Ci sono libri che decostruendo stereotipi e proponendo modelli positivi potrebbero cambiare intere generazioni. È il caso di Diventa un uomo vero, scritto dall’attore e regista Justin Baldoni e uscito in libreria in Italia il 6 settembre (Edizioni Sonda). In poco meno di 250 pagine l’autore decide di aprirsi, raccontando lacune, limiti, paure, storie di infanzia e adolescenza, ma anche rinascite e nuove consapevolezze.

È un libro scritto da un uomo per altri uomini, o meglio, futuri uomini (la lettura è consigliata a chi ha dagli undici anni in su, o prima con la supervisione di un adulto). È un libro-percorso, una guida che mira a smontare i modelli di mascolinità tossica, liberando il giovane lettore dalle rappresentazioni stereotipate del maschio alfa inscalfibile. Per Baldoni non è un tema nuovo. Nel 2021 aveva pubblicato Man enough: undefining my masculinity (Abbastanza uomo: ridefinendo la mia mascolinità), basato su un suo Ted talk uscito sette anni fa che è diventato anche un podcast (Man enough). Lo scorso mese poi nelle sale italiane è uscito It ends with us – Siamo noi a dire basta, un film prodotto e interpretato dallo stesso Baldoni con Blake Lively che affronta il tema della violenza domestica.

Tutto parte da una consapevolezza: le vecchie generazioni sono cresciute imparando a farsi vedere forti, senza vulnerabilità e talvolta senza basi consapevoli per instaurare una relazione – di amore o amicizia che fosse – sana e rispettosa. Baldoni racconta di aver incarnato inconsapevolmente negli anni passati il personaggio dell’uomo forte, del cavaliere delle favole che deve salvare la principessa impaurita, per poi però rendersi conto crescendo che erano ruoli sbagliati.

L’autore spiega il suo obiettivo fin dalle prime pagine: «Ridefinire la mascolinità», cioè «mettere in discussione le regole che ci dicono come dovrebbero comportarsi i maschi». E guida il lettore – anche attraverso esercizi pratici – in un percorso che parte dal coraggio (che non è necessario sempre avere), tocca temi come il consenso, il rapporto con il proprio corpo e la scoperta della sessualità, per arrivare a parlare anche del porno, del ruolo di internet e dei rischi collegati ai social. La sua è una storia in cui chiunque si può rivedere perché parla di tappe comuni, che tutti prima o poi devono affrontare. Dalla pubertà e il confronto fisico con gli altri alla paura di non essere abbastanza simpatico o abbastanza carino.

I (nuovi) lettori

Un po’ come It ends with us l’aspetto innovativo è da ricercare nei destinatari del prodotto culturale. Non adulti (sebbene sia consigliato anche di leggerlo insieme ai genitori), ma giovani, ragazzi, preadolescenti e adolescenti. Chi sta frequentando le scuole secondarie e si approccia per la prima volta a mondi che non conosce, a situazioni che non sa affrontare, che si relaziona con un corpo che a volte non sa come gestire e che scopre sentimenti e pensieri nuovi. L’obiettivo è quello di crescere nuove generazioni di ragazzi consapevoli, che conoscano e rispettino sé stessi, gli altri (e soprattutto le altre).

Nella vita di ogni persona esistono quelli che l’autore chiama «gli influencer», cioè persone che hanno il potere di condizionare il modo di parlare e agire dei ragazzi, a volte inconsapevolmente. Il gruppo «di influencer più forte e più difficile da ignorare» è la famiglia. Bisogna però tenere in considerazione, dice Baldoni, che i genitori nella maggior parte dei casi hanno avuto un’educazione diversa da quella che avrebbero nel 2024.

«Quando [mio papà ndr] era piccolo, i maschi venivano educati (più di oggi) a essere forti e indipendenti, a capire tutto da soli», scrive. Non hanno mai letto libri come Diventa un uomo vero e avevano standard di riferimento più stereotipati, è possibile quindi «che gli uomini più grandi (padri, fratelli, zii o cugini) non abbiano mai parlato di queste idee. Hanno vissuto seguendo le regole, senza rendersene conto».

Alla famiglia si aggiungono poi gli amici, le persone che fanno i bulli e i media, tutti agenti che hanno la potenzialità di incidere su opinioni, decisioni e sensazioni. Il libro cerca di aiutare i ragazzi a destreggiarsi tra i vari influencer e a saperne riconoscere l’importanza, il valore, ma anche gli aspetti critici e le vulnerabilità.

Il tono giusto

Porsi come obiettivo quello di scrivere una guida per adolescenti non è facile. Oltre alla scelta degli argomenti anche il tono è rilevante. Tra una battuta e una rivelazione intima Baldoni parla di mansplaining, gaslighting, bodyshaming, privilegio, suicidio, femminismo, identità di genere. Temi di cui non è sempre semplice parlare in modo corretto, che possono incidere sulla sensibilità di alcuni lettori. Ma lo fa con il tono giusto, consapevole, maturo e rassicurante, serio in alcuni casi, leggero e scherzoso in altri.

Il libro sembra quasi il suo diario, un luogo in cui scrivere ricordi di infanzia, episodi di cui si vergogna – come quando ha bullizzato alcuni ragazzi a scuola – e altri di cui va fiero – come quando è riuscito a mostrarsi vulnerabile davanti ai suoi amici –. Un percorso che mira a diventare un riferimento per i giovani, ma è anche un po’ un resoconto introspettivo, il racconto della sua crescita come uomo.

È un percorso continuo

Non basta certo un libro per liberarsi da secoli di stereotipi e riuscire a instaurare relazioni sane, sicuramente rappresenta però un ottimo punto di partenza educativo per i ragazzi e, perché no, anche per i genitori. Come scrive l’autore, quello per diventare «un uomo vero» (e non un «vero uomo») è un percorso lungo, su cui «dovremo lavorare per tutta la vita».

Per liberarsi «delle regole, dei presupposti e delle barriere» che rappresentano un’armatura ci vuole tempo perché «quando le cose diventano difficili, l’armatura ricresce. Di solito ce la rimettiamo quando ci sentiamo insicuri e speriamo che nessuno se ne accorga. Ci diciamo che stiamo meglio, poi passano i giorni e i mesi e abbiamo ancora l’armatura addosso. A volte è intera, altre abbiamo solo l’elmo o la corazza».

È un cammino graduale che però è necessario compiere per cambiare la società, contrastare la violenza di genere, crescere generazioni che accolgano le differenze e che sappiano farsi vedere vulnerabili. Bisogna «arrendersi. Alzare bandiera bianca. Non perché abbiamo perso. Non perché la vita o il mondo ci abbiano sconfitti. Ma perché è arrivato il momento di smettere di giocare seguendo un insieme di regole che non fanno vincere nessuno. Dobbiamo accettare chi siamo e chi siamo sempre stati: esseri umani. Con emozioni. Pensieri. Liberi di amare chi vogliamo. Liberi di amare noi stessi».

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