Oggi nella maggioranza sono molti gli scontri e le discrepanze, ma non ci sarà un’esplosione. La strategia del leader di Forza Italia è a lungo temine: si tratta di costruire un centro che rassicuri e dia stabilità
Cosa sta accadendo nella maggioranza? Dove sta andando Forza Italia condotta da Antonio Tajani? Le elezioni europee sono andate bene per il partito fondato da Silvio Berlusconi, scacciando definitivamente lo spettro del declino che già era stato allontanato alle ultime politiche.
Si moltiplicano le insofferenze per le intemerate leghiste, dalla scelta di candidati improbabili ai fuochi di artificio di Matteo Salvini che non perde occasione per mettere tutta la coalizione in imbarazzo (e soprattutto Fratelli d’Italia).
Da parte forzista si attacca sulla Rai e sulle liste di attesa nella sanità. C’è una diversità evidente di vedute sul carcere (per poco non passava la proposta di Roberto Giachetti) tanto che Tajani avrebbe deciso di prendere un‘iniziativa con i Radicali, acerrimi nemici dell’operato del ministro Carlo Nordio.
Sempre Tajani attacca sullo scioglimento di CasaPound e, senza alzare i toni, smentisce il presidente del Senato Ignazio La Russa sul pestaggio del giornalista Andrea Joly della Stampa.
Autonomia differenziata
Soprattutto salta agli occhi la contrarietà forzista sull’autonomia differenziata. Non è un segreto che il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, non avverserebbe la riforma senza il consenso del leader. Cresce il rischio di uno scontro frontale con la Lega. Anche nel Lazio c’è maretta: Forza Italia vuole posti in più ma qui la diatriba è con Fratelli d’Italia.
A lato di tutto questo aumenta la pressione della famiglia Berlusconi che chiede un partito più aperto sui diritti e che pesi di più dentro nella colazione. Non c’è aria di discesa in campo dei figli come sostiene qualcuno, ma il desiderio di influire certamente sì. Insomma tanti dossier aperti che, oltre a creare problemi quotidiani a Giorgia Meloni, paiono mettere i due vicepresidenti in rotta di collisione.
Ma non ci sarà esplosione: la strategia di Tajani è più sottile e a lungo termine. L’Espresso titola Tajani il grigio, senza rendersi conto di quanto ciò evochi il Gandalf (il grigio che diviene il bianco) di Tolkien, che sta a cuore alla presidente del Consiglio.
Il ruolo di Gandalf con la «compagnia dell’anello» è proprio lo stesso che si va ritagliando Tajani: condurre il gruppo nella «Terra di mezzo» della politica europea. Certamente brucia ancora la delusione per il voto contrario della delegazione di FdI a Ursula von der Leyen («una condanna all’irrilevanza» è il biasimo), anche se Tajani non si scompone più di tanto: la strada della Commissione europea è lunga e ci sarà modo di riparare e ricucire.
L’arte del compromesso
La lunga esperienza europea ha formato il vicepresidente del Consiglio a comprendere e accettare i tempi medio-lunghi, senza illudersi nei colpi ad effetto del personalismo.
Inoltre di questo periodo bisogna sempre aspettarsi sorprese: non si sa cosa può accadere a livello globale, cosa c’è dietro l’angolo; programmare troppo appare quasi inutile. Seppure l’asse politico europeo si sia spostato a destra e la maggioranza che sostiene la presidente paradossalmente a sinistra (con i Verdi), Tajani sa bene che la costruzione di un’alleanza popolari del Ppe-liberali di Renew-conservatori di Ecr ha bisogno di tempo, deve maturare e non si può creare improvvisando.
A Bruxelles le parole chiavi rimangono «compromesso» e «pragmatico realismo»: una scuola che ha formato tanti dirigenti e che pare essersi persa in Italia. Ieri in Spagna, oggi a Parigi e altrove, in molti invocano la capacità tutta italiana di costruire coalizioni impensabili per uscire dall’impasse, proprio mentre – quasi per contrappasso – da noi si vorrebbe restringere tale arte della politica.
Difendere la democrazia
Il tema non è solo tattico ma di più lunga gittata: come difendere la democrazia europea e quale può essere il ruolo della cultura politica del popolarismo di radice cristiana a cui Tajani si ispira.
Jürgen Habermas scrive che attualmente «l’individualismo radicale snerva il legame sociale e manda in crisi la democrazia». Di conseguenza «non bisogna sottovalutare il ruolo delle risorse relazionali disponibili nelle grandi tradizioni religiose». Mauro Magatti commenta sul Corriere della sera: «Una radice cattolica può essere utile».
Se ne è parlato anche alle Settimane sociali di Trieste con il presidente Sergio Mattarella: la difesa della democrazia era al cuore del discorso del cardinale Matteo Zuppi presidente della Cei. A Bruxelles più che altrove si apprende che in politica la polarizzazione – pur necessaria a dirimere – spesso diviene un male soprattutto quando si coniuga con il personalismo esasperato. A destra come a sinistra.
Dopo essere sopravvissuta alla morte del proprio fondatore, Forza Italia si trova su tale crinale: cosa significa essere moderati oggi? Cosa vuole dire essere centristi o “grigi”? Tajani risponde su Famiglia Cristiana: «Penso di costruire una dimora rassicurante, è il modo per coinvolgere le persone, si tratta di realizzare qualcosa di diverso e non di parlare male degli altri. Non ho mai detto una parola contro nessun avversario politico. Combatto le idee, non le persone e cerco di dimostrare col mio comportamento che credo in ciò che penso, altrimenti la gente non ti segue. È il famoso centro che manca e che sto cercando di costruire». Rassicurante: ecco un termine singolare che porta con sé una risposta a tante agitazioni senza scopo.
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