Dal caso del monologo di Antonio Scurati alle parole di Serena Bortone, dall’agitazione indetta dal sindacato Usigrai e boicottata dall’associazione Unirai fino al rinnovo del cda
Dopo lo sciopero di qualche giorno fa, oggi è un’altra giornata bollente per i vertici Rai, che in serata saranno auditi in commissione parlamentare di Vigilanza. Si tratta di un appuntamento pianificato, arrivato a valle di tanti episodi complicati, compreso l’addio di Amadeus al servizio pubblico. Nessuna convocazione straordinaria, dunque, anche se all’ordine del giorno ci saranno sicuramente i casi che hanno portato l’azienda all’onore delle cronache negli ultimi mesi.
L’ultima agitazione si è consumata solo lunedì scorso, quando lo sciopero indetto dal sindacato unico Usigrai è stato boicottato dall’associazione dei giornalisti di destra Unirai e i direttori di Tg1, Tg2 e Rainews sono riusciti a mandare in onda le edizioni dell’ora di pranzo, quasi complete.
Nelle redazioni dei notiziari della prima e della seconda rete a scioperare sono stati meno della metà dei giornalisti, mentre l’adesione complessiva per Usigrai si attesta intorno all’80 per cento.
Il caso Edi Rama
Ultimo in ordine di tempo c’è il caso Corsini-Rama. Sul destino del direttore degli Approfondimenti Paolo Corsini si attende la decisione dell’ad Roberto Sergio. Corsini avrebbe risposto senza fare un plissé a Edi Rama: il premier albanese lo aveva cercato per lamentarsi di un servizio di Report, in cui si diceva che Rama si sarebbe negato per un’intervista con il programma di Sigfrido Ranucci.
Secondo il primo ministro è una bugia, di cui ha voluto parlare direttamente con un dirigente del servizio pubblico di un paese amico come l’Italia. Corsini nonostante tutto dovrebbe rimanere al suo posto, visto che in caso di conseguenze non soltanto la linea di comando Rai ammetterebbe implicitamente gli errori commessi con Scurati e con Rama, ma anche perché il posto del direttore fa gola alla Lega, che vorrebbe vederci Angela Mariella, ex direttrice di Isoradio oggi a capo delle Relazioni esterne.
La censura a Scurati
In vista del 25 aprile, Serena Bortone aveva invitato al suo programma “Chesarà” lo scrittore Antonio Scurati, che avrebbe dovuto leggere un monologo, salvo poi andare incontro alla censura di viale Mazzini sull’ospitata.
I vertici avevano addotto come causa dell’annullamento del contratto già sottoscritto ragioni economiche: secondo la Rai, Scurati non avrebbe accettato di venire gratuitamente come gli era stato proposto.
Dopo la diffusione della notizia, si sono alzate molte voci circa una possibile censura del contenuto del testo, che parlava di antifascismo. La premier Giorgia Meloni ha respinto le accuse, pubblicando il testo integrale sui suoi social, ma la polemica non si è placata.
Il procedimento contro Serena Bortone
La Rai ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti di Serena Bortone dopo la vicenda Scurati. La conduttrice aveva denunciato che l’azienda aveva censurato l’intervento dello scrittore nella trasmissione Chesarà. «I provvedimenti annunciati sulla vicenda Scurati sono dunque arrivati ma alla persona sbagliata. Il procedimento disciplinare aperto contro Serena Bortone è inaccettabile. Anche basta», ha detto il segretario Usigrai Christian Macheda.
Durante la commissione di Vigilanza Rai di mercoledì 8 maggio, l’ad Rai Roberto Sergio ha specificato che si tratta di una «contestazione, una richiesta di chiarimenti. Poi si potrà decidere se sarà necessario prendere iniziativa» nei confronti della conduttrice, che avrebbe però prodotto con il suo post pubblicato sui social dopo il rifiuto dei vertici di ospitare Scurati un «danno reputazionale» per l’azienda.
A Bortone è arrivata la solidarietà della presidente della Rai, Marinella Soldi.
Il ricorso contro il cda
Rimane anche sul tavolo la questione del ricorso dell’ex presidente Rai Roberto Zaccaria e altri candidati al cda contro le modalità di selezione dei consiglieri d’amministrazione. Il rischio è che il tribunale amministrativo possa decidere per una sospensiva o addirittura intervenire nel merito e contestare la legge Renzi che affida la nomina dei vertici aziendali al governo.
Qualora il Tar dovesse restituire il diritto di scelta al parlamento, la nomina di Giampaolo Rossi – il direttore generale che ambisce a prendere su indicazione di Meloni il posto dell’amministratore delegato uscente – dovrebbe farsi più complicata.
Uomini che parlano di aborto
C’è poi il caso Vespa, sollevato anche in consiglio d’amministrazione dai consiglieri di area dem e M5s, Francesca Bria e Alessandro di Majo. A Porta a porta si era finiti a discutere di aborto con un parterre di soli uomini. La nota con cui l’azienda si era giustificata metteva una toppa peggiore del buco, specificando che erano state invitate tre parlamentari dem che non erano disponibili e che per il resto della puntata si era parlato di altri temi.
Quasi che il punto di vista di ospiti donna, per temi che non riguardano specificamente il genere femminile, non fosse rilevante. Un episodio che aveva fatto il paio con le parole della vicedirettrice del Tg1 Incoronata Boccia, che aveva spiegato che l’aborto è un delitto. Una posizione che le aveva fatto guadagnare la tessera ad honorem del partito di estrema destra Forza Nuova.
Il rinnovo del cda
Sullo sfondo, rimane aperta la corsa al rinnovo del consiglio d’amministrazione. Le procedure dovrebbero partire dopo le europee, in modo da avere il consiglio completo entro fine mese. A inizio luglio, infatti, si presentano i palinsesti autunnali.
La procedura è piuttosto articolata: quattro consiglieri vengono eletti dal parlamento, due (tra cui l’amministratore delegato) vengono indicati dal ministero dell’Economia e uno viene eletto dai dipendenti. Per quest’ultimo incarico si ricandida l’uscente Davide Di Pietro, che ha buone possibilità. Si parla però anche di Alessandra Clementini, consigliera comunale in quota dem e in buoni rapporti con la Cgil.
Sembrano ormai sicuri i nomi di Alessandro di Majo (area M5s) e Simona Agnes, area Forza Italia. Agnes dovrebbe essere eletta presidente, almeno questo prevedono gli accordi con Fratelli d’Italia, agevolati anche da quello che tutti si aspettano essere un buon risultato degli azzurri alle europee. In casa Lega sta andando in scena un derby tra Antonio Marano, che in Rai è stato già quasi tutto ed è molto spinto dal responsabile editoria Alessandro Morelli e Alessandro Casarin, direttore della Tgr prossimo alla pensione in ottimi rapporti con il consigliere uscente del Carroccio Igor De Biasio.
Candidata anche Federica Zanella. Anche Fratelli d’Italia non ha ancora trovato il suo nome definitivo. Le candidate più accreditate sembrano Valeria Falcone e Federica Frangi, espressione ciascuna di giri diversi interni ai meloniani, oltre a Stella Mele. Incognita Pd: c’è chi parla della volontà di portare l’Aventino anche in Rai, rinunciando a indicare un consigliere d’area.
Una scelta drastica, che rischia di avere conseguenze anche sulle caselle che tradizionalmente sono appannaggio del Pd, ma nel clima attuale vengono messe in discussione per esempio dal Movimento 5 stelle.
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