La marea blu inonda piazza del Popolo a Roma per la manifestazione per l’Europa promossa da Michele Serra su Repubblica. Riempie il catino della piazza con le persone sventolano il vessillo dell’Europa, della Pace anche quello giallo e blu ucraino, della Georgia e della Palestina.

Tutti stretti sotto un cielo plumbeo, assiepati anche dal lato di via del Corso e lungo le salite che portano al Pincio e nello slargo davanti a Porta del Popolo. Almeno 50mila, secondo gli organizzatori. «Questa piazza non ha risposte, ma ha ben chiare le domande: è un punto interrogativo di colore blu. Noi siamo la domanda che consegniamo a noi stessi, a chi ci governa, a chi ci rappresenta nel parlamento italiano e in quello europeo. Chi si illude di avere le risposte in tasca, e sa come si fa la guerra, e sa come si fa la pace, oggi non è qui», dice Serra da un palco a cui bisogna voltare le spalle per comprenderne il senso.

«Noi siamo arrivati qui da Torino. Io ho 75 anni, mio marito 79. Ripartiamo in serata. Era un dovere per un’Europa che sia finalmente altro», spiega Rita mentre alle spalle gli agenti sono costretti a chiudere gli accessi: «Non c’è più capienza» spiegano a chi cerca di entrare. Il colpo d’occhio restituisce una piazza certamente adulta. Una piazza civica, plurale anche nei cartelloni esposti: “Cessate il fuoco”, “No Rearm”, “Non fermare il processo per un’Europa politica”.

Le voci delle opposizioni

Una prova superata per l’opposizione che si ritrovano fianco a fianco, eccezione fatta per il Movimento cinque stelle a cui Giuseppe Conte ha posto il veto: «Troppe ambiguità. È una piazza dove tanti porteranno le bandiere di guerra». Cioè quella dell’Europa, sfoggiata al collo da Elly Schlein che attraversa la marea blu accolta da un applauso dei manifestanti che erano nelle vicinanze. Chi grida «vai avanti, vai Elly», tra selfie e abbracci per poi dirigersi nell’area del retropalco.

Qui si ritrovano i leader: da Carlo Calenda di Azione, passando per Riccardo Magi di + Europa, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Avs. Assente Matteo Renzi, c’è Maria Elena Boschi in rappresentanza di Italia Viva, attorno a lei un capannello di ex colleghi di partito gli europarlamentari del Pd Brando Benifei e Dario Nardella, insieme a all’esponente di Italia Viva Luciano Nobili. Ivan Scalfarotto incrocia Alessandro Zan.

In piazza si ritrovano anche Matteo Orfini, Luigi Zanda, già capogruppo e tesoriere del Pd, Paolo Gentiloni, Alessia Morani e Pina Picierno.

La segretaria del Pd reduce dallo scontro sul voto di mercoledì a Strasburgo mette subito da parte le polemiche tra sostenitori e detrattori del piano Von der Leyen: «Oggi non è il tempo delle polemiche. Godiamoci questa meravigliosa piazza», dice ai giornalisti che le chiedevano dello scontro nel Pd e nelle opposizioni.

«La pace deve essere garantite da un’Europa forte e forte vuol dire esserlo anche militarmente», è il commento invece Calenda che entra nella piazza dalla parte opposta da quella scelta da Schlein e Fratoianni. Magi interpreta il messaggio della piazza ai governi europei: «Fatela questa Europa, fate l’Europa politica che manca, a cominciare dalla politica estera e di difesa».

Dall’altra parte c’è chi, come Fratoianni, ha deciso di partecipare solo quando è stato chiaro che la piattaforma della manifestazione non era per sostenere la corsa al riarmo. «Io sono molto sereno, sono qui con le mie idee come sempre fatto, supportato dalla coerenza dei miei comportamenti parlamentari, fin dall’inizio mi sono schierato a favore della pace contro l’escalation militare e oggi non posso che confermarlo davanti al suicidio di Ursula von der Leyen e 800 miliardi che rappresentano un favore enorme a chi vuole la disgregazione dell’Unione europea». Uniti nella diversità.

Gli interventi

In sottofondo il violoncello suona la Nona di Beethoven “Inno alla Gioia”, inno ufficiale dell’Unione Europea. Si alternano gli interventi di attori, scrittori e artisti. Particolarmente applaudito Antonio Scurati che ha ricordato da dove l’Europa è nata, dalle ceneri della Seconda guerra mondiale. «Noi non siamo gente che invade i paesi confinanti, che bombarda e rade al suolo le città. Non massacriamo e torturiamo i civili, non deportiamo i bambini usandoli come riscatto. Lo abbiamo fatto fino a 80 anni fa quando gli italiani, troppi, erano fascisti e alleati con i nazisti. Ma abbiamo smesso di farlo una volta e per sempre».

Fabrizio Bentivoglio commuove con il discorso di Pericle agli Ateniesi mentre Jovanotti intona l’inno europeo. Sul palco anche Roberto Vecchioni, insieme con la figlia Francesca. Alessia Crocini di Famiglie Arcobaleno attacca il governo Meloni per le «Leggi putiniane contro il fantasma del gender e le nostre famiglie».

Con le note di Sogna ragazzo sogna intonate da Roberto Vecchioni si chiude «Una piazza unita». «Non perdiamoci di vista» è il saluto di Serra a fine manifestazione. E mentre a margine il leader della Cgil, Maurizio Landini convoca per il 29 marzo «una grande assemblea» gli occhi sono puntati su quella convocata da Giuseppe Conte del 5 aprile. Dal Nazareno scetticismo: «La piazza dove bisognava esserci era questa».

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