Il flop dei centri in Albania, il caso Almasri, lo scontro con la magistratura: niente di tutto questo è all’ordine del giorno del partito della fiamma. Una giornata avvolta dalla retorica di noi (o meglio lei) contro di loro. Presente anche la ministra Santanchè, che non parla di dimissioni
Nelle stesse ore in cui Fratelli d’Italia celebra la direzione nazionale nel centro congressi “Roma eventi”, stretto tra le vetrine di alta moda di piazza di Spagna e via del Babuino, in Albania, dal porto di Shengjin, la motovedetta della Guardia costiera italiana con a bordo i 43 migranti trasferiti lo scorso martedì fa ritorno in Italia. Il flop dei centri per il rimpatrio, il caso Almasri, le toghe rosse: niente di tutto questo viene messo all’ordine del giorno del partito della fiamma. I temi in agenda sono i primi due anni del governo Meloni, l’azione al sud, la sicurezza delle forze dell’ordine.
Sospetti e rivendicazioni
Eppure l’intera direzione è avvolta dalla retorica di noi contro loro. Il noi è sostanzialmente un io (“il” Presidente a cui tutti in direzione esprimono «solidarietà») e il loro è una collettività che oltre i togati rossi conta un insieme di entità senza volto. Perché, ecco, i dati fuori non sono rassicuranti: per il secondo trimestre consecutivo il Pil è rimasto fermo (dati Istat), le ore di cassa integrazione a dicembre 2024 sono aumentate e gli sbarchi a gennaio sono aumentati del 136 per cento. Ma un punto è già sicuro: la «non ricattabilità», a prescindere. Qualcosa che aleggia sin al giorno zero, quando ancora prima della formazione del governo, Giorgia Meloni lanciò questo messaggio, prima a Silvio Berlusconi, poi contro tutti.
La leader di FdI è assente. Portatore di questo clima complottista alla direzione è Carlo Fidanza, capodelegazione del partito al parlamento Ue, che al suo arrivo ci tiene a precisare ai cronisti: «C’è la sensazione che ci sia una parte minoritaria della magistratura che persegue obiettivi politici, che utilizza il proprio potere per cercare di arginare un’azione di governo che naturalmente ha una legittimazione popolare e parlamentare forte».
Segue a ruota il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: «I cittadini lo capiscono meglio di chiunque altro, dobbiamo subire l’aggressione di chi non vuole che l’Italia cambi, poi c’è qualcuno che non si rassegna a che l’Italia vada bene». Qualcuno chi? Ci pensa il ministro della Protezione civile Nello Musumeci, a entrare nei dettagli: «C’è una parte della magistratura che è convinta che se un governo è di centrodestra o di destracentro, bisogna mandarlo a casa e questo significa mancanza di rispetto verso il popolo italiano».
Una direzione fatta di sospetti e rivendicazioni. «C’è chi fa di tutto per provare ad ostacolare chi combatte i trafficanti di esseri umani», dice il capogruppo di FdI alla Camera, Galeazzo Bignami. «Io sono convinto che chi governa debba fare qualunque cosa giusta per difendere la nazione. Questo sì, è uno dei compiti di chi ha la responsabilità di governare», spiega Crosetto quasi riprendendo il teatrino messo in scena da Bruno Vespa durante la sua trasmissione “Cinque Minuti”.
Il caso Santanchè
Il resto scivola, senza lasciare traccia. Come la presenza della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, attesissima dai cronisti, sceglie di passare proprio dall’entrata principale occupata dai cronisti, nervosa dietro gli occhiali da sole. Nessuna dichiarazione.
Una prova di forza, dice chi le sta vicino, un modo per dire: sono qui e ci resto. Entra, si fa scattare una foto mentre sussurra a Donzelli e se ne va dall’uscita secondaria. «Impegni pregressi». Sui social pubblica un post: «Continueremo a lavorare uniti per raggiungere traguardi sempre più ambiziosi».
«Neanche quando sono entrati gli altri ministri c’è stato chissà che», commenta il ministro delle Politiche Ue Tommaso Foti. Nessun applauso? «In genere si applaude il presidente del partito, non gli altri». E in effetti la direzione si apre proprio con un applauso a Meloni. L’intera direzione esprime solidarietà «Al presidente e agli altri ministri» per la vicenda Almasri. A Domnani risulta che esposti contro Francesco Lo Voi, il procuratore che ha indagato mezzo governo per favoreggiamento e peculato, siano pronti.
L’attacco alla magistratura
Contemporaneamente i capigruppo meloniani alla Camera dei deputati e del Senato, Bignami e Lucio Malan mandano alle agenzie un comunicato che è un attacco diretto alla magistratura: «Tutti e cinque i giudici che ieri hanno firmato i provvedimenti della Corte di appello provengono dalla Sezione specializzata del Tribunale di Roma. Quindi, il governo e il parlamento hanno trasferito la competenza alla Corte di Appello per sottrarla alle Sezioni specializzate del Tribunale e loro migrano in massa, grazie anche al provvedimento del presidente della Corte che glielo consente. Una chiara presa in giro del parlamento».
Intanto fonti dal Viminale fanno trapelare che il governo, non intende fare passi indietro, anzi il “modello Albania” dell’Italia è «largamente condiviso in Ue». Dentro la sala Congressi il presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone rivendica: «Un’azione riformatrice per rimettere al centro della cultura italiana» ma la sala si svuota; non un buon segnale per il rinnovo della presidenza.
E con un pizzico di cultura e «un invito alla responsabilità» chiude la sorella di Meloni, Arianna, capo della segretaria politica, citando Tolkien, il solito Tolkien che lei stessa il 25 settembre 2022 usò per commentare la vittoria di Fratelli d’Italia alle elezioni: «Ti accompagnerò sul monte Fato a gettare quell’anello nel fuoco, come Sam con Frodo» scriveva. A distanza di due anni ricorda che «Giorgia è il nostro Frodo e noi siamo la Compagnia dell’Anello» ha ancora «un anello pesante da portare e lo sta facendo con impegno totale per l’Italia: tutti noi dobbiamo aiutarla e sostenerla con grande responsabilità e senza errori». Chissà che questo anello che Meloni porta con sé e che non riesce a distruggere, alla lunga non la consumi, come è successo con Gollum.
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