L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, in un documento letto da Domani, boccia il disegno di legge fortemente voluto dal governo: «Tante criticità che potrebbero ostacolare l’esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali»
L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), boccia il disegno di legge sulla sicurezza presentato e voluto fortemente dal governo Meloni.
L’Osce è perentoria: la maggior parte dei 38 articoli del ddl numero 1660 andrebbe a «minare i princìpi fondamentali del diritto penale e dello Stato di diritto», è scritto nel documento integrale letto da Domani. «Nel complesso – continua – il disegno di legge evidenzia diverse criticità che potrebbero ostacolare l’esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali». La più grande organizzazione sovranazionale di sicurezza al mondo, che ha tra i suoi scopi costitutivi il rafforzamento delle istituzioni democratiche dei 57 Paesi aderenti e il rispetto dei diritti umani, lancia l’ennesimo campanello di allarme a un governo che finora non ha voluto ascoltare le critiche.
Alla luce degli standard internazionali e dei suoi impegni in tema di diritti umani, nel suo Parere non vincolante l’Osce chiede al governo italiano che molte delle disposizioni vengano «riconsiderate interamente o modificate in modo sostanziale». E lo fa mettendo sotto una lente analitica la maggior parte delle previsioni contenute nel testo, che introducono una trentina tra nuovi reati, ampliamenti di pena e aggravanti.
L’Osce chiede, per esempio, di «riconsiderare l’inasprimento delle sanzioni e la criminalizzazione di comportamenti di natura pacifica che arrecano disturbo o intralcio alla circolazione stradale» e chiede che, in questi casi, «non sia prevista la pena della reclusione». Il governo mira infatti a trasformare in illecito penale il blocco stradale, laddove prima aveva solo valenza amministrativa (se commesso con il proprio corpo) e una multa fino a 4mila euro, e prevede il carcere da sei mesi a due anni se commesso insieme ad altre persone. Da molti ribattezzata “norma anti ecoattivisti”, in realtà andrebbe a impattare anche e fortemente sul diritto di sciopero.
Anche le norme che rendono facoltativo, per le donne incinte o con figli di età inferiore a un anno, il rinvio obbligatorio di una pena detentiva sono da «riconsiderare completamente». O per lo meno, continua l’Osce, vanno specificate «le ragioni, al di là della gravità o della natura violenta del reato, da prendere in considerazione, tra cui l’interesse prevalente del bambino».
Il ddl Sicurezza entra anche dentro gli istituti penitenziari prevedendo il nuovo reato di «rivolta in carcere», che insieme ad altri previsti dal testo si aggiunge alle oltre 5mila fattispecie penali già presenti nel nostro ordinamento. Non solo, perché tra gli «atti di resistenza all’esecuzione degli ordini impartiti» rientrano anche i comportamenti di resistenza passiva. Anche lo sciopero della fame o altre forme di proteste pacifiche all’interno degli istituti penitenziari? Anche questa previsione, per l’Osce, è «particolarmente problematica» e «può essere considerata sproporzionata, soprattutto se utilizzata come mezzo per punire l’espressione pacifica del dissenso».
Insomma, per l’Osce, con l’obiettivo di dissuadere potenziali trasgressori dal commettere futuri reati, c’è il rischio di calpestare diritti fondamentali, come «il divieto di maltrattamento e i diritti alla libertà e alla sicurezza della persona, le libertà di riunione pacifica, di espressione e di movimento, nonché i diritti a un processo equo e al rispetto della vita privata e familiare».
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