«Sono una grande amica degli Usa, una atlantista convinta, e credo fermamente che l’amicizia tra americani ed europei resti»: Ursula von der Leyen lo ha appena ribadito alla Zeit.

La Cina resiste frontalmente all’attacco commerciale trumpiano e per quanto il presidente americano su Truth le tuoni contro, il segretario Usa al Tesoro lascia intravedere altre crepe nella Casa Bianca: «Nessuno pensa che siano sostenibili» (dazi di tali dimensioni). L’Ue ha scelto una reazione diversa da quella cinese – per qualità e portata – e Bloomberg fa filtrare che «l’amministrazione Trump ha detto all’Ue che la maggior parte dei dazi Usa contro l’Ue non saranno rimossi»; dunque «i progressi negoziali appaiono scarsi».

Il quaderno di Šefčovič

Lunedì per almeno un paio d’ore il commissario Ue al Commercio Maroš Šefčovič ha negoziato coi suoi omologhi americani (Lutnick e Greer). Da febbraio Šefčovič va negli Usa a trattare; il contatto è quotidiano. Ma come lui stesso aveva chiarito quando l’Ue rinviò le sue contromisure, Trump rifiutava di parlare di negoziato prima del Liberation Day. Voleva andare avanti coi suoi annunci. Dopo che gli Usa hanno ridotto al 10 per cento per 90 giorni i dazi generalizzati (restano al 25 su auto, acciaio e alluminio), anche il registro pubblico è stato adattato: il commissario riferisce che «sono iniziati i negoziati per una soluzione condivisa». Il suo staff fa intendere che si svilupperanno per tutti i 90 giorni della pausa «e siamo solo ai primi».

L’incontro di lunedì – si apprende dal resoconto di Šefčovič – spaziava «dai dazi alle barriere non tariffarie»; per queste ultime Trump intende ad esempio le regole (come il principio di precauzione o le norme sul digitale). I portavoce della Commissione vogliono «rassicurare gli europei che i nostri standard di salute e sicurezza, anche digitale, non sono in discussione». Ma di qualcosa si deve aver discusso. Šefčovič riporta che in Usa ci si è focalizzati sulla proposta Ue dei «dazi zero» (che Trump ha già respinto pubblicamente), sulla sovrapproduzione di acciaio e alluminio e sulla tenuta delle forniture negli ambiti dei semiconduttori e della farmaceutica. Von der Leyen cerca di frenare la nuova ondata di dazi contro il settore farmaceutico, col quale si è pure incontrata di recente.

La squadra europea è andata via da Washington con l’idea di far proseguire il tavolo sul versante tecnico (tra esperti) senza ulteriori incontri politici in agenda (per ora) ma con comunicazioni costanti. Di solito ci sono due motivi per cui si passa al livello tecnico: o le volontà politiche sono state ben definite, o al contrario sono arenate. La risposta si trova tra le righe del taccuino del commissario: «Entrambe le parti dovrebbero portare qualcosa al tavolo. L’Ue sta facendo la sua parte, ora è necessario che pure gli Usa definiscano la loro posizione». L’incontro stesso viene definito come «parte di uno scoping exercise», cioè di un tentativo di individuare le aree su cui accordarsi: «Dev’essere un gioco a due», gli Usa devono dire cosa vogliono. Il FT sintetizza con: «Gli Usa non hanno detto neppure cosa vogliono».

Vance e le pretese Usa

Dalle parti di palazzo Berlaymont continuano a dire che serve «pazienza e calma» e che «finora stiamo seguendo la strategia giusta». Dalla cerchia trumpiana però non si allenta la pressione su e contro l’Europa. Mentre J.D. Vance rilascia l'ennesima intervista in cui chiede agli europei più impegno sulla sicurezza (e preannuncia accordi commerciali più difficili che con Londra), il presidente della Commissione federale per le comunicazioni Brendan Carr ha esortato gli europei a lasciar stare gli scetticismi verso gli accordi con Musk sui satelliti perché se non scelgono Starlink «vuol dire che preferiscono la Cina».

Dunque non è che gli Usa non dicano cosa vogliono, è che lo fanno per vie meno ortodosse. Intanto gli annunci su possibili multe di Bruxelles contro Meta e Apple sono magicamente in ritardo di un paio di settimane rispetto alle previsioni, mentre sotto traccia la Commissione porta avanti una fitta deregulation («semplificazione») e ha appena avviato le consultazioni per rivedere il sistema di emission trading (ets).

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