La musica cambia di nuovo materia, adesso la ascoltiamo sul CD. Insieme con il grunge dei Nirvana, dalla città che fu di Jimi Hendrix arrivano Windows, Amazon e Starbucks. Stiamo entrando nella cultura digitale. Sanremo scopre che le cose migliori passano dalla sezione Nuove Proposte. Dove nascono Laura Pausini, Giorgia e Carmen Consoli
Entriamo negli anni '90 dando sepoltura contemporaneamente al vinile e ai nastri. La musica cambia di nuovo materia, adesso la ascoltiamo sul CD, un oggetto rotondo del diametro di una dozzina di centimetri, con un foro al centro: come una ciambella. Dove c'erano i solchi ora ci sono i bit e i byte. Seattle impone definitivamente al resto del mondo il grunge e i Nirvana. È stata la città-nido di Jimi Hendrix, adesso è la città dei Pearl Jam e di Microsoft. A metà del decennio Bill Gates lancia Windows, il sistema operativo che impone alle masse l'uso del computer in casa e in ufficio. Tutto sembra che venga da lì, dal commercio elettronico di Amazon al caffè di Starbucks: tutto profuma di Teen Spirit.
L'Italia sta ascoltando gli ultimi album di Lucio Battisti, da La Sposa Occidentale fino a Hegel, sono lavori di sperimentazione, poco convenzionali, senza ritornelli, scarsamente orecchiabili, suonati da strumenti solo elettronici con i testi di Panella. È l’ultima piega della carriera di un cantautore accusato due decenni prima di disimpegno. Morirà nel 1998, l’anno dopo se ne va anche De André.
Siamo entrati nell'età del flusso, arriva la tv a pagamento, nascono lo stream e il mainstream, e dentro il mainstream per la musica italiana ci sono il nuovo fenomeno degli 883 e l'esplosione di Jovanotti. Ma il festival resta il festival, negli anni '90 Pippo Baudo lo fa diventare il fenomeno popolare che è oggi con il recupero delle giurie popolari e dell'orchestra per le esecuzioni dal vivo.
A metà decennio la sua ineluttabilità è acclarata dal refrain della sigla: Perché Sanremo è Sanremo. Queste sono le 10 canzoni del decennio che non dimenticheremo.
Good love gone bad (1990). Ray Charles
La formula ammicca agli anni Sessanta. In una delle serate arriva un artista straniero a cantare nella sua lingua uno dei pezzi in gara. È un’idea di Adriano Aragozzini, uno degli artefici della rinascita del festival, molto apprezzato dentro la Rai di Biagio Agnes. È lui che convince a partecipare Gino Paoli, Renato Carosone, Enzo Jannacci. Sempre lui ha riportato sul palco nel 1989 Beppe Grillo, con un monologo sul suo compenso di 350 milioni di lire e sulle penali previste dal contratto se avesse detto che «i socialisti rubano». L’azienda lo mette al bando.
Nell’anno degli stranieri, arrivano Miriam Makeba a cantare il pezzo di Caterina Caselli, c’è Sarah Jane Morris con Riccardo Fogli, ci sono gli America con Sandro Giacobbe e i Moncada con Eugenio Bennato. Soprattutto: c’è Ray Charles. Cuore, supplemento satirico dell’Unità, titola: «Razzismo a Sanremo, Ray Charles abbinato con Toto Cutugno». Solo che Ray Charles, quella canzone nazional-pop di Toto Cotugno, la fa diventare proprio un'altra cosa. La fa diventare un diamante per sempre.
Pe' dispietto (1992): Nuova Compagnia Canto Popolare
La Lega Nord è nata da tre anni, debuttando alle amministrative in Lombardia come secondo partito, con il 19% dei voti. A Pontida nascono i raduni che parlano di autonomia o scissione. Il festival del '92 inizia quando l’ingegner Mario Chiesa è stato arrestato da nove giorni da un giudice che si chiama Antonio Di Pietro. Sta esplodendo Tangentopoli, nel mese di aprile andremo a votare d’urgenza con un quadro politico stravolto. La Lega prenderà l’8% alla Camera e al Senato parlando di cantoni, macroregni, di un’Italia da spacchettare. Al festival la Nuova Compagnia di Canto Popolare intercetta il sentimento e porta una canzone in napoletano su muri, barriere, differenze, diffidenze, incomunicabilità. Vince il premio della critica. Quello che i ministri non dicono, lo dice la musica.
Ti penso (1992): Massimo Ranieri
La canzone sanremese è viva e lotta insieme a noi. Dove per canzone sanremese s’intende una melodia perfetta che non si scorda più dopo un ascolto, un ascolto e mezzo. Strofa, strofa, ritornello, sfrofa, ritornello, bridge, ritornello. L’esempio più alto arriva da Massimo Ranieri, che fra Perdere l'amore (primo posto del 1988) e La vestaglia piazza questa sorta di manifesto del festival. Uno fra i più semplici giri armonici che si studiano a composizione nei Conservatori. E però.
Dietro la porta (1993): Cristiano De André
Porta il cognome di una delle sette-otto grandi figure mai andate a Sanremo. Il suo papà Fabrizio una volta ha detto a Enzo Biagi: «Dovrei andare a esprimere i miei sentimenti o la tecnica con i quali io riesco a esprimerli, e credo che questo non possa essere argomento di competizione». Il giovane De André si presenta invece con una canzone che porta il titolo di un romanzo di Bassani e con la forza di una ballata in cui promette che «ci sono novità, ci sono notti che per niente al mondo perderei».
La solitudine (1993): Laura Pausini
Per la musica italiana gli anni Novanta sono quelli della scoperta di una nuova generazione di interpreti e di cantautrici. Devono fare il giro largo, devono prima passare dalla manifestazione collaterale riservata ai giovani, le “Nuove Proposte”. Arriverà al Grammy, alla serata finale degli Emmy, alla candidatura all’Oscar, arriverà a duettare in inglese, in francese, in spagnolo, in portoghese con Michael Jackson e Phil Collins, ma quella sera lì è una ragazza di Faenza col cuore spaccato da Marco che «se n’è andato e non ritorna più».
E poi (1994): Giorgia
Un anno dopo Laura Pausini, arriva la sera in cui nasce Giorgia. La sera in cui il festival Sanremo si tradisce e confessa che le cose migliori stanno nelle Nuove Proposte. Promossa fra i Big, nel ‘95 vincerà con Come saprei, diventando la nuova signora della canzone italiana. Ogni volta che canta, gioca in un altro campionato.
Un amore di plastica (1996): Carmen Consoli
Il ventaglio è completo quando alla quota pop (Pausini) e alla quota soul (Giorgia), si aggiunge il cantautorato dolente e d’autore di una ventiduenne di Catania, destinata a dischi d’oro e di platino, alla candidatura per i premi europei di MTV, alla Targa Tenco. Sempre partendo dalle Nuove Proposte, Carmen Consoli diventerà quel che diventerà.
La terra dei cachi (1996): Elio e le storie tese
È il pezzo che mette in scena la più grande dimostrazione di superiorità tecnica mai vista a Sanremo. La formula pippo-baudesca di quell’anno vuole che in una delle serate si debba far ascoltare solo un estratto del proprio pezzo, un minuto di canzone. Elio e le Storie Tese si inventano con il maestro Peppe Vessicchio un colpo di genio e di classe. Al posto della mezza porzione servono una centrifuga. Suonano il pezzo intero a velocità tripla per far stare tre minuti in uno. L'orchestra prima impazzisce per tenere il passo, alla fine si alza in piedi di fronte al virtuosismo supremo. Insuperabile oggi e per sempre.
E dimmi che non vuoi morire (1997): Patty Pravo
Dove si dimostra che il più celebrato dei rocker italiani, dietro la maschera del maledetto dà il meglio di sé quando scrive ballate. Il pezzo è di un purissimo Vasco Rossi. «La cambio io la vita che / non ce la fa a cambiare me». In rete c'è pure il provino cantato da lui con Gaetano Curreri (e sai che bellezza se fosse stata un tono e mezzo sotto). Nell’esecuzione di Patty Pravo l’eleganza rimpiazza la rabbia.
Oggi sono io (1999): Alex Britti
L’accesso alla categoria Campioni oggi arriva anche solo grazie a un passaggio in un talent. Nel 1998 Alex Britti è un signor chitarrista che è andato a costruirsi uno spessore all’estero suonando nei club. Ha venduto alcune centinaia di migliaia di copie del singolo Solo una volta (o tutta la vita), è andato al primo posto in classifica con il disco del suo debutto, ma deve passare dalle Nuove Proposte. Ovviamente vince e la sua canzone va dritta nel repertorio di Mina. Il Novecento a Sanremo finisce così.
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