Il corpo del presidente Joe Biden, un combattente pazzesco che giovedì notte durante la conferenza stampa vista da 24 milioni di telespettatori ha affrontato come un leone ferito, ma pur sempre un leone, le domande dei giornalisti, la curiosità mondiale, gli attacchi di Donald Trump, la sfiducia dei notabili del suo partito e forse anche la sua fiducia in sé stesso. E il corpo di Jasmine Paolini che, nonostante la sconfitta alla finale di ieri a Wimbledon, è arrivata al quinto posto nel mondo. Sono due immagini che nella loro distanza aiutano a capire qualcosa della crisi democratica in corso e delle sue possibili soluzioni.

L’èra della post-verità

La ricandidatura del presidente uscente americano è messa in seria discussione per la prima volta nella storia. Colpa delle condizioni di salute di Biden e della disastrosa performance televisiva nel primo faccia a faccia televisivo con Donald Trump, ma la catastrofe mediatica ha oscurato il vero problema, le bugie, la pericolosa arroganza riversata dallo sfidante repubblicano nella campagna elettorale più sporca della storia americana.

Dal 2016 gli Stati Uniti vivono nella febbre elettorale e politica. Non per caso in quell'anno, lo stesso del referendum sulla Brexit, la parola scelta da Oxford Dictionaries fu post-truth, post-verità. Che ci portava nell'èra della post-democrazia.

Oggi la debolezza di Biden, politica e sanitaria, unita alla caduta dall'Olimpo dell'ex Jupiter Emmanuel Macron, in cerca di un governo balneare, un governo à la carte, rivela un altro aspetto della debolezza democratica. L'identificazione tra le persone, i partiti e le istituzioni, effetto della politica personalizzata, indebolisce i sistemi presidenziali, e non li rafforza, come si è immaginato, se non è prevista, non è codificata la crisi nervosa e fisica del leader.

Un sistema che funziona da quasi 250 anni come quello americano si infrange sul rifiuto di Biden di ammettere l'esistenza di un problema sulla sua candidatura. La Casa Bianca si trasforma così nella casa degli spettri, Biden come re Lear, la moglie Jill come lady Macbeth, «bello è il brutto e brutto è il bello», gridano le streghe mediatiche attorno al corpo del leader ferito, tra consiglieri che complottano e notabili che cospirano per deporre il presidente, in una sorta di colpo di stato bianco. Il famigerato caminetto dei capicorrente sbarca in America.

Quel che sembra il punto di forza dei sistemi presidenziali, la stabilità del potere, si capovolge nel massimo dell'instabilità perché instabile è la persona che incarna il sistema, a Washington come a Parigi. È un elemento che dovrebbe far riflettere anche in Italia i sostenitori del premierato, quelli visibili e quelli di retrovia. Il sistema che si vorrebbe introdurre inserisce dosi massicce di rigidità, a somma zero. Ma non è la rigidità del sistema che salva, ma la sua flessibilità, in Italia lo disse nel suo ultimo discorso Aldo Moro.

Difendere la democrazia

Una considerazione che apre nuovi interrogativi su come si difende la democrazia. Se con un perenne arrocco, facendo muro, diga, come è accaduto in Francia e sta per accadere a Bruxelles (per l'osservatore italiano è del tutto familiare la scena della presidente Ursula von der Leyen che ramazza tutti i voti a disposizione nel parlamento europeo e che è costretta a dosare le virgole del suo intervento per non scontentare nessuno). O se, invece, uscendo dall'assedio e andando all'attacco.

Quando parlo di attacco non mi riferisco ai propositi bellicosi che agitano anche in Italia gli ultimi nipotini dell'unica ideologia esistente, quella liberal-occidentale, più dogmatica di una chiesa, si propone come la sola via di salvezza: extra nulla salus. Penso piuttosto a una democrazia in grado di interpretare il presente e il futuro almeno con la stessa determinazione che ha mosso le destre al momento della conquista del potere.

Il fattore Paolini

Qui c'è il fattore Jasmine Paolini. «Simbolo di multietnicità (madre polacca, nonno materno ghanese, padre italiano), in possesso di un sorriso che è indubitabilmente simbolo di equilibrio interiore, capace di trasformare i 163 centimetri di altezza da possibile limite a vantaggio di immagine. La sua stella brilla di luce particolare», l'ha descritta su queste pagine Piero Valesio.

C'è una luce particolare che brilla anche nelle oscurità dei tempi ma che non riusciamo a riconoscere. Il sogno di un'altra società possibile è già realtà presente per generazioni nuove. Sono contemporanei quei figli che in Francia e in Italia hanno votato a sinistra, nella sorpresa generale e senza nessuna analisi approfondita successiva: forse perché smentiscono i cliché dei giovani sdraiati. O forse perché sono portatori di nuove domande e di nuove soluzioni, per ridare una nuova linfa a democrazie che altrimenti rischiano di spegnersi nei tatticismi e nel declino.

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