Dopo il grande successo di un anno fa, la cantante milanese torna all’Ariston con Fuorilegge. Ed è pronta a fare un’altra tappa in un percorso che le ha già dato grandi risultati. Ecco come
Rose Villain, che sta per tornare a Sanremo, aveva un’idea per la sua musica: cercare di mantenere un cuore italiano, ma con una prospettiva il più possibile internazionale. In un certo senso, ha cercato di anticipare i tempi sulla possibile evoluzione del nostro mercato, prendendosi il tempo di fare esperienza negli Stati Uniti.
È difficile capire se il suo progetto si sia realizzato esattamente come lo aveva immaginato, quando dopo la maturità decise di trasferirsi a Los Angeles. Ma nell’ultimo anno molte delle prospettive sono mutate.
Innanzitutto, c’è stato proprio Sanremo: con l’Ariston che è diventato il palco perfetto per ampliare il suo pubblico. Nella classifica finale è arrivata solo 23esima, ma nella classifica degli streaming e delle visualizzazioni di YouTube è sempre stata fra i primi dieci. Secondo la FIMI, la federazione che rappresenta il mercato discografico italiano, subito dopo il festival era ottava.
Intanto, sono gli Stati Uniti a essere cambiati. Nel classico giro di interviste pre-festival, Rose Villain ha dichiarato di non voler vivere nell’America di Trump: «Ho vissuto lì durante il suo primo mandato e si percepivano paura e tensione», ha detto ad esempio al Corriere della Sera. «Col suo ritorno mi viene da piangere, ma capisco che in un momento come questo si scelgano i bulli perché fa meno paura stare con loro».
Fuorilegge
E allora intanto Rosa Luini, classe 1989, sta trovando la sua America in Italia. Sarebbe però sbagliato pensare che sia nato tutto con il festival, visto tutto quello che c’era già stato prima, a partire proprio dall’esperienza negli Stati Uniti. Comprese anche esperienze originali, che ne rivelano la personalità più lontana da certi stereotipi musicali: come la decisione di prestare la voce in una collaborazione con un gruppo “melodic death metal”, gli svizzeri Dreamshade.
Ma anche in Italia si era già fatta conoscere, fra le altre cose, nelle collaborazioni con Guè, Annalisa e Achille Lauro. Eppure, nel post-Festival è diventata una presenza costante dello show business italiano: fra trasmissioni televisive, podcast e concerti. E ritorni in classifica, ancora con Guè e la loro Come un tuono, perfetta anche per TikTok.
Punta a seguire lo stesso schema ora con Fuorilegge, la canzone del suo secondo Sanremo, che segue sempre lo schema di melodia e beat dark. Nel giorno delle cover farà un omaggio a Lucio Battisti (Fiori rosa, fiori di pesco) con Chiello.
L’evoluzione
In uno dei podcast a cui ha partecipato, quello con Luca Casadei, ha ricordato le origini in una famiglia milanese non particolarmente ricca, ma molto unita. Con una madre che ha amato il marito più dei figli, in un legame travolgente che si è interrotto solo con la sua morte, per un cancro ai polmoni, nel 2017.
«Io ero ossessionata dalla musica», ha ricordato. «Stavo ore a guardare i video di Mtv». A confronto, un piccolo teatro come l’Ariston deve essere facilmente governabile. E difatti, sempre nelle interviste della vigilia, ha ripetuto più volte di non esserne spaventata.
In un certo senso, sembra quasi che Rose Villain abbia unito una passione viscerale per la musica, e una vocazione per la creatività, a un atteggiamento perfettamente imprenditoriale. Sa qual è l’obiettivo da raggiungere e cerca di arrivarci per gradi (e Sanremo rientra in questo contesto). Volendo, è anche un discorso a suo modo femminista.
Quale sia il risultato dal punto di vista artistico è ovviamente una questione che può essere dibattuta: i giornalisti hanno avuto in genere giudizi molto negativi su Fuorilegge. Ma, come si dice in questi casi, questa è un’altra storia.
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