Non c’è solo Fabio Tagliaferri alla Ales. La ragnatela sulle nomine di Arianna Meloni inizia da Manuela Cacciamani al vertice di Cinecittà, arriva alla Rai con la protezione garantita ai dirigenti prediletti, passando per il suggerimento dei ministri, per esempio Orazio Schillaci. E c’è chi, come Francesco Rocca, ha più che velatamente ammesso che la sua candidatura alla regione Lazio sia stata frutto della decisione della sorella della premier: «Probabile che sia stata lei a suggerire il mio nome. La conosco da moltissimi anni».

Arianna Meloni, la sorella più influente d’Italia, ripete a tutti di «non occuparsi delle nomine», perché si dedica all’organizzazione di Fratelli d’Italia di cui è capa della segreteria politica e responsabile tesseramento. Certo, non è una sua funzione ufficiale e di sicuro non ha potere di firma. Eppure, quando si parla di incarichi a tutti i livelli, nei palazzi la frase è sempre la stessa: «Dipende da Arianna». E a destra scatta la difesa: «Non lo faceva anche la sinistra?».

Il caso Cinecittà

Una delle ultime sponsorizzazioni di peso è stata quella di Cinecittà con l’amministratrice delegata Cacciamani. E, come raccontato da Domani, la sua società (di cui ha ceduto le quote al momento della nomina), la One More Pictures, ha ricevuto contributi pubblici da alcuni ministeri e ha beneficiato di una collaborazione con il MAXXI sotto la direzione di Alessandro Giuli. Il tutto con un trait d’union in famiglia: Maria Grazia Cacciamani, sorella dell’imprenditrice-manager, oggi affianca il presidente del Lazio Rocca nell’ufficio di gabinetto. Con Arianna Meloni l’amicizia si è consolidata nei giorni della campagna elettorale delle regionali nel Lazio.

Le strade delle nomine della sorella della premier portano sempre in via Tuscolana, sede di Cinecittà. Nel cda della società pubblica siede un altro protégé, Giuseppe De Mita, che era – in un primo momento – il principale candidato al ruolo di ad. Sempre con la benedizione della sorella della premier. Alla fine De Mita jr. si è accontentato della poltrona nel cda, restando anche in Sport e salute dove è consulente e in corsa per un posto da direttore nella società in cui è presidente un altro amico della famiglia Meloni: l’imprenditore Marco Mezzaroma.

Ma il filo di Arianna Meloni è arrivato a dirimere un’ulteriore questione, sempre per quanto riguarda il cda di Cinecittà, ma interna a Forza Italia: Enrico Cavallari era voluto dal capogruppo al Senato di FI, Maurizio Gasparri, mentre Antonio Tajani puntava su Annamaria Vecchione. La vicenda ha paralizzato il rinnovo dell’organismo.

Secondo quanto risulta a Domani, la sorella della premier ha sciolto il nodo, spingendo in favore di Cavallari, come chiesto da Gasparri. Si torna al punto di partenza, alla pietra angolare di tutte le nomine. La più rumorosa resta quella di Fabio Tagliaferri al vertice dell’Ales, una delle società più importanti legate al ministero della Cultura. Da dirigente locale a Frosinone e titolare di un autonoleggio nella città ciociara al ruolo apicale in una partecipata statale da 2mila dipendenti.

Di sicuro con l’ex ministro Sangiuliano non aveva un rapporto così solido. «Lo avevo incontrato per esempio a una festa di Atreju», ha ammesso Tagliaferri in un’intervista a Repubblica.

E ancora: Manuela Maccaroni, indicata ufficialmente dalla regione Lazio, quindi da Rocca. Passando attraverso il consulto con il suo faro: Arianna Meloni.

Michetti e gli altri

C’è da dire che l’infallibilità non è il piatto forte della sorella della premier. La prima vera scelta non è stata delle più fortunate. È stata Arianna Meloni a promuovere la candidatura di Enrico Michetti a sindaco di Roma, spalancando la porta del Campidoglio a Roberto Gualtieri. Ma ad Arianna Meloni non va imputato nulla: la responsabilità è degli altri. Anche perché lei ripete che non nomina nessuno.

Intanto, alla formazione del governo, ha convinto la premier a piazzare Orazio Schillaci alla Salute, a dispetto di un profilo poco noto, e Gennaro Sangiuliano alla Cultura. Altra decisione che alla lunga si è rivelata infelice. Ma il sostituto dell’ex direttore del Tg2 è arrivato sempre dall’inner circle di Arianna Meloni: Alessandro Giuli, con il quale c’è una conoscenza pluriennale e una stima reciproca.

Nemmeno il “niet” del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ha fermato la corsa verso il Collegio romano, sede del Mic. Del resto, da quanto raccontano a Domani, Arianna Meloni ha avuto modo di apprezzare Giuli nel suo periodo al MAXXI. In quei mesi ha caldeggiato la mostra del fumettista Benito Jacovitti al museo di Roma.

A casa Meloni c’è una passione per l’artista, spesso accostato a posizioni postfasciste, sebbene non lo fosse e rivendicasse solo il suo anticomunismo.

La voce della sorella si fa sentire anche a viale Mazzini: quando in Rai c’è stato vento di burrasca sul giornalista, Paolo Corsini, con un cursus honorum di destra, e soprattutto c’è stata la blindatura di Giampaolo Rossi nelle vesti di amministratore delegato della Rai. Nessun cedimento su soluzioni alternative. Le diramazioni arrivano fino alle società pubbliche strategiche per il paese, come Terna. L’ad è Giuseppina Di Foggia, ex ceo di Nokia Italia ma poco avvezza al mondo dei colossi pubblici della rete elettrica. Una sorpresa.

Così come ha destato un po’ di stupore il contatto con Francesco Vaia, ex direttore dello Spallanzani, passato alla direzione prevenzione al ministero della Salute. Arianna Meloni, insieme alla sorella, ha avuto modo di apprezzarlo durante le fasi più acute della pandemia del Covid, quando Vaia è diventato una sorta di consigliere privato di famiglia.

© Riproduzione riservata