Il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha pubblicato un parere con cui respinge le nuove Linee guida emanate dal ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara perché, invece di attuare la legge 92 del 2019, che prevedeva la definizione a livello nazionale dei traguardi di sviluppo delle competenze, degli obiettivi specifici di apprendimento e dei risultati attesi, ha modificato i nuclei concettuali, introducendone nuovi, non inseriti nella legge
L’educazione civica è diventata un altro fronte della guerra ideologica condotta dalla destra al governo per l’egemonia culturale. Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (Cspi) ha pubblicato un parere con cui respinge le nuove Linee guida emanate dal ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, perché, invece di attuare la legge 92 del 2019, che prevedeva la definizione a livello nazionale dei traguardi di sviluppo delle competenze, degli obiettivi specifici di apprendimento e dei risultati attesi, ha modificato i nuclei concettuali, introducendone nuovi, non inseriti nella legge.
Il Cspi sullo schema di decreto ministeriale sulle nuove Linee guida per l’Educazione civica, perché richiama il ministro a rispettare i dettami della Costituzione e delle leggi.
Il parere
Nel suo parere del 28 agosto, il Cspi dapprima ricorda, per chi ancora non lo sapesse, che la legge n. 92 del 2019 ha reso, a partire dal 2020/21, l’insegnamento dell’Educazione civica “trasversale”. Per favorire la corretta attuazione di tale innovazione normativa, con il decreto ministeriale (dm) n. 35 del 2020 sono state adottate delle Linee guida.
Infine, ai sensi del decreto stesso, sono stati individuati i tre nuclei concettuali, definiti i pilastri della legge 92: 1. Costituzione, diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà; 2. sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio; 3. cittadinanza digitale. Secondo il dm 35/2020, sulla base delle attività delle istituzioni scolastiche e degli esiti di un apposito monitoraggio, entro il 2022/23, le Linee guida avrebbero dovuto essere integrate con la definizione a livello nazionale dei traguardi di sviluppo delle competenze, degli obiettivi specifici di apprendimento e dei risultati attesi.
Nel 2022 il ministero ha eseguito una rilevazione delle modalità adottate dalle istituzioni scolastiche per l’insegnamento dell’Educazione civica. E qui iniziano i problemi, perché «non sono noti gli esiti di tale rilevazione né eventuali documenti conclusivi dell’attività svolta dal Gruppo di esperti e dal Comitato tecnico-scientifico», rileva il Cspi.
Le scuole hanno proseguito il loro lavoro nell’anno 2023/24, ma con il decreto esaminato dal Consiglio Superiore sono adottate nuove Linee guida per l’Educazione civica, che sostituiscono, a partire dall’a.s. 2024/25, quelle del dm 35/2020.
Il Cspi evidenzia che il testo delle Linee guida 2020, «ormai assunto dalle scuole e oggetto di approfondita attività di formazione, non richiedeva particolari revisioni, eccetto le necessarie sistemazioni in riferimento a specifiche novità normative intervenute» e «la prevista definizione a livello nazionale di traguardi di competenze e obiettivi di apprendimento».
Inoltre, secondo il Cspi non risulta necessaria la rivisitazione terminologica dei nuclei concettuali, che invece è stata attuata, trattando tematiche non contemplate dalla legge 92/2019, quali lo sviluppo economico, la valorizzazione del lavoro e dell’iniziativa economica privata, la diffusione della cultura di impresa, la valorizzazione e la tutela del patrimonio privato.
Per il Cspi, risulta più funzionale mantenere anche la definizione del primo nucleo concettuale fornita dalle Linee guida 2020 (Costituzione, diritto, legalità e solidarietà), con il riferimento esplicito in particolare ai concetti di legalità e soprattutto di solidarietà, inscindibilmente collegati e da collegare alla carta costituzionale.
Nel paragrafo “Principi a fondamento dell’Educazione civica”, il Cspi rileva la mancanza di un riferimento alla relazione sociale tra individuo e collettività, che trova significato e centralità nel pieno sviluppo della persona umana che la Costituzione riconosce nella seconda parte dell’art. 3.
Nella sezione “Costituzione”, evidenzia tra l’altro l’assenza di un riferimento esplicito all’educazione contro ogni forma di discriminazione e violenza di genere, al centro di continue riflessioni in ambito scolastico e anche oggetto di circolari ministeriali.
Nella sezione “Sviluppo economico e sostenibilità”, è opportuno non limitare l’educazione finanziaria a strumento per valorizzare e tutelare il patrimonio privato.
Il Cspi, in conclusione, «evidenzia che l’Educazione civica non può essere considerata solo come una disciplina, in quanto, attraverso apprendimenti formali, non formali e informali, permette lo sviluppo della cittadinanza, della responsabilità e dell’etica pubblica fondate sui valori condivisi della Costituzione».
Chi la deve insegnare
Secondo la segreteria generale della Flc Cgil, Gianna Fracassi, «il parere suona come una solenne bocciatura rispetto ad una visione ideologica e arretrata della scuola pubblica».
Anche qualora il ministro Valditara accogliesse tutti i rilievi del Cspi resterebbe un problema di fondo, tuttora non solo irrisolto ma scarsamente preso in considerazione.
Dalle due ore mensili di Educazione civica, previste da un Decreto del presidente della Repubblica nel 1958, alle sperimentazioni che si sono succedute dal 2000 alla legge 92 del 2019, molta strada è stata fatta, ma, se prima era a discrezione di chi insegnava materie umanistiche e di qualche altro/a docente quante ore di educazione civica inserire nei propri insegnamenti, per cui poteva anche darsi che non ne dedicasse neanche una o pochissime, come succede alla Geografia, con la legge 92 a scomparire è stato il/la docente responsabile della materia.
La trasversalità dell’insegnamento la eleva al rango di super-materia, è vero, tuttavia è indispensabile un/a docente che coordini, ma soprattutto che sia preparato/a sui fondamenti della cittadinanza. Se l’Educazione civica si fonda in primis sulla Costituzione, è chi insegna Diritto a doverla coordinare.
Le riforme non si fanno senza fondi: una volta risolto il problema dei 250 mila docenti precari di ogni materia e grado, che attendono la stabilizzazione, occorrerà pianificare l’assunzione di laureati/e in materie giuridiche, specializzati/e nell’insegnamento.
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