Potere al Popolo ha organizzato un altro sit-in contro il riarmo. Tensioni con le forze dell’ordine quando i manifestanti hanno cercato di spostarsi da piazza San Francesco
C’è una bandiera dell’Europa che brucia a duecento metri da piazza Nettuno, a Bologna, dove Romano Prodi inaugura con un videomessaggio “Una piazza per l’Europa”, la manifestazione organizzata da Matteo Lepore, sindaco di Bologna, e Sara Funaro, sindaca di Firenze, ispirata a quella del 15 marzo a piazza del popolo a Roma. «Abbiamo bisogno dell'Europa per questo sono con voi. Il mondo sta cambiando e anche quella che veniva definita la più grande democrazia del pianeta, non è più democrazia.», dice in video collegamento l'ex presidente del Consiglio e della Commissione europea.
Poco più in là, in via Ugo Bassi, la manifestazione promossa da Potere al Popolo per contestare il riarmo e radunata in contemporanea a quella dei sindaci del Partito Democratico è un corteo in marcia: «Questa bandiera non ci rappresenta - scandiscono dal megafono - simbolo di chi oggi spende i nostri soldi per il riarmo europeo e per la guerra». Sventolano quelle della Palestina, di Usb e del collettivo Cambiare Rotta. Quello che doveva essere un presidio statico si muove, prova a sfondare il cordone di polizia. Volano lattine di birra in risposta ai lacrimogeni, qualche colpo di manganello. Poi i manifestanti proseguono in direzione opposta.
Una città tesa e divisa su un tema che mai era stato così sentito dalle piazze e dalla politica. «Non avevamo mai parlato tanto di Europa come negli ultimi mesi, ma siamo stati costretti» dice il giornalista e scrittore Michele Serra, ideatore della prima manifestazione per l’Europa. Dal palco di piazza Nettuno imbandierata con i colori della pace portati dalla Cgil, Serra spiega: «Siamo stati costretti a ripensare a noi stessi. Nel momento in cui l'America parla come il padrone parla ai servi e la Russia parla e agisce come un impero reazionario, ostile ai diritti umani, alla democrazia e alla pace, gli europei si domandano chi sono e cosa devono fare». Il sindaco Lepore annuncia che manderà: «Il video di questa piazza così piena al sindaco di Kharkiv in Ucraina, siamo gemellate dal 1966, abbiamo mandato loro beni di prima necessità e diversi volontari sono partiti e hanno aiutato quella popolazione: e lo manderò ai sindaci a Gaza, voglio mandare video di questa piazza allo staff del sindaco Imamoglu ingiustamente carcerato». Una piazza unita che cerca anche una sintonia con quella del M5s che sabato ha attraversato Roma: «La bella piazza di ieri per la pace e la nostra piazza di oggi per l'Europa sono complementari, non contrapposte», specifica nel suo intervento il giornalista Gad Lerner «Partecipi di una ricerca comune perché non si dà pace innalzando le spese militari di 27 Paesi sovrani, ma attraverso la costruzione dal basso di una cittadinanza europea». Sulla stessa linea la sindaca di Firenze, Sara Funaro che non vuole «mettere separazioni tra le piazze».
Ed è contro la destra al governo che concentra il suo intervento: «Noi siamo figli del manifesto di Ventotene. Un testo che è stato ridicolizzato, senza rispetto di due uomini che lo scrissero nel confino fascista, due uomini liberi, perseguitati ma che non scrivono parole rabbiose ma parlano di libertà e fratellanza. In questa piazza vedo il coraggio che serve per portare avanti il sogno europeo. La nostra Europa non è quella dei muri che lascia morire le persone in mare, che discrimina in base a orientamenti sessuali. La nostra Europa è l'Europa della pace, della giustizia sociale, dell'accoglienza, dei diritti e della cittadinanza». Tra la folla c’è anche Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di AVS, il giorno prima sul palco dei Cinquestelle ai Fori Imperiali, questa volta presente a Bologna: «Bisogna costruire ponti tra la bella manifestazione del M5S e le mobilitazioni di oggi». Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente Anci, chiude la manifestazione in video: «Questa piazza continua il sogno della grande Europa delle comunità e delle città. Abbiamo bisogno di più futuro, di più sogni e della forza di stare assieme». E sulle note dell’Inno alla gioia suonate dalla tromba di Paolo Fresu la piazza si congeda.
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