Il miliardario ha dato prova di voler interferire nelle politiche di paesi membri, oltre ad aver attaccato il Digital Services Act e ad averne ignorato le disposizioni. L’Ue deve dimostrare che la trasparenza, la sicurezza e i diritti dei cittadini vengono prima degli interessi di un singolo o di una piattaforma
Ci troviamo a discutere una questione di cruciale importanza per il futuro delle nostre democrazie e per la sicurezza digitale dei nostri cittadini. Elon Musk, attraverso la gestione della piattaforma ha trasformato un potente strumento di comunicazione in un'arma per minare le istituzioni democratiche, manipolare il discorso pubblico e delegittimare le normative europee. Il signor Musk e Donald Trump insieme promuovono una visione del mondo in cui la democrazia rappresentativa - cioè i nostri valori - è vista come obsoleta.
Sotto la gestione Musk, X ha abbandonato qualsiasi pretesa di neutralità, manipolando gli algoritmi per amplificare narrazioni politiche favorevoli a lui e ai suoi alleati ideologici. Siamo otto miliardi di esseri umani oggi sul pianeta terra. Di questi, sei miliardi sono interconnessi e dobbiamo difendere quel mondo che non ha gli strumenti per distinguere una notizia vera da una notizia falsa. Penso soprattutto ai giovani e ai dati allarmanti sull’analfabetismo funzionale.
Le elezioni in Romania da ripetere per le ingerenze attraverso TikTok ci dicono quanto questa battaglia sia fondamentale per difendere i valori della nostra Europa. Questa piattaforma, una volta simbolo di pluralismo e dialogo, è ora il veicolo di narrazioni divisive, odio e manipolazioni ideologiche. Non possiamo più tollerare questa minaccia.
Il Digital Services Act
In primo luogo, è fondamentale esaminare gli attacchi sistematici di Elon Musk ai regolatori europei e al Digital Services Act (Dsa). Questo regolamento, una pietra miliare della legislazione digitale dell’UE, mira a proteggere gli utenti da contenuti dannosi e a garantire un ambiente online sicuro. Musk ha ripetutamente insultato Thierry Breton, ex commissario europeo per il Mercato interno, definendolo promotore di politiche «antidemocratiche» e pubblicando meme offensivi per delegittimarlo.
Ma non si è limitato agli insulti: Musk ha deliberatamente ignorato le disposizioni del Dsa, contribuendo alla diffusione di contenuti pericolosi e disinformazione. Questi attacchi non sono solo personali; rappresentano una sfida diretta alla sovranità regolatoria dell’Ue e alla nostra capacità di proteggere i cittadini europei. La sua inclinazione a interferire nelle dinamiche politiche europee si è spinta anche alla critica della divisione dei poteri tra parlamento e Commissione europea.
La battaglia da condurre
Elon Musk non è al di sopra della legge. Bisogna condurre una battaglia democratica da parte non solo nostra ma di tutta l’Europa nei confronti di questo magnate americano. Lui oggi è un soggetto politico, sta nell’amministrazione Trump, controlla lo spazio, è leader nel mercato dell’auto elettrica, ed è uno dei protagonisti come comunicatore e proprietario della piattaforma X.
Studi accademici hanno dimostrato che, dopo il suo supporto alla candidatura di Donald Trump, i post di Musk hanno registrato un aumento del 138 per cento delle visualizzazioni e del 238 per cento nei retweet.
Questa manipolazione algoritmica non è un incidente: è una strategia deliberata per influenzare il dibattito pubblico e consolidare il controllo ideologico sulla piattaforma. Allo stesso tempo, X ha ridotto al silenzio le voci critiche, sospendendo gli account di giornalisti e ricercatori indipendenti, dimostrando che non esiste libertà di espressione su X, ma solo libertà di odio e favoritismo.
Interferenze
Elon Musk non si ferma qui. Ha dimostrato una volontà di interferire direttamente nei processi politici e giudiziari degli stati membri dell’Ue. In Italia, ha attaccato la magistratura, definendo «inaccettabili» le sentenze che si opponevano al decreto Paesi sicuri e affermando su X che «questi giudici devono andarsene». Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha risposto con fermezza, ribadendo che «l’Italia è un grande paese democratico che sa badare a sé stessa».
Nel caso di Radio Genoa, Musk ha ordinato personalmente la riattivazione di un account sospeso dalla magistratura italiana per incitamento all’odio razziale. Questa interferenza rappresenta un attacco diretto alla sovranità giuridica dell’Italia e crea un pericoloso precedente per la gestione dei contenuti online.
Allo stesso modo, il caso dell’account polacco Visengrad24 ha mostrato come Musk sia disposto a ignorare le sue stesse regole di “tolleranza zero” per contenuti di sfruttamento sessuale dei minori, ripristinando un account sospeso meno di 24 ore dopo la pubblicazione di materiale gravemente inappropriato.
Un’offerta di lavoro pubblicata da X a Dublino rivela un piano chiaro: influenzare direttamente il legislatore europeo. Questa posizione, descritta come «sviluppare strategie legislative e regolatorie su questioni di alto profilo», evidenzia la volontà di Musk di modellare le normative europee a favore dei suoi interessi aziendali.
Inoltre, Musk utilizza il potenziale economico delle sue altre aziende, come Starlink e Tesla, per rafforzare la sua posizione negoziale. Promette investimenti infrastrutturali, espansioni economiche e posti di lavoro in cambio di normative favorevoli, creando una dipendenza economica che compromette l’autonomia decisionale degli stati membri.
Ancora più preoccupante è la possibilità che X utilizzi la manipolazione algoritmica per favorire i partiti politici che abbracciano la sua controversa ideologia di “libertà di espressione”, una libertà che, in realtà, amplifica odio, disinformazione e divisioni.
Il grido d’allarme
Un altro aspetto critico è la decisione di Musk di rendere proibitivo l’accesso alle Api accademiche, imponendo costi che superano i 600.000 euro all’anno. Questa mossa ha ostacolato progetti come Arenas, finanziato dall’Ue, che analizzano fenomeni come la radicalizzazione e la disinformazione. Limitare l’accesso ai dati significa impedire la supervisione indipendente e favorire la proliferazione di contenuti estremisti.
La risposta a questa minaccia deve essere decisa e immediata.
La decisione del giornale spagnolo La Vanguardia e dell’inglese The Guardian di non pubblicare più sulla piattaforma X è un atto politico forte, un vero e proprio grido d’allarme democratico.
Anche il sottoscritto ha deciso di lasciare X insieme a premi Oscar del cinema come Nicola Piovani o al presidente della federazione nazionale della Stampa, Vittorio Di Trapani. L’Europa deve dimostrare che i suoi valori non sono negoziabili e che la sovranità digitale è una priorità assoluta. Migrare da X, sostenere alternative etiche, investire su proposte di piattaforme europee, e rafforzare le normative sono passi essenziali per proteggere i nostri cittadini e le nostre istituzioni.
Non possiamo permettere che la libertà di espressione venga usata come scudo per amplificare odio e divisioni. L’Europa deve agire ora, con coraggio e determinazione, per difendere la democrazia e costruire un futuro digitale sicuro e giusto per tutti i cittadini europei. L’Unione europea deve dimostrare che la trasparenza, la sicurezza e i diritti dei cittadini vengono prima degli interessi di un singolo individuo o di una piattaforma commerciale. E, dunque, fuori la piattaforma X dall’Europa. Anche l’Europa deve liberarsi del signor Musk.
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