Stefano Rapone è l’amico che ti costringe a parlare senza sosta per evitare il silenzio imbarazzante che cala dopo un “Come stai?” e un “Che hai fatto oggi?”. È anche quello che ti tira un pacco all’ultimo perché troppo stanco o da cui non ti faresti mai accompagnare in un ristorante stellato per via della sua uniforme composta da zip hoodie, t-shirt modello “grande rapa”, jeans, sneakers e gli immancabili calzini di dubbio gusto, secondi solo a quelli indossati a J.D. Vance per San Patrizio.

La sua comicità si basa su un paradosso: il silenzio. Invece di dire la cosa giusta al momento giusto, dice la cosa sbagliata al momento sbagliato. O meglio, non dice proprio nulla, tanto che fa ridere a crepapelle.

Nello schema standardizzato della stand-up comedy, ben codificato nella scena internazionale in quanto motivo di orgoglio e differenziazione, il silenzio ritma la performance perché segna l’inizio di una nuova routine – sequenza della performance – o il completamento della punch line, cioè il trigger della risata. Inserire una pausa in una raffica di battute recitate con tono vivace serve a creare suspense, a lasciare virtualmente lo spazio bianco per la risata offrendo al pubblico l’occasione di premiare una routine ben riuscita con ilarità e applausi.

Rapone non ha di certo un tono garrulo né parla come una macchinetta: nei suoi pezzi il silenzio coincide con la battuta.

Umorismo surreale

In fondo, la comicità funziona perché scompiglia l’ordine delle cose, e Rapone parte proprio dal ritmo stesso della stand-up, smontandone le regole. Lo stesso approccio si ritrova nel suo libro Racconti scritti da donne nude (Rizzoli Lizard, 2024), esordio letterario che è finito, candidato da Beppe Cottafavi, tra le proposte per il Premio Strega insieme alle opere più rappresentative della “cultura alta” italiana.

Qui, con il suo umorismo surreale, trasforma temi quotidiani e universali in racconti assurdi, in cui si postula l’esistenza di una scuola interplanetaria per Madonne, dove la numero uno del corso si rende conto di essere vittima dell’istituzione patriarcale per eccellenza: Dio onnipotente. Oppure quello in cui la Madonna di Pontignano decide di riprendersi il controllo della propria immagine posando «nuda come Dio l’ha fatta» per Chi, scatenando una shitstorm capitanata da Libero. Qui, Rapone prende in giro i meccanismi della narrazione e della sanzione sociale, mostrando come, nell’eterno teatrino mediatico, le figure femminili, sacre o profane, siano sempre soggette a dinamiche di controllo e giudizio, a prescindere dalla loro posizione nella gerarchia e dall’iconografia cristiana, dove gli uomini sono spesso seminudi.

A ben pensarci, persino il titolo Racconti scritti da donne nude si rivela, in una paradossale ironia, un titolo quasi di rottura: un inno al femminismo, forse addirittura un esperimento di neutralità di genere (vd. Racconto erotico di due persone senza specifiche di sesso).

Eppure, ecco il colpo di scena: il povero lettore maschio, vittima inconsapevole del suo stesso voyeurismo, potrebbe trovarsi di fronte a un'amara verità… ha comprato il libro attratto da un miraggio, solo per scoprire che forse il titolo stava giocando con lui sin dall’inizio. Un beffardo scherzo del destino letterario!

Rapone scardina il quotidiano pezzo per pezzo, prendendo anche i dettagli più banali e ribaltandoli fino a rivelarne un significato inaspettato. È un sabotatore del senso comune, un player dell’ovvio che trasforma i riti di ogni forma in parodie dell’ottuso. E dentro questo caos, il suo asso nella manica è sempre lo stesso: un silenzio talmente perfetto da diventare assordante, solenne come una messa, imbarazzante come un mancato applauso, devastante come una verità che nessuno vuole sentire.

Qui sta la sua intenzione: sparire dietro il silenzio per farci inciampare nelle nostre stesse certezze. «It’s all about the intention», non a caso Rapone fa pronunciare queste parole a Bill Cosby, mentre aspetta di essere catapultato in un’edizione Papale di LOL che ha lo stesso clima spietato di Squid Game, come se la sua assoluzione dipendesse da un’ultima, grottesca prova di resistenza.

Il colpo di tosse

Rapone attacca le convenzioni che più ci mettono a disagio, elevando il silenzio imbarazzante che ne deriva a sua cifra stilistica. Lo dimostra molto bene in Comico non sa cosa dire, suo primo pezzo di stand-up comedy registrato nel dicembre 2021, in cui riesce a far ridere il pubblico già dal primo, esitante “salve”, grazie alla grana della sua voce, che lo rende il maestro dell’impaccio studiato.

Rapone, da fine illusionista della battuta mancata, si schernisce e prega le persone presenti di abbassare le aspettative perché è affetto da stress post traumatico a causa delle molestie di un pubblico. Così mette subito in chiaro la struttura del pezzo: prepara una serie di fallimenti a cui seguiranno risate di compassione. Lo spettacolo sarà punteggiato da “momenti di silenzio imbarazzato” colmati da colpi di tosse, a cui seguiranno una serie di emozioni quali impazienza, depressione, pena, tristezza.

Il culmine si raggiungerà quando una donna deciderà di consolarlo con favori sessuali, la vera ragione per cui continua, sera dopo sera, a umiliarsi su un palco. E qui arriva un silenzio lungo 90 secondi, durante cui lo stand-up comedian cerca disperatamente di incrociare lo sguardo di una donna compiacente, senza successo alcuno.

Poi tossisce. Un dettaglio solo apparentemente casuale, ma che in realtà si inserisce perfettamente in quei momenti in cui la comicità si intreccia, ancora una volta, con la letteratura: proprio come nella scena di Utopia, in cui Thomas More non riesce a cogliere le coordinate dell’isola descritte da Raffaele Itlodeo a causa di un marinaio che, all’improvviso, tossisce alle loro spalle.

Un’interferenza che crea un cortocircuito e offre un nuovo punto di vista sulla realtà. La tosse di Rapone è un’improvvisa rottura, un disturbo che diventa opportunità, perché crea le condizioni per un punto di vista rinnovato dalla crisi. E allora sembra chiaro lo snodo della sua ironia. Rapone lavora su due registri che sembrano opposti ma che finiscono per convergere: da un lato la critica sociale anticapitalista, dall’altro la critica liberale anti-teocratica. Ecco spiegato perché Rapone, un po’ come lo stesso San Tommaso Moro, disconosce il primato del papa attuale, a vantaggio di Ratzinger.

Smontare i mondi possibili

Il silenzio di Rapone riempie quello che Louis Marin, nel suo Utopiques: Jeu d'Espaces (1973), chiama il «vuoto della risoluzione storica di una contraddizione». L’utopia, in altre parole, non è qualcosa di realizzabile, ma un’idea che ci costringe a immaginare alternative. Come stand-up comedian, scrittore e comico dai mille volti, Rapone usa proprio l’utopia per smontare i mondi possibili e costruire qualcosa di nuovo. È così che ci ritroviamo nella Nebulosa Xzy-0009 della Madonna n. 134.

Rapone, sia da comico che da scrittore, insegue il cortocircuito. In modo quasi anarchico, aggira le regole del politicamente corretto, della stand-up comedy, della letteratura e persino dei premi letterari.

E lo fa sempre con un colpo di tosse al momento giusto, per ricordarci che il vero silenzio non esiste mai davvero.


LA SEMIOTICA DEL SILENZIO COMICO: IL SEGRETO (UTOPICO) DI STEFANO RAPONE

3 aprile, ore 15:00-17:00
Centro Congressi d'Ateneo, CoRiS - Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione – Via Salaria 113, Roma

Stefano Rapone svela il potere comico del silenzio in una lezione-evento imperdibile, che si inserisce nelle attività della Cattedra di Semiotica dei Media delle Proff. Isabella Pezzini e Bianca Terracciano e dell'Unità di ricerca Spazio urbano, Creatività e Media. Con lui, Beppe Cottafavi, editor e direttore del Festival della Satira di Milano Fondazione Feltrinelli e del Premio Satira di Forte dei Marmi, Bianca Terracciano, semiologa e docente CoRiS, e Guido Vitiello, docente CoRiS e autore di Joker scatenato. Il lato oscuro della comicità (Feltrinelli, 2025). L’evento sarà aperto dai saluti istituzionali di Alberto Marinelli, Direttore del CoRiS e Prorettore alle Tecnologie innovative, e Christian Ruggiero, docente e Presidente del Corso di Laurea in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo (CoRiS).

Si parlerà anche di Racconti scritti da donne nude (Rizzoli Lizard, 2024), esordio letterario di Rapone, proposto al Premio Strega 2025. Un libro che ribalta la narrazione tradizionale con il suo umorismo surreale e provocatorio. Dalla stand-up comedy alla letteratura, Rapone scardina il senso comune con la sua ironia spiazzante, trasformando l’ovvio in parodia e il silenzio in detonatore comico. Un incontro per scoprire come la risata possa nascere anche dall’imbarazzo, dal vuoto e dal non detto.

Ingresso libero fino a esaurimento posti

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