“Macron, destitution” si legge sui cartelli e sui volantini sventolati dalle persone radunate a piazza della Bastiglia, a Parigi. Come due settimane prima, sabato 21 settembre migliaia di persone sono scese in piazza in tutta la Francia «contro il governo Macron-Barnier», su appello dell’Unione Nazionale degli Studenti.

«Siamo qui per manifestare contro la presa di potere di Emmanuel Macron,» dice Clarence, un manifestante di 26 anni: secondo lui, la nomina a Primo Ministro di Barnier, del partito di destra Les Républicains, che al primo turno delle elezioni ha ottenuto poco più del 7% dei voti «è una vera e propria negazione della democrazia».

Risultato non rispettato

«C'è un assoluto disprezzo per le elezioni dello scorso giugno: si prendono gioco di noi» aggiunge Lena, militante dell'Unione degli Studenti di 19 anni. Secondo Sylvie, manifestante di 57 anni e militante in La France Insoumise, le posizioni politiche di Barnier «vanno nella direzione opposta a quella che la gente ha voluto esprimere alle urne, che è demoralizzante».

Nelle stesse ore in cui nelle piazze del Paese si riunivano i manifestanti, si attendeva l'annuncio ufficiale del nuovo governo. Già giovedì 19 settembre, Barnier aveva infatti confermato di aver raggiunto un accordo politico e aveva incontrato Macron per presentargli la sua scelta di ministri.

Secondo le indiscrezioni, tra i 16 ministri dell’esecutivo sarebbero stati previsti 7 ministri di Ensemble pour la République, il partito di Macron, 3 di Les Républicains, il partito di destra di cui fa parte Barnier, 2 ministri di MoDem, 1 di Horizon (partiti centristi alleati di Ensemble), e un ministro del partito centrista UDI.

Avrebbero poi completato l'esecutivo un ministro di un partito minore di sinistra (esterno al Nuovo Fronte Popolare) e un ministro di un partito minore di destra (quindi non del Rassemblement National).

Spostamento a destra

Una composizione di governo chiaramente orientata a destra, che ha aumentato la rabbia dei sostenitori del Nuovo Fronte Popolare, la coalizione di sinistra arrivata prima, per numero di seggi, al secondo turno elettorale del 7 Luglio scorso. Ma erano soprattutto alcuni dei nomi circolati per le posizioni di governo a causare indignazione tra gli elettori di sinistra: in particolare, Bruno Retailleau come ministro dell’Interno, e Laurence Garnier come ministra per la Famiglia (Garnier lo scorso marzo ha votato contro l'inserimento del diritto all’aborto nella Costituzione), un nome che non é piaciuto nemmeno al presidente Macron.

«La proposta di questi ministri rappresenta un vero pericolo per i nostri diritti», dice Lena «è evidente che stanno avanzando idee molto reazionarie e molto conservatrici».

L’orientamento a destra del governo di Barnier è probabilmente legato al fatto che, per poter governare, il nuovo esecutivo ha bisogno che l’estrema destra del Rassemblement National non lo sfiduci (dal momento che l'alleanza di sinistra del Nuovo Fronte Popolare ha già annunciato che darà la sfiducia al governo). La nomina di esponenti di destra e di figure con idee conservatrici potrebbe quindi essere un modo per guadagnarsi il non-veto del RN.

Il fatto che il governo si reggerà, con ogni probabilità, sull'astensione del RN è un altro motivo di rabbia da parte dei manifestanti. «Ci sentiamo derubati: la situazione politica è ancora peggiore di prima [delle elezioni di giugno], perché ora c'è di fatto un'alleanza con l'estrema destra», dice Sylvie.

Accordo tradito

La rabbia è accentuata dal fatto che, durante il secondo turno delle elezioni legislative, la coalizione di Macron ha partecipato, con il Nuovo Fronte Popolare, al patto informale noto come Fronte Repubblicano: un accordo che, attraverso una serie di desistenze al secondo turno elettorale per evitare la vittoria dell’estrema destra, ha effettivamente arginato l’avanzata del Rassemblement National.

«Io penso che il Fronte Repubblicano sia morto» dice Clarence, «Macron cerca a tutti i costi di escludere La France Insoumise e la sinistra dal Fronte Repubblicano. Sta costruendo il suo famoso arco repubblicano dalla sinistra centrista fino ad includere il RN».

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