Portare di nuovo la manifestazione in Italia, pochi anni dopo i Måneskin, sarebbe un bel colpo per la tv di stato: è un’impresa difficile, ma non impossibile. Sulla strada della vittoria ci sono altri favoriti, come Svizzera, Ucraina, Israele e Francia. E soprattutto c’è il rappresentante della Croazia: Baby Lasagna. Intanto scoppia il caso dei Paesi Bassi, squalificati dopo che il loro rappresentante è stato messo sotto indagine dalla polizia svedese, con l’accusa di «intimidazioni» da un membro femminile del team di produzione. Ecco tutto quello che c’è da sapere in vista della finale
Angelina Mango potrebbe davvero vincere l’Eurovision? E soprattutto: chi ci spera di più? I suoi discografici o la Rai? Perché in effetti il festival che quest’anno si tiene a Malmö, in Svezia, il prossimo anno trasferirà il suo ricco baraccone nella patria del cantante che sarà incoronato durante la finale di sabato 11 maggio (diretta su Raiuno dalle 21, con anteprima già dalle 20.35, in streaming su RaiPlay. Anche Domani seguirà l’evento con un live blog).
Ed è facile immaginare che sarebbe un bel colpo per la nostra tv di stato, in crisi per l’esodo di alcuni dei suoi volti di punta, per le censure, per gli scioperi e per l’improbabilità di assicurarsi davvero lo stesso successo che Amadeus garantiva a Sanremo, prima di trasferirsi sul Nove.
Immaginare un ponte diretto, che dall’Ariston porta fino all’Eurovision, sarebbe una boccata di ossigeno in una realtà che di aria ultimamente ne ha respirata ben poca. Ma c’è una possibilità che questo accada?
Intanto scoppia il caso dei Paesi Bassi, squalificati dopo che il loro rappresentante è stato messo sotto indagine dalla polizia svedese, con l’accusa di «intimidazioni» da un membro femminile del team di produzione.
I favoriti
In realtà i veri favoriti sono altri: Croazia, Svizzera e Ucraina innanzitutto. Persino Israele, nonostante le polemiche. Ma l’Italia è subito dietro, insieme alla Francia, e può fare i conti con un traino che potrebbe essere stato sottovalutato anche dai bookmaker. Le due esibizioni di Sanremo – quella della Noia, appunto, ma anche quella della Rondine – hanno fatto il pieno di visualizzazioni nei mesi scorsi su YouTube.
E soprattutto sono state riprese da decine di video-reazioni che hanno iniziato a circolare, con persone da tutto il mondo che si sono filmate al primo ascolto di Angelina Mango, sperticandosi in lodi e occhi lucidi.
Chi vince
Il problema è che decriptare l’Eurovision e capire come andrà a finire non è semplice e anche da questo nasce il suo successo globale, che negli ultimi anni ha contagiato anche il pubblico italiano, così geloso però a salvaguardare il primato del proprio festival nazionale.
Non sempre a vincere è il migliore, talvolta conta la personalità del cantante. Persino i freak (come quest’anno la cantante irlandese Bambie Thug e il suo immaginario dark) hanno qualche possibilità di emergere. Il caso emblematico è quello dei Lordi, un gruppo heavy metal finlandese che sembrava uscito da un film horror e che ha trionfato nel 2006.
Su Netflix si trova ancora un film del 2020, con Will Ferrell e Rachel McAdams, che immagina la storia dei Fire Saga, un improbabile duo islandese che arriva in finale all’Eurovision. La realtà non è poi tanto diversa.
Baby Lasagna
Così la nazione davvero favorita quest’anno è la Croazia di Baby Lasagna (!), al secolo Marko Purišić, e la sua canzone: Rim Tim Tagi Dim. All’inizio si rimane spiazzati per l’originalità, in un mix apparentemente catatonico fra pop, techno, trap, punk, metal e industrial. Poi però già al secondo ascolto ci si ritrova a canticchiarla. Su Spotify ha finora raccolto quasi 6 milioni di streaming ed è in notevole crescita (è vero che La Noia arriva a 60 milioni, ma partendo da un traino di pubblico maggiore).
L’effetto si è visto martedì sera, durante la prima semifinale, quando l’arena a Malmö è esplosa per l’entusiasmo. Dietro alla canzone c’è poi una storia che può raccogliere l’interesse di tanti ragazzi, soprattutto delle nazioni con meno ricchezza.
Purišić ha raccontato di averla scritta nella sua cameretta da letto, dopo aver rifiutato un lavoro su una nave da crociera. Dietro all’apparenza ironica, la canzone racconta il senso di precarietà dei giovani costretti a lasciare la Croazia, in cerca di fortuna: «Sono pronto per partire, ciao mamma ciao, sono un ragazzo grande adesso (…). Mi mancherete tutti, ma soprattutto mi mancherà il gatto. Mi mancherà il mio fieno, mi mancherà il mio letto. Ma soprattutto mi mancherà ballare».
Il caso Paesi Bassi
Baby Lasagna incarna insomma la perfetta modernità dell’Eurovision, che funziona innanzitutto per il mix di culture che si ritrovano a confrontarsi sullo stesso palco, portando messaggi che poi assumono spesso una rilettura internazionale.
Il cortocircuito nasce semmai quando tutto questo collide con l’attualità geopolitica, come è successo quest’anno per Israele, con la cantante Eden Golan che durante la semifinale giovedì è stata contestata e sommersa dai fischi, per una guerra di cui non ha colpe. Ma gli organizzatori fanno di tutto per evitare che siano le polemiche a prevalere. Pensandoci bene, anche questa è una differenza con Sanremo.
Eppure talvolta ci sono questioni extra-musicali hanno il sopravvento, come succede per il giallo dei Paesi Bassi. Il loro cantante, Joost Klein, era uno dei favoriti, ma è stato squalificato sabato mattina, per motivi ancora non chiari. A quanto si apprende, la polizia svedese lo avrebbe posto sotto indagine «per intimidazioni».
«La polizia svedese ha indagato su una denuncia presentata da un membro femminile del team di produzione dopo un incidente avvenuto in seguito alla sua esibizione nella semifinale di giovedì sera», si legge in una nota degli organizzatori. «Mentre il processo legale fa il suo corso, non sarebbe appropriato per lui continuare a partecipare al concorso».
La musica
Tornando alla musica, non esiste una formula perfetta per sintetizzare la media dei gusti europei, anche se in passato qualcuno ha provato a codificarla nel cosiddetto Schlager, l’equivalente mitteleuropeo del genere sanremese.
Guardando però nell’insieme delle proposte, sembrano prevalere i pezzi ritmati, talvolta un po’ posticci e talvolta più orecchiabili. Sono il punto di partenza perfetto per coreografie spettacolari, che sono il vero punto di forza dell’Eurovision.
Lo spettacolo è diventato così popolare grazie anche a questo: a invenzioni scenografiche che sembrano perfette per i social. Talvolta anche nei loro risvolti comici, come accade ad esempio per la Finlandia e i Windows95man (!). Uno di loro si muove sul palco completamente nudo, mentre alcuni oggetti che si frappongono nelle inquadrature, apparentemente in maniera casuale, evitano che il mondo ne veda le pudenda.
La regia
Un’altra caratteristica è proprio il modo estremamente moderno di fare televisione, con una regia che è perfettamente sincronizzata con la musica, le coreografie, le luci e gli effetti speciali. Il trucco è il Cue Pilot, un software sviluppato qualche anno fa appositamente per l’Eurovision.
In sostanza, permette di programmare in anticipo – e con estrema precisione – gli stacchi fra le varie videocamere, sapendo già quali saranno i movimenti e le inquadrature. Significa però che dietro alle quinte c’è un lavoro impressionante di programmazione, in cui tutto quanto è calcolato al millesimo, provato e riprovato, per non sbagliare.
Un SanremoVision?
Soprattutto fra i discografici, c’è chi crede che questa dovrebbe essere la via da seguire anche per Sanremo, che dovrebbe quanto meno lasciare l’Ariston e preferire i grossi spazi di un’arena. Finora però la tradizione ha sempre vinto su tutto.
Paradossalmente, per il pubblico italiano anche la modernità dell’Eurovision deve essere filtrata da alcune presenze più rassicuranti, come lo sono i conduttori sulla Rai, Gabriele Corsi e Mara Maionchi, che talvolta sembrano vivere l’Eurovision come se fosse Giochi senza frontiere. Solo uno strano destino ha voluto che Maionchi arrivasse in un momento di crisi di popolarità, dopo uno scontro con Tiziano Ferro, nato qualche settimana fa dopo la usa partecipazione a Belve.
Sul palco dell’Eurovision invece anche la conduzione è compassata. Non ci sono comici dalle gag improbabili e i pochi ospiti sono sempre musicisti. A Malmö non c’è spazio per John Travolta e le sue scarpe.
Angelina Mango
Ma, dunque, Angelina Mango può davvero vincere? È improbabile, ma non impossibile, soprattutto se si giudica la reazione entusiasta del pubblico dell’arena durante l’esibizione della semifinale, giovedì sera.
L’Eurovision ha un meccanismo apparentemente complicato per costruire la sua classifica, ideato per favorire i colpi di scena e l’incertezza fino alla fine. Ogni stato ha una giuria professionale, composta da cinque elementi, che costruiscono una propria classifica e assegnano 10 e 12 punti alle loro canzoni preferite (talvolta con criteri di simpatia che superano l’aspetto musicale). Ovviamente, ogni nazione non può votare per sé stessa.
Lo stesso limite c’è anche per l’altra parte della classifica, quella della giuria popolare: dall’Italia non si potrà votare per Mango, ma solo per gli altri. La combinazione al 50 per cento fra i due metodi di voto dà il risultato finale. In teoria non si dovrebbe sapere fino all’ultimo le percentuali dei voti, anche se la Rai ha fatto l’errore, giovedì sera, di mostrare i voti parziali dall’Italia per la semifinale, con Israele che era nettamente primo.
Dardust
L’Italia è tornata a partecipare all’Eurovision nel 2011, dopo una pausa che durava dal 1998. Da allora è salita quattro volte sul podio (con la vittoria dei Måneskin, il secondo posto di Mahmood e Raphael Gualazzi, il terzo de Il Volo). Un anno fa Marco Mengoni è arrivato quarto con Due vite.
Quest’anno un vincitore italiano comunque già c’è. Dardust è il primo produttore che firma due canzoni gara in finale all’Eurovision: oltre a quella di Mango, ha contribuito a quella del Lussemburgo, che torna in gara dopo 31 anni.
La scaletta
Questo è l’ordine di esibizione dei cantanti per la finale dell’Eurovision, sabato 11 maggio:
- Svezia – Marcus & Martinus, Unforgettable
- Ucraina – Al'ona Al'ona & Jerry Heil, Teresa & Maria
- Germania – Isaak, Always on the Run
- Lussemburgo – Tali, Fighter
Paesi Bassi – Joost Klein, Europapa(squalificati)- Israele – Eden Golan, Hurricane
- Lituania – Silvester Belt, Luktelk
- Spagna – Nebulossa, Zorra
- Estonia – 5miinust & Puuluup, (Nendest) narkootikumidest ei tea me (küll) midagi
- Irlanda – Bambie Thug, Doomsday Blue
- Lettonia – Dons, Hollow
- Grecia – Marina Satti, Zari
- Regno Unito – Olly Alexander, Dizzy
- Norvegia – Gåte, Ulveham
- Italia – Angelina Mango, La noia
- Serbia – Teya Dora, Ramonda
- Finlandia – Windows95man feat. Henri Piispanen, No Rules!
- Portogallo – Iolanda, Grito
- Armenia – Ladaniva, Jako
- Cipro – Silia Kapsis, Liar
- Svizzera – Nemo, The Code
- Slovenia – Raiven, Veronika
- Croazia – Baby Lasagna, Rim Tim Tagi Dim
- Georgia – Nutsa Buzaladze, Firefighter
- Francia – Slimane, Mon amour
- Austria – Kaleen, We Will Rave
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