Metti due amici al bar o giù di lì. Due amici che per nascita hanno entrambi a che fare con il Piacentino ma che poi sono trasferiti a Milano dove li ha portati la vita, la professione. Sono entrambi giornalisti e, andando avanti con gli anni, sentono di avere un debito di riconoscenza con la terra d'origine, luoghi incantati per la memoria, la valle del Trebbia e le altre attigue.

Borghi che, constatano con dispiacere ad ogni ritorno, si stanno spopolando, come molti negli Appennini, e lasciano il sapore amaro della nostalgia delle cose che non saranno più, per l'ineluttabile destino della post-modernità, la città che si mangia la campagna. Davvero ineluttabile?

FOTO Marco Sgorbati.

L’esempio in Linguadoca

Capita che uno dei due, la cui vocazione è di essere girovago, si imbatta quattro anni fa in villaggio francese di nome Montolieu, a 18 chilometri da Carcassonne, regione della Linguadoca, a metà strada tra il Mediterraneo e l'Atlantico. Ed è un colpo di fulmine. Conta, stupefatto, in quella landa distante da qualunque arteria principale, 14 librerie, una decina di botteghe artigiane, una ventina di atelier d'artisti, un museo di Arti e mestieri del libro, tra i 50 e i 70 mila visitatori l'anno.

Siccome la prima molla del cronista è la curiosità s'informa e scopre che in un tempo non lontano non era affatto così. Montolieu aveva all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso una trentina di abitanti mestamente rassegnati all'estinzione.

I giovani se ne andavano altrove in cerca di fortuna, le nascite non pareggiavano nemmeno lontanamente i decessi. Una o due generazioni e niente più Montolieu, la vegetazione che circonda l'abitato, l'abbandono, l'incuria e gli eventi atmosferici che demoliscono a poco a poco le case.

Ma, come succede nelle fiabe, ecco che arriva un principe azzurro. Si chiama Michel Braibant, fa il rilegatore e lì trasferisce la sua attività. Convince un libraio suo amico a seguirlo. La voce si diffonde ed è come le ciliegie, una tira l'altra, tornano a risuonare le vie del borgo.

FOTO Marco Sgorbati.

Il nostro giornalista ascolta la storia e due immagini gli si stampano nitide in testa. Una è quella delle sue valli dimenticate dal progresso, l'altra quella della libreria di casa con migliaia di volumi su cui inevitabilmente si accumulerà la polvere per poi intraprendere la via del macero. Il combinato disposto scatena la fantasia. Si sente investito da due missioni: evitare il libricidio (passi il neologismo) e aiutare le sue verdi valli. Già ma come? Si mette a studiare. Impara che Montolieu non è l'unico esempio.

Trova il capostipite dei “Villaggi del libro” molto più a Nord, esattamente sul confine tra Inghilterra e Galles, dove un tale Richard Booth decise di tornare nel castello neogotico di famiglia per fare di Hay-on-Wye, questo il nome, la capitale mondiale del libro usato. Vasto programma. Se non proprio il titolo planetario entrò comunque nel Guinness dei primati per l'estensione degli scaffali della sua libreria, ben quindici chilometri.

L'idea varcò la Manica, sbarcò in Belgio, poi in Olanda, Germania, Scandinavia, Austria, Svizzera, Portogallo, Francia (ben sette). Poi fece il grande salto degli oceani toccando tutti i Continenti tranne l'Africa per un totale di cinquanta esperienze. Già ma l'Italia? Niente, eppure ne abbiamo di villaggi che rischiano di diventare fantasma. Forse è il momento di porre rimedio a questa assenza.

FOTO Marco Sgorbati.

Gli artefici

Il giornalista, Lanfranco Vaccari, già direttore dell'Europeo e del Secolo XIX, inviato del Sole 24 ore e del Corriere della Sera, e molto altro ancora, ne parla con Giangiacomo Schiavi, una carriera tra Libertà di Piacenza, Resto del Carlino a Bologna, e il Corriere della Sera. E siamo ai due amici al bar o giù di lì. Giangiacomo, nato a Gragnano Trebbiense, per le valli del Piacentino è l'enfant du pays e condivide l'entusiasmo. C'è un modello da adattare per trasporlo da noi. Il progetto lentamente cresce. Non solo un villaggio ma una valle, anzi più valli, unico caso conosciuto al mondo.

Niente sarebbe possibile senza l'aiuto di amici e di amici degli amici. Il gruppo si espande e molto può il prestigio e la credibilità dei due fautori iniziali. Se la biblioteca Vaccari è il punto di partenza, il primo donatore esterno è l'ingegner Carlo De Benedetti (editore di questo giornale) che svuota la casa di Saint Moritz di tremila volumi, molti di pregio. Il passaparola fa velocemente aumentare i numeri fino alla ragguardevole cifra di settantamila libri.

Tutti catalogati con il nome del proprietario precedente e distribuiti nelle quindici librerie che nasceranno secondo un criterio verticale, ciascuna dedicata a un genere editoriale. Un'operazione di marketing territoriale, un percorso da seguire per i visitatori, che contempla presentazioni, laboratori, workshop, concerti. Il ricavato delle vendite, ai giovani che terranno aperti i locali e che potranno iniziare una professione.

FOTO Marco Sgorbati.

Il calendario delle aperture

Le prime tre librerie saranno aperte nel prossimo weekend tra il 27 e il 29 settembre. “Pagine gialle”, per polizieschi, thriller, spionaggio avventura e fantascienza, si trova in un capannone industriale del primo Novecento a Gragnano Trebbiense, ha annessa un'enoteca con vini della provincia e dove si possono acquistare anche tre insaccati Dop della provincia, coppa, pancetta e salame. “Forme” sta nel castello di Rivalta e custodisce volumi di arte, architettura, design e moda. “Gulp!”, in un locale sulla piazza di Agazzano è per i fumetti.

Tra il 12 e il 13 ottobre altre tre inaugurazioni. “Sentieri”, è situata in un sottopalco della locanda di Danilo Parisi, l'ultimo barcaiolo, al guado di Sigerico, volumi sui pellegrinaggi, le camminate e sul fiume Po. “Primafila”, in un locale annesso all'ex cinema Italia di Gragnano Trebbiense, ospita scritti su cinema, teatro, danza e musica e venderà anche dischi 33 giri. “Finzioni” custodisce romanzi, racconti e poesie, e sta nella vecchia falegnameria del castello di Agazzano. Le altre nove seguiranno nel 2025 (tutte le informazioni sul sito lavalledeilibri.it, in costruzione e attivo dal mese prossimo).

Sarebbe troppo lungo l'elenco di chi si è adoperato, quasi sempre gratuitamente, per rendere possibile l'impresa. Bastino i nomi dei sette che hanno costituito l'Associazione degli Amici della Valle dei Libri senza scopo di lucro. Oltre a Vaccari e Schiavi, Fabrizio D'Angelo, manager editoriale; Claudio Serra, giornalista; Noris Morano, pr; Giovanna Frossi, titolare a Milano di una bottega di gioielli antichi; Gianmatteo Terruzzi, commercialista.

La carta che non si scarta come sale per la rinascita di una terra. Il sogno è questo.

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