La seconda tranche delle oscene intercettazioni che emergono dall’inchiesta di Fanpage aiuta a capire la matrice culturale di questo mai sopito antisemitismo di estrema destra. Fenomeno inquietante, visti i risultati che queste formazioni hanno alle urne
La seconda tranche di intercettazioni emersa dall’inchiesta di Fanpage svela, seppur con la forza dirompente dell’immagine e con uno stile girornalistico diretto molto adatto ai nostri tempi, il segreto di Pulcinella già ampiamente descritto in questi anni dalle inchieste di Paolo Berizzi e altri giornalisti costretti da anni a muoversi scortati per via delle minacce di gruppi di estrema destra, che è spesso difficile distinguere dalla delinquenza comune.
Alla faccia di chi dice che il fascismo non esiste. Solo chi non vuole vedere fa finta di ignorare come certi toni siano da sempre legittimati dall’alto. E non si tratta di andare a ripescare vecchie e nuove dichiarazioni di qualche leader, le foto con le divise naziste, i molteplici cimeli del duce.
L’impianto propagandistico
È proprio l’intero impianto propagandistico che ha permesso a FdI di passare dal 3 al 27 per cento, pescando dai delusi dalla Lega del dopo Papeete e da una parte di quell’elettorato Cinque stelle che non poteva seguire Giuseppe Conte nel posizionamento a sinistra del Pd, che più rivela quanto si sia strizzato l’occhio alla destra più estrema.
Un misto di neo nazionalismo tradizionalista e identitario scandito dalla sempre verde opposizione all’Europa (poi uno dice perché si finisce col contare poco), allo stesso euro, fino ai deliri sgrammaticati su fantomatici blocchi navali, passando per le idiozie sulla sostituzione etnica, lo spauracchio di Soros divenuto il nuovo Sig. Rothschild della vecchia propaganda antisemita, i selfie con Orbán, i discorsi urlati dagli amici di Vox.
Poi, certo, al rush finale, se non si vuole fare l’ingloriosa fine di Salvini, bisogna accentrarsi, anche se è sempre difficile capire quanto siano i partiti a spostarsi verso il centro, o l’elettorato verso le estreme. Come lo stesso Salvini intuì a discapito della soluzione neomoderata di Renzi.
Fra Hitler ed Evola
A sentirle bene, però, quelle intercettazioni sono un esempio plastico della differenza fra questo vecchio antisemitismo nazistoide e quello di sinistra, su cui sono stati scritti interi scaffali e che dal 7 ottobre è risorto dalle ceneri del ’67, animando le tendopoli nelle nostre università e le manifestazioni, oggi declinanti, nelle nostre città.
Se quest’ultimo, attraverso il canale dell’antisionismo, ripropone, spesso in modo del tutto inconsapevole, l’impianto antigiudaico post-illuminista, che, vedere Voltaire, da sempre rimproverare agli ebrei di voler mantenere i propri elementi identitari e una propria cultura, il primo è un antisemitismo di matrice razziale. E fa niente se non esista alcuna razza ebraica, ma semmai un popolo ebraico.
Un impianto confuso a cavallo fra Hitler, del resto apertamente inneggiato da questa gioventù «bellissima», come la ebbe a chiamare la stessa Giorgia Meloni, e Julius Evola. Un esoterismo d’accatto in cui rientrano druidi, miti della forza, letteratura fantasy e di qui, quasi per associazione di idee, l’Atreiu della Storia infinita, hobbit e non so quale altro personaggio.
Emanciparsi dalla base
Capite che il salto da questo sottobosco di svastiche e fasci littori ai salotti buoni della politica europea è troppo grosso per passare inosservato. Ed è inutile chiedersi perché un partito come FdI, o chiunque ne farà le veci, non riesca a emanciparsi da questa base.
Semplicemente, non ha le risorse per elaborare una svolta culturale di questo tipo perché manca la componente conservatrice-liberale che da noi è stata incarnata da Cavour, Giolitti (scusate l’approssimazione della definizione) e Benedetto Croce, prima di essere seppellita per sempre dalla retorica mussoliniana.
Ci provò Fini, prendendo ad esempio i Tory inglesi, ma l’elastico con la base e i colonnelli come La Russa e Storace si ruppe subito. Per il vecchio adagio del non svegliare il can che dorme, ora, con l’aiuto di qualche spruzzata di Crosetto e una senatrice ebrea a cui va la nostra solidarietà, si scommette sul tempo, che dovrebbe cancellare tutto.
Ci si scorda il vecchio insegnamento freudiano per cui i traumi, se non curati, si cristallizzano in una coazione a ripetere che si presenta sempre identica a sé stessa. Ah, è vero, la psicoanalisi, definita dai nazisti scienza ebraica, non rientra fra le letture di costoro.
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