- Dobbiamo capire che il nemico di Putin non è l'Ucraina. Il nemico vero è la democrazia, che lo sbugiarda in casa ogni giorno; lo spazio di libertà (certo imperfetta) di 450 milioni di cittadini Ue, potente calamita, gli erode consensi.
- Il parlamento europeo dovrebbe chiedere una grande iniziativa Ue di risparmi energetici, sorretta da misure tecniche, se del caso da razionamenti.
- Dire che i mancati guadagni non spaventeranno Putin non coglie il peso dei grandi movimenti popolari in una guerra intrisa di contrasti ideologici e religiosi. Una corale risposta Ue all'attacco molto ci motiverebbe, colpendo, nelle tasche e nella psiche, chi la subisce.
La tragedia ucraina non è la Shoah, ma fatichiamo a capirlo noi, che tornando a sera nelle tiepide case, troviamo cibo caldo e visi amici. Come può l'Unione europea aiutare l'aggredito, senza scordare che pure la Russia è buttata nel baratro? Avviare l'ingresso dell'Ucraina nella Ue, chiede Mario Draghi, magari in una struttura a più cerchi, come propone Romano Prodi auspicando che la Francia, sola potenza nucleare Ue, avvii una “cooperazione rafforzata” su politica estera e difesa comune.
Dobbiamo capire che il nemico di Putin non è l'Ucraina. La Nato non lo attaccherà, il nemico vero è la democrazia, che lo sbugiarda in casa ogni giorno; lo spazio di libertà (certo imperfetta) di 450 milioni di cittadini Ue, potente calamita, gli erode consensi. Una Ue coesa gli scava la terra sotto i piedi, smentendo le sue idee sul declino delle molli democrazie, inette a soddisfare le attese di cittadini che non si curano di difenderle.
Queste devono allora mostrare d'avere nerbo a sufficienza; siamo deboli perché dipendiamo dal suo gas? La dipendenza è reciproca, per almeno due anni può venderlo solo a ovest. Noi potremo avere freddo, ma Putin rischia di affamare un popolo che di carestie, pure di fattura umana, ha tanto sofferto.
Più freddo, più liberi
Il vertice straordinario Ue rischia di essere ancora dominato dagli stati e troppo interlocutorio. La Commissione cerca fonti alternative, ma non coordina gli sforzi degli stati, né sfrutta la comune forza contrattuale fissando tetti ai prezzi; la sua anima tecnica rifugge da mosse spiazzanti. Tocca al parlamento Ue mostrare quel nerbo: perché non chiedere una grande iniziativa Ue di risparmi energetici, sorretta da misure tecniche, se del caso da razionamenti?
Pensiamo al caso del gas; l'Italia ne consuma 70 miliardi di metri cubi (Mmc) annui, di cui 30 per usi domestici. Scaldarle due gradi di meno renderebbe meno tiepide le nostre case; metteremmo il maglione, ma Putin avrebbe più gravi difficoltà. Se i consumi calassero del 15 per cento, toglieremmo ogni anno 4,5 Mmc ai 30 Mmc russi. Sulla Ue tutta, tale non grave sacrificio ridurrebbe l'acquisto di quel gas di circa 30 Mmc. Sui contratti take or pay, il prezzo dei Mmc non ritirati andrebbe versato su un conto a garanzia, da liberare a fine guerra; un bell'incentivo a smetterla!
Dire che tali cifre non spaventeranno Putin non coglie il peso dei grandi movimenti popolari in una guerra intrisa di contrasti ideologici e religiosi. Una corale risposta Ue all'attacco molto ci motiverebbe, colpendo, nelle tasche e nella psiche, chi la subisce.
Stiamo pure tornando a fonti d'energia che dovrebbero sparire, carbone in primis; rischiamo una spirale che, affossando gli accordi Cop26, perfino condannerebbe l'umanità, eppure la guerra potrebbe anche svezzarci dai fossili. Il risparmio è la prima, più economica, fonte d'energia. Se costerà di più, ne consumeremo meno. Dovremo aiutare chi non ce la fa, ma senza sussidi a pioggia; pensiamoci nella conversione del decreto legge sui carburanti.
© Riproduzione riservata