Sergio Mattarella difende l’Italia dal teppismo social di Elon Musk. Musk replica a Mattarella. Giorgia Meloni tace, «imbarazzata» per l’atteggiamento dell’amico geniale ma ingovernabile. O, secondo un’altra versione, tace confusa per aver in qualche maniera invocato un aiutino da Musk contro i magistrati che le sabotano l’«operazione Albania»; senza calcolare in che guai si stava cacciando.

Fatto sta che, un intero giorno dopo il primo tweet di Musk contro i giudici («These judges need to go», «questi giudici devono andarsene»), e un intero giorno di silenzio della premier, il presidente del Repubblica mette un punto: «L’Italia è un grande paese democratico» e «sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione», dice una sua nota, in tarda mattinata. Il magnate consigliere di Trump non è un «privato cittadino», come sostengono fin lì tutti i Fratelli d’Italia (tranne il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli). Infatti Mattarella aggiunge: «Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni».

Nella notte – fuso di Washington – Donald Trump ha annunciato che Musk sarà a capo del “Doge”, Dipartimento per l’efficienza del governo, non un ministero ma una creatura cucita su misura, anzi su dismisura, come l’acronimo, che è anche una criptovaluta, il Dogecoin; il cui valore, neanche a dirlo, schizza subito su del 20 per cento.

Fin lì, in Italia è mezzogiorno, dal governo era arrivato solo l’applauso del vicepremier Salvini, che dopo la nota quirinalizia si rimangia tutto: «Quando si tratta di difendere la sovranità nazionale sono in prima fila» Peraltro nel frattempo Musk ha twittato su X di nuovo contro i nostri magistrati: «Il popolo italiano vive in una democrazia o è un’autocrazia non eletta a prendere le decisioni?». Provocando la replica del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: può «un magnate tanto influente nella nuova amministrazione Usa» parlare di affari interni allo stato sovrano italiano «senza che nessuno del governo pensi di rispondere»?. Mattarella è presidente del Csm. Ma quella del Colle è una difesa del paese e della Costituzione, prima che dei magistrati.

Sovranisti a intermittenza

Nella nota il presidente cita un’altra vicenda, di un anno fa, in cui aveva usato le stesse parole di oggi per commentare una dichiarazione di una ministra francese che aveva annunciato «vigilanza» sul governo Meloni, in procinto di nascere. In quel caso Meloni lo aveva lodato: «Penso che qualunque italiano possa sentirsi rappresentato dalla segnalazione circa il fatto che l’Italia è perfettamente in grado di badare a sé stessa senza ingerenze». Stavolta invece la premier tace. Solo dopo le parole del Colle, da palazzo Chigi filtra una sua frasetta: «Ascoltiamo sempre con grande rispetto le parole del presidente della Repubblica». A cui segue una dichiarazione in chiaro del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Ma non basta ancora. E allora palazzo Chigi fa filtrare la notizia di una telefonata fra la premier e Musk: durante la quale, viene riferito, il magnate avrebbe espresso «stima e rispetto» per Mattarella.

Ma dev’essere un ravvedimento repentino, perché in mattinata, prima delle parole di Mattarella, un Musk irrefrenabile aveva ritwittato il post di un’opinionista di estrema destra contro Mattarella: Musk e Meloni hanno ragione, scrive, «il fatto che i giudici del tribunale di Roma ritengano di essere al di sopra del governo e del processo democratico è una follia». Un cortocircuito: su X la separazione dei poteri si trasforma nel suo contrario, è la tecnica «You are the media», motto della rivoluzione social-muskiana, e chiave per lo sdoganamento delle fake news che hanno segnato la campagna americana.

In Italia sono iniziati gli annunci di abbandono di X: dirigenti del Pd, artisti, cantanti. Musk se ne infischia. Ma il guaio è che se ne infischia anche del pasticcio in cui ha infilato Meloni. L’amico americano accende un faro sulle distanze fra lei e il Colle, che non nascono oggi.

Tanti guai per Meloni

Per lei i post di Musk sono materia incandescente. Ma non può farselo nemico. Per una serie di motivi serissimi: perché lui è il suo principale canale con Trump; perché spera nei suoi investimenti in Italia; perché X è una piattaforma che dà una mano, e molti troll, ai partiti sovranisti di mezzo mondo; perché non è passata inosservata la raccomandazione consegnatale a mezzo Corriere della sera da un ex consigliere di Trump, il controverso Steve Bannon: «Sii ciò che eri quando i Fratelli d’Italia erano al 3 per cento». Un consiglio che suona come una mezza minaccia: con tutta la fatica fatta per trasformarsi in una filoatlantica e anche moderata, in Europa ma anche in Usa, ora dovrebbe tornare a pieno titolo nell’Internazionale nera cara a Bannon, se vuole stare nelle grazie di Trump. Questo succede proprio nel giorno in cui a Bruxelles traballa la commissione di Ursula von der Leyen: i socialisti e i verdi minacciano di non votarla se all’italiano meloniano Raffaele Fitto, simbolo della svolta a destra, sarà data la carica di vicepresidente esecutivo.

C’è anche una questione di Realpolitik. Si era capita dalle parole del ministro della Difesa Guido Crosetto, pochi giorni fa in commissione al Senato: «Oggi sui satelliti in bassa quota per la comunicazione c’è solo Starlink», la costellazione di satelliti di Musk, «e per raggiungere il livello di Starlink serve una capacità non solo di fare i satelliti ma anche di lanciarli che, a oggi, nessuno ha e nessuno ai costi di Starlink. È un tema mondiale. Hai un privato, Musk, che ha un monopolio sostanziale. Ti puoi permettere di non parlare con quel privato? In alternativa, devi mettere in costruzione un sistema tuo. E l’Europa ne sta pensando uno, che però arriverà tra dieci o quindici anni». Un tema «mondiale», non solo italiano. Ma la premier italiana può governare le intrusioni di Musk?

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