Il pio Enea era certamente un atleta olimpico anche se non lo sapeva. Perché ci voleva una certa prestanza fisica e un’ottima predisposizione al sacrificio per allontanarsi da Troia in fiamme tenendo per mano il figlio Ascanio e sulle spalle il padre Anchise, reso ancora più pesante dalla statuetta dei Penati che teneva in mano.

Ma anche perché, a sua insaputa, quella fuga sarebbe diventata lo splendido paradigma del passaggio di consegne fra chi è più avanti nell’età (in qualche caso molto più avanti) e chi invece è decisamente più giovane. Una caratteristica che trova nell’Olimpiade la sua consacrazione.

È certo un po’complicato vedere Rafa Nadal, 38 anni, come una sorta di Anchise e Carlos Alcaraz, 21, come Enea: ma certo è che il doppio cui danno vita a Parigi (vittorioso all’esordio contro gli argentini Gonzalez e Molteni) è perfettamente simbolico di questo eterno andare e venire. Gli atleti diventano attori di una storia senza fine che con cadenza quadriennale vive una nuova puntata: e quando si verifica il confronto diretto tra generazioni diverse la sensazione di essere spettatori di un passaggio storico è insopprimibile.

EPA

Le altre coppie

Chissà quanta sapienza sta assorbendo Hezly Rivera, 16 anni, la ginnasta più giovane del Team Usa che ha compiuto il suo esordio (non eccezionale) nelle eliminatorie al fianco di Simone Biles, di gran lunga la più attesa e ricercata di questi Giochi.

A scrutarne gli esercizi ieri era presente mezza Hollywood. Non competerà per i titoli singoli, Rivera: ma il testimone da Simone l’ha ricevuto e studierà per essere la stella di Los Angeles 2028.

Il doppio Nadal-Alcaraz è di l’immagine di un passaggio fra due epoche. Rafa i doppi li ha sempre giocati con il contagocce e solo in appuntamenti particolari (nel 2016 a Rio ha vinto l’oro in coppia con Marc Lopez), Carlitos ha invece una confidenza limitatissima con questa disciplina sempre meno battuta dai campioni.

Ai Giochi è diverso: anche per gli individualissimi tennisti il gusto di rappresentare la propria nazione non da soli è notevole.

Nel caso degli spagnoli il passaggio di consegne è reso evidente da una serie di gesti che Rafa-Anchise pare trasferire a Carlos-Enea: quelli nel gioco a volo.

A rete Rafa non ha mai giocato in modo approssimativo ma soprattutto intorno ai trent’anni ha perfezionato le movenze fino a diventarne un interprete sopraffino. Non che Alcaraz sia digiuno di tali ricami: ma avere di fianco uno che ha saputo arricchire il proprio bagaglio quando già era una divinità, non può che essere inestimabile. Rafa ha voluto recuperare in tempo per i Giochi quasi più per questo doppio con Alcaraz che per il singolare: ci regalerà una sfida con Djokovic al secondo turno.

EPA

Qualcosa del genere avviene da noi nel doppio femminile, dove Sara Errani e Jasmine Paolini hanno nel mirino non solo una medaglia ma quella d’oro. La differenza di età è meno pronunciata: tra le due corrono dieci anni, e la più giovane ne ha 28, non esattamente una ragazzina.

Ma Errani ha vissuto tanto, moltissimi alti e bassi, e rieccola a Parigi, dove è andata in scena la sua avventura più entusiasmante con la finale del Roland-Garros persa contro Maria Sharapova nel 2012. La forza con cui ha attraversato quegli alti e quei bassi è una splendida eredità per Paolini. Il fatto che abbiano giocato due finali Slam potrebbe rivelarsi solo l’antipasto di questo passaggio di testimone.

EPA

A volte il rapporto generazionale si rivela cinematografico, nel senso che può rivelarsi uno spunto per raccontare storie di altra natura. È il caso dello skateboard dove in gara ci sono due persone che appartengono a epoche diverse.

Una è la cinese Zheng Haohao, 11 e 11 mesi, la stessa età che aveva nel 1928 ai Giochi di Amsterdam Luigina Giavotti, quando vinse in compagnia di due concittadine l’argento nella ginnastica artistica. L’altro si chiama Andy McDonald e di anni ne ha 50. È nato negli Stati Uniti ma gareggerà per la Gran Bretagna. Si è qualificato per Parigi con due ragazzi che hanno meno anni dei suoi due figli.

La domanda che sarebbe lecito porsi è cosa ci faccia un cinquantenne sullo skate a tentare salti e rotazioni e lui l’ha spiegato così al New York Times: «Lo skate è la fontana della giovinezza. Io mi sento uno dei ragazzini. Quando li vedo volteggiare penso: io c’ero già quando quella figura è stata inventata; anzi forse l’ho inventata io. E per me è stupendo condividere tutto questo con loro».

Il ponte mancato

C’è pure chi il passaggio di testimone ha preferito non ospitarlo. È il caso del basket femminile americano: in squadra c’è Diana Taurasi, che di anni ne ha 42 ed è alla sua sesta Olimpiade, ma non ci sono le due grandi rivali Caitlin Clark e Angel Reese. Clark è stata capace di innescare un interesse unico e storico per la Wnba ma la sua convocazione avrebbe causato possibili “disequilibri” nello spogliatoio. Risultato: entrambe sono rimaste a casa. Un’occasione persa. L’appuntamento è a Los Angeles.

© Riproduzione riservata