L’ultima notizia riguarda un piccolo di orso che è stato trovato, ormai privo di vita, in un frutteto della val di Non. Secondo la Provincia, le cause della morte non sono chiare e dovrà indagare l’Istituto zooprofilattico delle Venezie. Secondo gli animalisti è solo l’ultimo episodio di una serie di altri orsi uccisi: c’è chi ha calcolato che siano stati più di 60 in poco più di vent’anni, tutti in Trentino, ma ognuno per motivi diversi. Ci sono gli orsi soppressi, quelli investiti e quelli che sarebbero stati uccisi da altri esemplari.

Ma anche questa è solo una parte della storia: il racconto più ampio riguarda appunto la convivenza difficile fra orsi e umani in Trentino. In un territorio piccolo, in cui il confine fra dove sta una specie e dove sta l’altra è tutt’altro che definito. È il luogo dove alcune persone sono state aggredite e Andrea Papi, un giovane di appena 26 anni, è stato ucciso. È soprattutto il posto dove si scontrano interessi diversi, dove la politica si fa anche sugli orsi e dove si confrontano – in una contesa perenne – due fronti che non hanno mai voglia di conoscersi davvero.

Tutto questo è stato raccontato in un documentario, Pericolosamente vicini, che dopo essere stato nei cinema (in Trentino ha avuto ovviamente un particolare successo) arriva ora anche in prima serata, il 4 ottobre su Raitre, grazie alla produzione di Rai documentari. L’idea alla base è proprio questa: cercare di raccontare una storia complicata senza fermarsi alla superficie, andando un po’ più in profondità, senza paura di vedere le contraddizioni che così rischiano di saltare fuori.

Il documentario

Il documentario è stato diretto da Andreas Pichler (già regista di The Mil System e di Teorema Venezia). L’obiettivo è esattamente di raccontare il delicato equilibrio tra la popolazione umana e la presenza degli orsi nelle zone alpine, con particolare attenzione al Trentino.

E partendo proprio dalla cronaca e dalla morte di Andrea Papi, nella primavera del 2023, dopo l’attacco dell’orsa JJ4. La morte di Papi ha scatenato un forte dibattito mediatico e politico, e ha messo in luce le difficoltà di una convivenza forzata tra uomo e fauna selvatica.

Già solo il titolo è particolarmente evocativo: pericolosamente vicini, come non può essere diverso in un territorio così piccolo, tagliato a metà dal passaggio dell’autostrada e della ferrovia (che gli orsi non possono attraversare). In un posto, ovvero, dove centinaia di esemplari si concentrano in pochissimi chilometri quadrati.

La reintroduzione

Come racconta bene il documentario di Pichler, a rendere ancora più interessante questa vicenda c’è il fatto che – 25 anni fa – gli orsi erano praticamente estinti. Allora la scelta era stata di catturare alcuni esemplari nei boschi della Slovenia e di portarli in Trentino, per ridare vita a una storia che stava per esaurirsi.

Il problema è che ai tempi si finì per sottovalutare i rischi, che erano già stati previsti dagli esperti che avevano coordinato il progetto di reintroduzione dell’orso. Il fatto ovvero che questo territorio ha caratteristiche tutte particolari, e che comunque ci fosse un forte rischio di aggressioni che quanto meno doveva essere considerato.

Evidentemente così non è stato.

Sempre di attualità

Ma l’intento del documentario non è quello di prendere posizione, ma di cercare appunto quell’approfondimento che troppe volte si perde nel caos mediatico. La notizia della morte di Papi è stata riportata dai giornali di tutto il mondo. E così anche lo scontro fra gli animalisti – convinti che ci possa essere una convivenza pacifica fra uomini e orsi – e la politica trentina, convinta che gli esemplari più problematici vadano semplicemente abbattuti.

Tutta questa temperie si ritrova nel documentario di Pichler, che è di estrema attualità proprio perché nel frattempo il problema non è stato risolto. Ci sono stati anzi altri orsi uccisi e ci sono state altre aggressioni, come quella quest’estate di un turista francese che si è scontrato con un’orsa in un bosco.

La sensazione è che il tema non sia vicino a una soluzione. E che anzi, quando gli orsi si risveglieranno al termine dell’inverno, si troveranno ancora troppo pericolosamente vicini rispetto agli umani. 

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