Daniele Sanzone, voce degli ’A67, ha sempre avuto l’ossessione di descrivere il suo quartiere. Per farlo nel suo romanzo poliziesco ha dovuto ragionare sul proprio rapporto con le forze dell’ordine
Un pugile che si è trovato per caso a fare il poliziotto, e uno scrittore, autore e cantante cresciuto a Scampia che si ritrova a fare il giallista, e a mettersi negli stessi panni di un poliziotto. Il pugile è Mirco Del Gaudio, protagonista di Madre dolore, appena uscito per Les Flâneurs edizioni. Lo scrittore è Daniele Sanzone, voce del gruppo rock napoletano ‘A67, dalla legge 167 del 1962 per l’edilizia popolare che permise la costruzione delle Vele di Scampia. Il loro primo album, nel 2005, è ‘A camorra song’io: negli anni, aumentano le collaborazioni con altri artisti, come Edoardo Bennato, 99 Posse, Caparezza, e anche scrittori, da Valeria Parrella a Roberto Saviano, a Carlo Lucarelli, Giancarlo De Cataldo e Maurizio De Giovanni.
Tra musica e letteratura, il percorso di Daniele Sanzone è sempre stato volto a raccontare Napoli, le voci napoletane e le strade di Scampia, come erano e come sono diventate adesso. Con Madre dolore, si è misurato per la prima volta con un giallo.
La polizia
«Per spiegare come nasce il romanzo devo subito chiarire che sono cresciuto per le strade di quella che era la piazza di spaccio più grande d’Europa, con un rapporto conflittuale con la polizia», ha raccontato Sanzone a Domani, «vedevo i boss che facevano segno alle volanti di andare via». I suoi genitori, un pittore e una casalinga, erano assegnatari di una casa popolare dopo il terremoto del 1980, ma si erano ritrovati, come tante altre famiglie, a dover occupare un alloggio, perché la casa non arrivava. Da una parte, l’ambiente domestico, con determinati valori che Sanzone non ritrovava poi fuori, per strada, dall’altra quello di cui era testimone ogni giorno, come le persone che dovevano chiedere al boss il permesso per entrare nella propria abitazione. L’incontro con due ex commissari di Scampia, Michele Spina e Bruno Mandato gli ha fatto invece ritrovare fiducia nelle forze dell’ordine. C’è anche una terza persona, un ex pugile proprio come il protagonista di Madre dolore, legato in qualche modo alla polizia, ed è la vera ispirazione dietro il romanzo, ma il suo nome rimarrà un segreto di Sanzone.
Non era scontato che l’autore, tra la sua carriera musicale e una laurea in filosofia, approdasse alla scrittura giallistica: «Non sono mai stato un esperto lettore di gialli», ha spiegato. «Ne leggo qualcuno, sì. Sono molto legato a Maurizio De Giovanni, Carlo Lucarelli, Giancarlo De Cataldo. Simenon, per me, è Maradona». Però gli aleggiava da un po’ in testa una storia che fosse legata in qualche modo all’esoterismo, al legame con i morti e insieme a questa figura di poliziotto, che si barcamena tra una vita famigliare al collasso e un caso di suicidio, è nata l’idea di Madre dolore. Un romanzo che si è molto divertito a scrivere.
Raccontare Scampia
Tra le pagine il commissario Del Gaudio svolge la sua indagine muovendosi per Scampia di cui viene nominata ogni via, ogni piazza. Sanzone ha detto che per lui ricostruire correttamente quei posti è quasi un’ossessione, tanto che in fondo al romanzo c’è una mappa dei luoghi. «È dove sono cresciuto, il racconto di questo posto è il racconto di casa. Il mio è un punto di vista privilegiato», ha aggiunto. Quello che più gli preme è restituire una narrazione che sia onesta e che corrisponda a quella che è la Scampia di oggi: ormai il quartiere si è fossilizzato nell’immaginario come la terra di Gomorra, uno stereotipo che ha sostituito quello di “pizza e mandolino”, e anche quando si vuole raccontare il buono si finisce per cadere «nella fascinazione del male, non si può raccontare il bene senza il male».
Per Sanzone, «gli estremi non sono mai la verità»: nel suo lavoro, il quartiere che prende vita è soprattutto un quartiere che «lascia emergere la sua sete di normalità». Negli ultimi 20 anni, Scampia è cambiata molto, «è più simile a una qualsiasi periferia come può essere Quarto Oggiaro»; ma anche porre l’accento solo sull’operato delle associazioni rischia di restituire un ritratto incompleto, perché comunque la camorra esiste ancora. E ci sono tanti altri quartieri che adesso vivono situazioni più difficili.
Il caso Caivano
Come non esistono al momento, a giudizio di Sanzone, delle narrazioni in grado di rispecchiare la quotidianità del quartiere, anche l’attenzione mediatica su altre aree, come è stato di recente per il Parco Verde di Caivano, difficilmente porterà a cambiamenti strutturali. «Ne ho viste tante, e il rischio è che situazioni come queste diventino una passerella» ha commentato Sanzone. «Fai qualche arresto e poi finisce tutto il giorno dopo. Posti come Caivano, o Ponticelli, invece richiedono un’attenzione particolare. Non è con le retate e con la repressione che si risolve il problema».
Quello che manca a questi territori non è semplicemente una presenza delle forze dell’ordine: devono essere studiati, e deve essere possibile «creare alternative». È infatti «dove lo stato abbandona che poi arriva l’esercito».
Impulsi creativi
In quartieri così, del resto, il fermento culturale c’è: «quando cresci in periferia hai bisogno di tutto e ti affidi all’immaginazione, cerchi la possibilità di intraprendere storie nuove», ha detto Sanzone. Lo stesso gruppo ‘A67 ha preso il via tra le strade di Scampia, e ancora adesso ci sono realtà che ricorrono all’arte, alla musica e al teatro per arricchire il contesto in cui si muovono: «dal quartiere escono cose belle».
Anche dall’esterno possono arrivare impulsi, Sanzone per esempio ha citato la Red Bull, che organizza un festival rap nella piazza più grande di Scampia: «Accolgo questa notizia con piacere, ma anche rabbia, se penso che l’auditorium è chiuso da anni». La mancanza di spazi per la socialità è un problema ancora sentito: «due ragazzi che fanno teatro mi si sono avvicinati dopo un concerto, avevano un sacco di idee, ma non sapevano dove realizzarle». La municipalità di Scampia fa quasi 100mila abitanti, con Chiaiano e Piscinola, e non ci sono cinema, o biblioteche. Quindi, «ben vengano le manifestazioni che hanno alle spalle un grosso marchio, come Red Bull, ma sarebbe opportuno ci fosse anche una volontà politica di fare delle cose».
Quanto ai suoi progetti futuri “più personali”, Sanzone sta già mettendo mano a una seconda avventura del commissario Mirco Del Gaudio. Insieme agli ‘A67, invece, sta lavorando a un nuovo disco, una sorta di lato B di Jastemma, vincitore nel 2022 della targa Tenco per il miglior album in dialetto dell’anno. Il progetto aveva unito musica e letteratura, con la partecipazione di scrittori come Viola Ardone, Nicola Lagioia, Giuseppe Catozzella. Questo nuovo album vedrà la collaborazione, tra gli altri, di Valeria Parrella, Maurizio De Giovanni, vecchie conoscenze e anche nuove penne.
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