«Ci differenziamo per quasi tutto» da quello che sta facendo il governo Semaforo. Ci si aspetterebbe una presa di posizione simile da un partito dell’opposizione, in realtà sono parole di Dietmar Woidke. Colui che non si può che definire il volto della Spd in Brandeburgo. Governatore uscente, è il terzo presidente dei socialdemocratici: per il partito, il Land che circonda Berlino è una roccaforte fin dal 1990.

A governarlo sono stati Manfred Stolpe e Matthias Platzeck, due pezzi da Novanta, per altro originari dell’est, a differenza di altri ministropresidenti “importati” dall’ovest. Nel 1994 la Spd raggiunse addirittura la maggioranza assoluta da sola. Anche Olaf Scholz, che pure è originario di Amburgo, ha portato il suo collegio elettorale – e la sua famiglia – a Potsdam, il capoluogo di questa regione. Perderla significherebbe compromettere in maniera forse irrimediabile la corsa alla cancelleria del 2025, per la quale Scholz si è già ricandidato.

Il suo gradimento continua a sprofondare, anche se per il momento le voci che evocavano la possibilità che al suo posto scendesse in cambio l’apprezzato ministro della Difesa Boris Pistorius per il momento sembrano infondate. Non è però detto che le cose non cambino dopo questo voto.

Le elezioni rischiano comunque di consegnare al passato il predominio incontrastato dei socialdemocratici: di qui le parole di Woidke sul governo centrale e la sua decisione di fare campagna elettorale in solitaria.

Sono stati ridotti al minimo gli appuntamenti in cui ha fatto capolino il cancelliere, che per tutto il mese è stato considerato più dannoso che utile al partito in regione. I due schiaffoni che i partiti di governo hanno preso negli altri due Land orientali che hanno votato il primo settembre non hanno aiutato.

Negli ultimi giorni i sondaggi restituiscono però l’immagine di una rimonta: primo partito è ancora AfD con il 28 per cento dei consensi, la Spd la insegue al 27 per cento. Altro testa a testa per il terzo e quarto posto, per cui si sfidano Cdu e BSW, rispettivamente al 14 e al 13 per cento.

La ragione del recupero dei socialdemocratici, secondo diversi osservatori, sta nello shock che hanno subito gli elettori vedendo il disastro delle ultime regionali, quelle in Turingia e in Sassonia, dove l’estrema destra ha avuto risultati ottimi. La questione è anche un’altra: il cambiamento drammatico del 1990, che ha scombinato le vite di tutti i tedeschi orientali, è ancora ben presente nella memoria condivisa. Dopo uno scossone di quella portata, la stabilità diventa un valore da preservare a ogni costo: la conferma di Woidke, in questo quadro, assume tutto un altro significato.

Risucchiati da Berlino

Il tema predominante della campagna elettorale è però stato il rischio rappresentato dall’estrema destra. La migrazione, cavallo di battaglia di AfD, non è stata centrale come altrove, visto che in Brandeburgo meno del 12 per cento dei cittadini ha un background migratorio.

Il clima sociale, poi, non versa nelle stesse condizioni che si potevano rilevare in Turingia e Sassonia: il governo si può intestare il merito di aver portato in regione Elon Musk, che a Grünheide ha aperto una gigafactory da 7.000 dipendenti.

I politici dei partiti tradizionali sono però comunque diventati bersaglio della violenza di estrema destra: ci sono state aggressioni personali e danneggiamenti di candidati di Cdu e Linke. Il Brandeburgo nasce come regione rossa, poi ultimamente è diventata anche la sede del magazine di estrema destra Compact, che – dopo una chiusura temporanea ordinata dal ministero dell’Interno – ha ripreso i lavori da Falkensee.

Ad avere contatti stretti con il periodico è AfD, che è sospettata di estremismo di destra dai servizi segreti interni. Ma nonostante il quadro stia migliorando per la Spd, Woidke non si può rilassare.

Perché la polarizzazione lo sta aiutando a recuperare, ma rischia anche di azzerare i consensi nei confronti dei potenziali partner di coalizione senza cui non andrebbe lontano. Soffrono soprattutto i Verdi, attaccati con vigore dalla Cdu, che attualmente si trovano sotto la soglia di sbarramento. Stesso discorso per la Linke, ferma al 4 per cento.

Il recupero della Spd, insomma, è avvenuto a spese degli altri partiti di centrosinistra: un cannibalismo che danneggia gli scenari di formazione delle alleanze. Se non dovessero riuscire a rientrare in parlamento, si veleggerebbe verso una grande coalizione su cui innestare il BSW. Una scelta che disinnescherebbe il rischio AfD, ma metterebbe socialdemocratici e cristianodemocratici di fronte a una collaborazione inedita, che sta partendo in salita anche in Turingia e Sassonia. BSW rimane un partner imprevedibile, soprattutto per quanto riguarda i temi di politica estera.

La conditio sine qua non per la sua collaborazione resta lo stop alle forniture di armi all’Ucraina e Sahra Wagenknecht insiste per partecipare di persona alle trattative, cosa che non dovrebbe facilitare il dialogo.

Concorrenza BSW

A scegliere Wagenknecht è però un elettorato che in parte si sovrappone a quello della Spd, motivo per cui la strada sembra ormai quasi già tracciata. Non è un caso che in uno dei suoi pochi appuntamenti elettorali, a Prenzlau, Scholz ci ha tenuto a ribadire che la Germania non fornirà all’Ucraina missili da crociera Taurus, a prescindere da cosa decidano gli alleati Nato.

Una posizione che soprattutto gli elettori che più simpatizzano per una soluzione diplomatica del conflitto dovrebbero apprezzare. Così come l’ambizione di perseguire gli attentatori che pochi mesi dopo l’inizio del conflitto hanno fatto saltare in aria il gasdotto Nord Stream II.

Il cancelliere, in ogni caso, sa che deve stare defilato nelle ultime ore che precedono il voto. Soltanto il 3 per cento della popolazione sostiene il governo Semaforo, rivela un recente sondaggio del quotidiano Tagesspiegel. Prendere le distanze dalla devastante maggioranza berlinese è fondamentale per Woidke, soprattutto per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino. Ovviamente non sarà l’elezione regionale di settembre a determinare la linea della Germania sul sostegno dell’Ucraina, ma la Spd non può permettersi di lasciare il cavallo di battaglia della soluzione diplomatica interamente ad AfD e BSW.

L’estrema destra e i populisti rossobruni rischiano però di apparire più credibili e coerenti su un argomento che per il cancelliere è spinoso fin dall’inizio della guerra in Ucraina. La Spd manteneva infatti tradizionalmente ottimi rapporti con Mosca (senza arrivare agli eccessi di Gerhard Schröder, che è andato a lavorare per Vladimir Putin dopo la fine del suo mandato) fino all’inizio del conflitto: tagliarli a uno a uno, con un impegno costante e sempre più esplicito dell’Ucraina anche in termini di forniture militari, è stato un processo difficile e incomprensibile soprattutto a est, dove la memoria di un’esistenza legata a doppio filo con quella dell’Unione sovietica rimane ancora viva. Il mezzo passo indietro di Scholz a Prenzlau mira a rassicurare chi non si sente più a proprio agio nella Spd.

Per la Spd quella di oggi è una sfida che non si può perdere. Lo sa anche Woidke, che ha già promesso di non essere a disposizione come governatore se AfD dovesse raccogliere più consensi della Spd. Una provocazione che però rischia di complicare le trattative per la formazione del governo regionale, se l’uomo forte del Brandeburgo decidesse di non essere della partita. E che può rivelarsi devastante per il cancelliere a Berlino.

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