalismo monopolitisco globale che Musk impersona e rappresenta non ama limiti esterni. L’Italia è l’anello debole per tentare lo sfondamento della fortezza liberal-costituzionale che ha sorretto le democrazie europee del Dopoguerra
Le elezioni americane ci mettono di fronte a un processo in corso di mutamento di regime sulle cui tappe e i suoi tempi nulla si può ancora sapere. Quel che possiamo cercare di fare è individuarne la tendenza e le ambizioni, proprio a partire dall’alleanza vincente tra il presidente Donald Trump (che ha ampiamente dimostrato di essere indispettito dal costituzionalismo) e il rappresentante del capitalismo monopolistico globale Elon Musk (che ha ampiamente dimostrato di voler usare la forza del suo impero finanziario e tecnologico per minare il costituzionalismo).
La destra politica e l’oligarchia finanziaria hanno obiettivi comuni. La reazione contro il libero mercato dei nuovi reggenti statunitensi e i propositi di usare la forza della finanza e della politica per imporre l’egemonia imperiale non di uno stato solamente ma anche di una classe, ci suggeriscono di prestare molta attenzione a quel che viene da Washington.
Trend anticostituzionale
Il nuovo regime del quale da qualche anno alcuni brillanti studiosi hanno cercato di individuare i segnali e gli indizi, non ha ancora un nome. Difficile identificarlo con una semplice regressione autoritaria e patrimonialistica.
Un buon testo per inquadrare il problema potrebbe essere Il 18 Brumaio di Karl Marx, forse la prima analisi della direzione che il governo rappresentativo può prendere se e quando i capitalisti si fanno diretti rappresentanti dei loro interessi con l’obiettivo di catturare lo stato e usare le leve della coercizione per costruire un ordine di comando che rispecchi senza compromessi e limiti le aspettative e gli interessi della loro classe.
La rappresentanza politica si scioglie e perde il carattere che dal Seicento l’ha resa peculiare, quello di essere intermediazione tra società e stato, tra i portatori di interessi e il governo della legge, per evitare domini padronali e servitù, come si augurava John Locke.
Le prime uscite di Musk sono in qualche modo una conferma di questo trend anticostituzionale. Un trend che è qualche cosa di più grave e nuovo di una semplice regressione verso una democratura. Il primo intervento di Musk da uomo-quasi-di-governo è stato di una chiarezza sconcertante e quasi benefica. Ci ha fatto capire senza ambiguità quale è la mira che lo muove. E poi, che la prima uscita pubblica di Musk abbia riguardato l’Italia aggiunge un tassello importante alla diagnostica del carattere del regime in fieri.
L’anello debole
L’Italia è in Europa l’anello debole del progetto anticostituzionale al quale le nuove destre aspirano. Il nostro paese, infatti, è il teatro di un confronto assai duro tra una Costituzione che è un documento esemplare della tradizione del governo della legge per mezzo del contenimento del potere, e una maggioranza che vorrebbe allentare i vincoli costituzionali.
Un carattere peculiare delle costituzioni democratiche del secondo Dopoguerra è di non avere situato la sovranità in nessun organo in particolare (la stessa sovranità del popolo viene esercitata nei limiti della legge e della costituzione) e di non essere quindi a disposizione di nessun potere, pubblico o privato che sia.
Questo ordine trova oggi una sfida diretta e quotidianamente reiterata dal governo e dalla maggioranza parlamentare che lo sostiene. Questa lotta in corso rende l’Italia un naturale laboratorio nel quale sperimentare la scollatura tra governo costituzionale e governo eletto o, se si vuole, tra ordine della legge costituzionalmente definita e regolata e ordine della legge voluta dalla maggioranza eletta.
Difendere la Carta
La costituzionalizzazione del potere della maggioranza è un obiettivo esplicito nel nostro paese che, anche per questa ragione, può essere il possibile laboratorio per un esperimento politico (che sia Steve Bannon a suggerire questa lettura è interessante).
Gli inquilini di palazzo Chigi sono ideali cavie o tramiti quasi perfetti per la riuscita dell’esperimento, prima di tutto per il legame di amicizia tra la presidente del Consiglio e Musk e poi perché il potere finanziario ed economico del patron di Tesla ha una forza che intimidisce qualsiasi governo, come ha fatto capire il ministro della Difesa Guido Crosetto, osservando che «nessuno» ha il potere di aggiudicarsi un’autonomia del sistema satellitare di comunicazione ai costi di Musk. Tutti dipendenti da Starlink.
L’attacco di Musk ai giudici italiani nel nome della libertà del governo italiano di fare quel che vuole perché unto dal popolo sovrano, deve anche per questo preoccuparci. Sarebbe ingenuo pensare che, siccome ha espresso l’intento di disimpegnare risorse dalla Nato, Trump lascerà che l’Europa si faccia autonoma o più regolatrice del mercato di quanto già non lo sia.
Il dominio del capitalismo monopolitisco globale che Musk impersona e rappresenta non ama limiti esterni. L’Italia è l’anello debole per tentare lo sfondamento della fortezza liberal-costituzionale che ha sorretto le democrazie europee del Dopoguerra. Un primo monito che ci viene dall’arroganza del plutocrate americano è che difendere la nostra Costituzione è un dovere per proteggere la nostra libertà – come ha dichiarato il presidente Sergio Mattarella, l’Italia «sa badare a se stessa nel rispetto della sua Costituzione».
Il fatto importante è che, ora, la difesa delle nostre prerogative sovrane diventa anche difesa del progetto di Unione europea, un progetto che ha fatto del vecchio continente il laboratorio di un esperimento riuscito del connubio possibile tra democrazia e pace, e che ci consente condizioni di vita dignitose come liberi, non servi.
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