«Giorgia Meloni utilizza il tema dei migranti contro la Lega, ma solo per una concorrenza interna. Fra l’altro è andata a fare l’esposto alla Procura nazionale Antimafia: ha anche citofonato al giudice sbagliato. E poi un conto sono le azioni della magistratura, il governo ha ben altri strumenti». Antonio Nicita, siracusano, senatore, docente di Politica economica in una lenzuolata di atenei italiani ed esteri, è diventato famoso per una rispostaccia data a un gruppo di attivisti di destra sulla banchina di Catania, quando salì sulle navi Humanity1 e Geo Barents cariche di persone: «Pòrtateli a casa tua», gli urlarono. «L’ho già fatto», la risposta.

Intendeva dire che ha due figli afroitaliani, adottati da piccolissimi. Ma questa sarebbe un’altra storia. Oggi è candidato Pd alle elezioni europee nelle Isole. «La premier fa propaganda. Prima voleva inseguire gli scafisti per il globo terracqueo, ora dice che la criminalità governa i click day dei flussi. Sì, va dimostrato, ma non c’entra niente con la questione dei migranti, che nel caso sono due volte vittime».

La premier in Albania ha inaugurato quel che c’è dei centri italiani.

Altra propaganda. Questa storia non andrà da nessuna parte. C’è un tema giuridico: abbiamo “affittato” un pezzo di paese non europeo. Ma di fatto lì ci sarà la giurisdizione italiana, e saremo responsabili dei migranti che ci spediamo. Spendendo soldi degli italiani, 800 milioni, dovremo mandare lì forze dell'ordine, magistrati, sorveglianti, traduttori. Il rischio è quello di violare i diritti di minori e persone che hanno diritto a chiedere l'asilo e protezione, che devono incontrare psicologi, avere cure sanitarie. E già abbiamo difficoltà a farlo sul territorio italiano, figuriamoci organizzare trasferte in Albania. Non si risolve nulla, serve solo a nascondere lì persone da non far vedere alle tv italiane.

Ma l’Ue ci ha dato il via libera.

No, la Commissione ha detto che la vicenda non ci riguarda perché l’Albania non è uno stato membro. Ma resta il diritto internazionale: l’Italia dovrà dimostrare di garantire i diritti dei migranti. Ci saranno ricorsi, denunce. Il caso albanese arriverà alla Corte di Giustizia.

Intanto però il Viminale vanta la diminuzione degli sbarchi.

Chi decide le partenze è il meteo. Presto il tempo cambierà e sarà evidente. Sappiamo anche che ci sono tanti sbarchi che non vengono registrati. Gli accordi con la Libia e la Tunisia hanno un effetto, certo: le guardie costiere riprendono i migranti, anche sparando, fanno un’azione di polizia più aggressiva, ma violano le leggi internazionali. Ma il punto è un altro: per Banca d’Italia nei prossimi dieci anni ci servono sei milioni di lavoratori. Più che fare spot, è meglio organizzarne subito la formazione. Ci sono casi che hanno funzionato: in Piemonte hanno assunto mille migranti giovani, dopo averli formati.

Meloni annuncia anzi una stretta alla Bossi-Fini.

Un altro spot anti-Lega, ma anche questo non andrà da nessuna parte. La revisione di quella legge è indispensabile, ma in senso opposto, anche per questioni di mero interesse del nostro paese. Comunque le due cose non stanno insieme: o l’attività di prevenzione ha funzionato, oppure ammetti che non ha funzionato. Serve un’agenzia dell’immigrazione, in Sicilia, i soldi che spendiamo, anziché darli alla Turchia o all'Albania, teniamoli a casa nostra, per l’accoglienza e la formazione. Anche per occupare molti dei nostri giovani.

L’immigrazione tradizionalmente porta voti alla destra. Per lei non è un rischio a fare queste proposte in campagna elettorale?

È Meloni che tratta l'immigrazione come uno spot elettorale. In Sicilia e in Sardegna il problema vero è l’emigrazione. Qui abbiamo il tasso più elevato di emigrazione di giovani, si vede a colpo d’occhio andando in giro, manca un’intera fascia di età. I vecchi elettori ci raccontano che i loro figli sono andati fuori a lavorare. E i dati Istat ci dicono che, nelle nostre isole, la popolazione invecchia e diminuisce più che nel resto d’Italia.

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