Bombardamenti senza precedenti, decine di morti e feriti, il fronte arretra e gli Usa danno il via libera agli attacchi in Russia. Nonostante le promesse di Trump, la pace sembra sempre più lontana
Sono passati esattamente mille giorni dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina e il conflitto non è mai stato così caldo come oggi. Nel fine settimana, l’aviazione russa ha lanciato uno dei più grandi attacchi aerei di sempre con l’Ucraina. Nuovi missili hanno colpito Odessa, uccidendo in pieno giorno almeno dieci persone e ferendone più di 40, mentre la città continua a restare in buona parte senza luce e senza riscaldamento.
Le cose potrebbero presto scaldarsi ulteriormente. Nei prossimi giorni ci si attende una risposta di Kiev agli attacchi di questi ultimi giorni, soprattutto ora che dalla Casa Bianca è arrivata l’autorizzazione a usare missili a lungo raggio di fabbricazione americana, anche se per ora, sembra, soltanto nella regione russa di Kursk. «Sosteniamo l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina», ha detto il presidente americano Joe Biden, nel suo primo commento dopo il via libera. Mosca ha accusato la mossa di «gettare benzina sul fuoco» e promette ulteriori rappresaglie. «Queste azioni non saranno lasciate senza una nostra reazione adeguata», ha detto il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dimitri Peskov.
Mentre bombe e missili russi cadono sempre più spesso e gli ucraini si preparano a rinnovare i loro attacchi contro raffinerie e centrali energetiche russe, anche la guerra sul terreno ha raggiunto un nuovo livello di intensità. Secondo gli ucraini, ottobre è stato uno dei mesi in cui hanno inflitto le maggiori perdite all’esercito russo. Ma, allo stesso tempo, è stato anche il periodo in cui le truppe del Cremlino sono avanzate più rapidamente.
A Kursk, gli ucraini hanno perso circa metà del terreno che avevano occupato con la loro incursione a sorpresa ad agosto. Nella regione di Kharkiv, i soldati di Kiev hanno dovuto quasi completamente abbandonare la zona cuscinetto che proteggeva la strategica città di Kupiansk. In Donbass, continuano a ritirarsi gradualmente da oltre sei mesi, mentre migliaia di soldati rischiano di restare circondati nella cittadina di Kurakhove. Zelensky si è recato in visita a Pokrovsk, poco lontano, per tenere alto il morale dei difensori di questo importante centro logistico che è allo stesso la prossima città a rischiare di finire sotto assedio.
Zelensky parla all’Europa
Saranno questi gli argomenti al centro del discorso che Zelensky terrà oggi in videocollegamento durante la sessione plenaria del Parlamento europeo, convocata proprio in occasione dei mille giorni di guerra in Ucraina. Con ogni probabilità, il presidente ucraino chiederà agli europei di proseguire con il loro sostegno, più importante che mai ora che l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca mette in dubbio gli aiuti Usa. La speranza principale di Zelensky è quella di vedere paesi europei come Francia, Italia e Regno Unito, rimuovere i loro divieti all’uso dei loro missili su suolo russo, come appena fatto dagli Usa, e aumentare le consegne di questo tipo di armi – tutte e tre questi paesi possiedono missili Storm Shadow/Scalp, in grado di colpire bersagli a centinaia di chilometri di distanza.
Il governo italiano, però, sembra essersi già tirato fuori. «La nostra posizione sull'uso delle armi da parte dell'Ucraina non cambia, si possono usare solo all'interno del territorio ucraino», ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Ancora meno speranze di vedere la Germania cambiare opinione nel breve periodo. Il portavoce del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha ribadito che il governo non intende cambiare il suo parere negativo sulla consegna dei missili Taurus.
E i negoziati?
Di possibile negoziati si è parlato molto nelle ultime settimane, ma oggi le prospettive per iniziare a trattare raramente sono sembrate così remote come in queste settimane. Il Cremlino ha respinto il piano di pace che il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, intende presentare al G20 in corso Brasile, basato sull’idea di congelare il conflitto sull’attuale linea del fronte. «Si tratta di un’idea inaccettabile per noi», ha commentato il portavoce di Putin. Ufficialmente, il Cremlino chiede la cessione alla Russia delle quattro regioni ucraine che sono state formalmente annesse, nessuna delle quali, però, è al momento completamente controllata dalle truppe russe. Dal canto suo, Kiev rifiuta di cedere qualsiasi porzione di suolo nazionale alla Russia, per non parlare di parti di territorio che non sono nemmeno occupate.
Mentre le prospettive di pace languono, nemmeno Trump ha tirato fuori dalla sua manica il piano di pace in grado di fermare il conflitto «in 24 ore» di cui aveva parlato in campagna elettorale. Dopo il giallo della telefonata con Putin della settimana scorsa, smentita dal Cremlino, il presidente eletto non ha preso altre iniziative significative. Secondo i media americani, il suo piano di pace si basa sugli stessi principi di quello proposto da Erdoğan – e rischia quindi di incontrare la stessa reazione da parte del Cremlino.
Tra i fedelissimi di Trump, inizia a serpeggiare il dubbio che portare la pace in Ucraina non sarà la passeggiata che credevano. Il figlio di Trump, Donald Trump Junior, ha scritto su X che «il complesso militare industriale si prepara a scatenare la Terza guerra mondiale ancora prima che mio padre entri in carica», un commento riferito alla decisione di Biden di dare il via libera agli attacchi con armi Usa in Russia. Di certo, è quello che sperano a Kiev: una Russia ferita in profondità dagli attacchi a lungo raggio – soprattutto se rallenteranno la riconquista di Kursk – è una delle migliori garanzie contro un rapido processo di pace, che molti nella capitale ucraina considerano l’equivalente di una capitolazione.
Nel frattempo, l’amministrazione Biden sta cercando di sfruttare le ultime settimane del suo mandato, Trump entrerà in carica il 20 gennaio, per rafforzare ulteriormente l’Ucraina. Fonti della Casa Bianca hanno spiegato che nei prossimi due mesi cercheranno di fornire all’Ucraina tutti i 6 miliardi di dollari in aiuti militari già approvati, così da assicurare la loro consegna prima dell’arrivo di Trump.
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