L’11 marzo il ministero dell’Istruzione e del merito di Valditara ha pubblicato la bozza delle nuove indicazioni sui programmi scolastici per l’infanzia e il primo ciclo di istruzione. Ma per formalizzare l’iter di adozione manca ancora il confronto con le associazioni di professionisti, genitori, studenti. E con i sindacati
Occorre studiare la storia perché è attraverso «gli strumenti d’indagine da essa prodotti che la cultura occidentale è stata in grado di farsi innanzi tutto intellettualmente padrona del mondo, di conoscerlo, di conquistarlo per secoli e di modellarlo».
Bisogna tornare a riscoprire il latino già durante le scuole medie «per collegare il mondo che si è espresso in latino con l’esperienza degli studenti e con la realtà contemporanea, instaurando una virtuosa dinamica di acquisizione del passato, comprensione del presente e confronto con le sue istanze, preparazione per il futuro».
È importante conoscere la lingua italiana e, in particolare, la sua grammatica visto che «questa attenzione alla buona comunicazione si trasforma in maniera spontanea in un positivo autocontrollo che perdura per tutta la vita».
Questi sono solo alcuni dei punti espressi nella bozza delle nuove indicazioni nazionali sui programmi scolastici per la scuola d’infanzia e per il primo ciclo di istruzione (elementari e medie), annunciate dal ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara già alcuni mesi fa.
L’11 marzo sono state rese note anche al pubblico con l’obiettivo di avviare il dibattito sul testo elaborato dalla Commissione presieduta dalla professoressa di Pedagogia dell’università di Bari Loredana Perla. Di cui fanno parte anche esperti come il latinista Andrea Balbo, il linguista Claudio Marazzini, il violinista Uto Ughi e lo storico Ernesto Galli della Loggia, che insieme a Perla ha scritto un libro su quanto sia importante insegnare a scuola l’identità italiana.
A capire, infatti, come l’obiettivo del documento sia quello di portare avanti un modello di scuola sovranista, basato sulla disciplina, sulla ripresa del passato e delle tradizioni per rafforzare la conoscenza delle radici della nostra cultura non ci vuole molto.
Basta leggere le prime pagine delle Indicazioni per scoprire come l’esigenza di rinnovare l’alleanza tra scuola e famiglia sia pensata per «condannare e stigmatizzare» chi «dileggia la scuola, sporca le pareti, distrugge gli arredi, offende un insegnante». Azioni «non sono solo eticamente riprovevoli ma i segni preoccupanti di un cedimento valoriale», ad esempio.
La storia è solo dell’Occidente
Ma non finisce qui. Secondo quando si legge nel testo, «solo l’Occidente conosce la storia». Da riscoprire, insieme alle sue radici cristiane, mettendo al centro la dimensione narrativa, non con «l’obiettivo irrealistico» di sviluppare le capacità degli allievi di «leggere e interpretare le fonti, per poi valutarle criticamente». Così, dalle nuove Indicazioni si apprende che alle elementari la storia tornerà scissa dalla geografia e includerà anche lo studio della Bibbia accanto all’Iliade e all’Odissea. Mentre ampio spazio, durante il secondo anno, sarà dato alla conoscenza dei fatti che hanno caratterizzato l’Italia.
Non solo la sua storia ma anche la lingua, l’italiano, rappresenta un mezzo decisivo per la riflessione sul «sapere tramandato di generazione in generazione», si legge nella parte del documento dedicata alla disciplina in cui è evidente l’attenzione da dare allo studio della grammatica perché, sembra di capire, che trasmettere all’allievo le regole di funzionamento della lingua significa insegnargli a rispettare le norme nella vita.
Latino e intelligenza artificiale
Tra le altre novità presenti nel testo voluto da Valditara ci sono il ritorno del latino già dal secondo anno delle scuole medie, anche se non sarà obbligatorio. L’invito a imparare a memoria le poesie per sentirne il ritmo. La rinnovata importanza attribuita alla scrittura, all’apprendimento del corsivo e della calligrafia.
E la valorizzazione delle discipline Stem, della matematica in particolare in quanto scienza intrinsecamente legata alla realtà, fondamentale soprattutto perché è un linguaggio «formale capace di distinguere il vero dal falso. Il Teorema di Pitagora, ad esempio, era vero 2500 anni fa, è vero oggi e lo sarà per l’eternità. Abituare lo studente, e quindi il cittadino di domani, a ragionare e a distinguere fra vero e falso, è senza dubbio una delle competenze più rilevanti e attuali di questa disciplina, in una società come quella di oggi, basata sui social network, dove le notizie giungono senza filtri, se non manipolate», si legge tra le 145 pagine che presentano le nuove indicazioni sui programmi scolastici.
Che parlano anche di intelligenza artificiale. Della necessità di integrarla nei programmi scolastici ma «con prudenza e senso critico», si legge in una numerose parti del documento in cui si cita l’Ia.
Linee guida
Un testo che non costituisce uno schema di precetti rigidi che le scuole dovranno seguire pedissequamente. Ma un’insieme di linee guida che gli istituti potranno, con flessibilità, capire come applicare. Un documento che sostituirà le precedenti indicazioni, elaborate dall’ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo nel 2012, solo dopo che l’iter formale dell’approvazione sarà completato.
Per farlo, però, come si legge sul sito del ministero, è indispensabile il confronto della Commissione che ha redatto il testo con le associazioni professionali, dei genitori, degli studenti e con le organizzazioni sindacali della scuola, grazie al quale è ancora possibile che il documento esca ristrutturato.
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