Una chiacchierata con il nuovo curatore Leonardo G. Luccone per capire le novità e la costruzione dell’edizione di questo autunno del festival, che si terrà dal 2 al 6 ottobre
Questo articolo è tratto dal nostro mensile Finzioni, disponibile sulla app di Domani e in edicola
Dal 2 al 6 ottobre Carpi, Campogalliano, Novi di Modena e Soliera ospitano la diciannovesima edizione della Festa del Racconto. Quest’edizione è particolarmente ricca di eventi e di ospiti italiani e internazionali. Ho incontrato il nuovo curatore, Leonardo G. Luccone, e abbiamo parlato di come ha costruito il programma.
Tu sei romano, chi te l’ha fatto fare di andare in Emilia a occuparti di un festival letterario?
A Carpi ci sono capitato per caso, nel piccolo e disperato tour post Covid per presentare il mio ultimo romanzo. Giuliano, il libraio di La fenice, aveva risposto con entusiasmo a quelle mail che si mandano in giro sperando che qualcuno ti dia retta e allora ho detto: andiamo a Carpi. Lì ho saputo della Festa del Racconto e così, mesi dopo, sono andato a vedere l’edizione 2023. C’era tanta gente felice in giro, gli eventi erano pieni. Mi sono detto che, visto che con Testo un po’ di esperienza l’avevo fatta, si poteva tentare. A sorpresa sono stato selezionato, ed eccomi qui.
Come hai impostato il festival?
Volevo ragionare sulle forme di narrazione ed evitare il più possibile le presentazioni verticali dei libri. Abbiamo di tutto: dalla flash fiction ai romanzi lunghissimi, dai podcast alla stand-up, dal concerto disegnato al dialogo critico, dalla passeggiata letteraria al reading party in piazza. Abbiamo cercato di creare accoppiamenti inediti e compagini strambe. In molti casi gli scrittori chiamati a presentare hanno avvertito la sfida (Francesco Pacifico con Régis Jauffret, Andrea Tarabbia con Antoine Volodine, Guia Soncini nel raccontare Edmondo Berselli, Daniele Rielli con Luca Ravenna, Simona Vinci con Chiara Valerio, Maurizio Maggiani con il suo diario di ricordi).
Il fulcro della Festa, però, per me è il pubblico dei lettori. Sono loro il nostro compasso e il nostro centro: si divertiranno un mondo con i bookclub (ben sette autori si confronteranno con i circoli di lettura), voteranno i loro poeti o scrittori di racconti preferiti nel poetry slam e nel concorso 8x8.
E c’è un palcoscenico anche per chi scrive e non ha ancora trovato un editore (con lo Scouting Night Live), c’è spazio per i ragazzi delle superiori grazie al concorso Narrofficina ispirato a Ogni prigione è un’isola di Daria Bignardi, che farà da madrina. C’è la rassegna stampa culturale, ci sono i consigli di lettura a colazione con Loredana Lipperini e Simona Vinci. Ci sono poi una serie di workshop originali (dal linguaggio ampio ai manifesti cinematografici agli audiolibri), un laboratorio di tipografia e un ricco programma dedicato ai ragazzi.
Perché così tanto spazio ai circoli di lettura?
Perché sono l’espressione più vitale di questo strano vizio che è diventato leggere. Un gruppo di persone che lontane dai cellulari si riuniscono periodicamente per discutere del libro che stanno leggendo mi sembra una delle forme più alte di civiltà che abbiamo. La lettura collettiva e il confronto sono essenziali.
La rete delle biblioteche emiliane è ottima, così come le librerie di zona; abbiamo acceso una fiammella nella speranza che le connessioni si facciano sempre più forti.
Quali sono gli eventi imperdibili?
Ovviamente tutti gli eventi sono belli per il curatore. Potrei delinearti il programma della Festa del Racconto che non sono riuscito a fare. Anche per una manifestazione come questa vale il principio dell’iceberg: quanti più sono i no che ricevi, quante più strade hai tentato, tanto più solido è il programma. Ora però giro a te la domanda. Quali sono gli eventi che non ti perderai?
Direi il tributo a Berselli che faccio io con Guia Soncini, il tributo a Tondelli con il film di Andrea Adriatico e le testimonianze di Claudia Durastanti e Alcide Pierantozzi. Luca Ravenna e Daniele Rielli sono una coppia inedita, l’omaggio ai cento anni della radio con Marino Sinibaldi e Sara Sanzi, e forse il più bello di tutti è Siti, Franchini e Giunta tutti insieme in un colpo solo.
È vero che gli eventi sono gratuiti?
Sì, sono gratuiti. Si entra liberamente fino all’esaurimento dei posti. Solo in pochi casi è necessario prenotarsi.
Non c’erano mai stati così tanti autori stranieri alla Festa del Racconto. Come li hai scelti?
Direi che il criterio più importante è la qualità letteraria. Eshkol Nevo non potevamo perderlo perché il suo ultimo libro, Legami, è una raccolta di racconti di grande vendita ed è pure la prima uscita del nuovo marchio editoriale nella sfera Feltrinelli, Gramma; Jauffret e Volodine sono due funamboli della scrittura e rappresentano pure una porta spalancata sul futuro della narrativa; allo stesso modo A.M. Homes è una delle maggiori scrittrici americane viventi, nota per i suoi racconti spiazzanti, e qui con il suo ultimo romanzo, Il complotto, ci aiuterà a capire come funziona l’America, specie quando è sotto elezioni.
Voglio pure ricordare Pablo Maurette, uno scrittore argentino di grande estro e intelligenza, che rifletterà con Ena Marchi sul genio di Simenon, e poi tutti gli scrittori e scrittrici che abbiamo avuto nel prefestival online, attraverso le dense dirette Facebook sul canale della Festa del Racconto: Martin Pollack, e la sua pervasività della memoria; Lawrence Osborne, il grande erede di Fermor; Mariana Enriquez, con le sue atmosfere weird; Guadalupe Nettel, con i suoi personaggi scolpiti; Ben Pastor, con la sua celebrazione letteraria della Storia; tutti loro ci hanno offerto riflessioni molto preziose e sentite.
Non posso non osservare che c’è tanta editoria nel programma.
Intendi dire che si intravede un ragionamento editoriale al di là dei singoli eventi e autori?
Sì.
Beh, lo considero un complimento. Credo che abbiamo rappresentato la parte che reputo più coraggiosa e propositiva del sistema editoriale. La difficoltà per me sta nel confronto con i grandi spazi che offre la Festa. Per esempio la nostra arena più capiente è il tendone di piazza Re Astolfo, che ospita quasi mille spettatori. Sono pochissimi gli autori in grado di radunare senza problemi tutta quella gente.
È qui che nasce la sfida, armonizzare proposte letterarie con eventi di carattere più popolare. Il programma è una lunga serie di proposte, se vuoi, di coraggiosi inviti allo sconfinamento. Per fortuna ci sono le biblioteche e le librerie che ci danno una grossa mano in quest’opera di avvicinamento.
Non è che con tutta questa letteratura la gente scappa?
Ma no! Dove scappa? Scappa a un altro evento, visto che in alcuni casi ci sono delle contemporaneità. Ce n’è per tutti: abbiamo anche la musica: il reading musicale di Dente, il reading-concerto di Enrico Brizzi con i Perfect Cousins (il ritorno di Jack Frusciante), e la folle accoppiata del polistrumentista one-man-band Johnny Mox con il disegnatore Enrico Pinto, che illustrerà la musica a sua volta influenzata dai disegni in diretta.
Kafka cosa c’entra?
Kafka c’entra sempre. Sono cento anni che è morto e siamo ancora a chiederci cosa ci sta dicendo e cosa ci dirà per i prossimi cento anni. Alla Festa del Racconto Kafka è ovunque: sui social ogni giorno con i Kafka quotidiani; nelle microletture che faremo nelle librerie e nei due eventi dedicati: Luca Crescenzi e Tommaso Ragno racconteranno il lato meno conosciuto dello scrittore praghese: i diari, le lettere, i frammenti; Mauro Covacich invece farà una lettura teatrale musicata basata sul suo recente libro chiamato emblematicamente Kafka.
Vedo che siete molto attivi sui social, tutta questa effervescenza serve a qualcosa?
Direi di sì, i social ormai hanno la funzione di un bollettino di notizie. Tutto si mischia ed è molto confuso, la fruizione si fa a piccoli morsi perché si salta da un profilo all’altro, sperando di non diventare vittime dell’algoritmo. D’altronde i più giovani si informano così. Non so quanti ragazzi sotto i trent’anni leggeranno quest’intervista. Rilanciare la stampa tradizionale sui social permette un avvicinamento. Bisogna costruire comunità, ci stiamo provando pure sui social. Comunità vuol dire fedeltà, condivisione, attesa, ma questo è un altro discorso ancora.
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