«Immagino, conoscendo Valerio Mastrandrea, che con Tim Burton vi siate sentiti, molto prima di Venezia s’intende, e che vi siate messi d’accordo sulla materia di cui vi occupavate: l’incerto confine tra la vita e la morte, l’esistenza di individui che possono comunicare con l’aldilà, mezzi di trasporto per le anime (un battello, un treno), l’eventualità che il ritorno tra i vivi non sia una festa ma una perdita... Non è interessante che Venezia 81 si apra con due creature che ragionano su parametri così contigui?».

Mastandrea: «Spero che queste cose tu non le abbia dette a lui (risate)! Sì, mi hanno detto che ci sono delle assonanze, ma io mi vergogno (risate). Per me, non per lui. Seriamente, a me interessa come ci arriviamo a questo, e perché. Perché la spinta verso la vita ti scuote dalla staticità. A uno dei miei personaggi l’amore salva la vita. E all’altro no. Però in ogni caso si è andati da qualche parte, invece di stare fermi ad aspettare. È come quelle storie d’amore che scoppiano improvvisamente a una festa di scuola, di pomeriggio, dove ti innamori senza un motivo reale e ti accorgi che la vita da quel giorno non sarà più la stessa. Volevamo partire da qui perché raccontare una storia d’amore è forse più difficile che viverne una. Questo film è dedicato a chi di fronte a una cosa così forte reagisce, risponde».

Gli scambi verbali con Valerio Mastandrea al suo secondo film da regista ma questa volta agli onori della Mostra, in apertura della sezione Orizzonti – sono puntualmente lievi e ilari, antiretorici, com’è nella natura dell’uomo.

Lieve

È la leggerezza che impronta anche il suo Nonostante, nonostante – scusate il bisticcio – una materia che sulla carta è tutt’altro che lieve. Diversamente da Ride, il suo primo film, qui il Valerio attore si mette in gioco, a fianco di un’attrice argentina che ammira e insegue da anni, Dolores Fonzi, e ancora di Lino Musella, Laura Morante e Luca Lionello. Sono corpi in coma nelle corsie di un ospedale, ma è solo un dettaglio. Popolano l’ospedale da inquilini attivi, per quanto invisibili, sono amici, formano una comunità serena ma rassegnata. Finché una malata ribelle, rabbiosa, non rompe questa attesa stagnante e dinamita una routine che ha i suoi pregi.

Inevitabilmente pensi che su questa metafora, sviluppata al limite dell’astrazione, pesi il ricordo della bellissima serie di Mattia Torre, La linea verticale. Mastandrea dice che non è così.

«Mattia scriveva di cose che stava vivendo, ma io non ho la sua ironia, sono più patetico e sentimentale. Questo però è sicuramente un film molto intimo. Nonostante sono io, e qui tra di noi ce ne sono tanti come me. Persone che si lasciano attraversare da una sofferenza enorme come da un’emozione folgorante. Persone che si ammalano di vita. Credo che ci si riconosca, quando ci si incontra».

Se gli chiedi della sua predilezione per i titoli-lampo risponde, con l’usuale understatement, che la ragione è l’incompetenza. «Claudio Caligari diceva che secondo Marco Ferreri lui era un grande titolista. È la pura verità, ma è una straordinaria capacità che a me manca. Nonostante, il titolo, nasce da alcuni versi di Angelo Maria Ripellino, lo slavista, che mi sono capitati in mano per caso leggendo Paolo Nori. Parlando della sua esperienza in sanatorio scriveva che “siamo tutti dei nonostante sferzati dal vento, che cerchiamo di resistere alle sofferenze della vita”, qualcosa del genere. E mentre scrivevamo ci siamo detti: sono loro, sono così! Quando un avverbio si fa sostantivo può indicare una categoria specifica di persone». Tant’è che i vari personaggi, in copione, venivano indicati come “Nonostante giovanissimo”, “Nonostante veteran” o “Nonostante curioso”.

Tra i produttori di Nonostante (che arriverà in sala con Bim solo nel marzo 2025) c’è Valeria Golino con Viola Prestieri, ma debutta anche Damocle, la neonata casa di produzione di Valerio Mastandrea, che tra i primi titoli da mettere in cantiere ha un vecchio progetto dell’amatissimo Claudio Caligari. Quel Claudio Caligari che nel 2015, con Non essere cattivo, ha fatto vivere a Valerio una indimenticabile Mostra di Venezia “da nonostante”.

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