Secondo una ricerca di Izi, l’80 per cento dei cittadini è favorevole all’iniziativa toscana, il 76 per cento al diritto di scegliere il fine vita. Nel Nord est il consenso è sempre in crescita dal 2002
La politica si dilania intorno alla scelta della Regione Toscana di regolare il fine vita, in attesa di una legge nazionale che ormai cinque anni fa la Corte costituzionale ha chiesto al parlamento di approvare, con la sentenza 242/2019 che ha dichiarato illegittimo il divieto fin lì in vigore. Nel 2024 la Consulta ha precisato, con la sentenza 135, che i «trattamenti di sostegno vitale» necessari per accedere al fine vita volontario e le condizioni dell’esecuzione della scelta debbono essere vigilate da strutture pubbliche, previo parere del comitato etico territorialmente competente.
Ma nel frattempo il parlamento non ha mosso un dito, atterrito da un argomento considerato «divisivo» per le forze politiche, e ora il governo di Giorgia Meloni intende impugnare la legge toscana, prima che altre regioni prendano coraggio e la seguano.
Ma alla legge toscana, nata da una proposta legislativa dell’Associazione Coscioni che in altre regioni non è andata a buon fine (il consiglio veneto non ha approvato la legge e quello lombardo ha evitato perfino di discuterla), l’opinione pubblica è massicciamente favorevole.
Elettori sempre più avanti
Lo dimostra un sondaggio di Izi spa, condotto tra l'11 e il 13 febbraio scorso, effettuato con metodologia tecnica mista Cami/Cawi, totale interviste 1.027. L’indagine non lascia spazio a incertezze: il 76 per cento degli interpellati è favorevole al diritto di eutanasia. Ma la valanga di sì, l’80 per cento, arriva alla domanda sulla legge che regolamenta il suicidio assistito, così come fatto dalla Toscana. «Si è scelto di sondare l’opinione degli italiani in modo netto, senza sfumature», spiega Giacomo Spaini, ad di Izi spa, «Anche perché dal punto di vista metodologico la modalità sì-no è quella che aiuta a minimizzare l’errore». I risultati sono netti, ma non è una sorpresa per i sondaggisti: «Come in passato, ogni volta che gli italiani sono chiamati ad esprimersi su temi etici o di coscienza, dimostrano di avere pochi dubbi: ciascuno ha diritto di decidere sulla propria vita, e di rispondere solo alla sua coscienza». Le forze politiche che pongono dunque obiezioni “di coscienza” sono scavalcate, anche in questo caso – come già fu per l’aborto e per il divorzio –, dai loro stessi elettori. «Non solo il consenso ad una scelta personale e consapevole è quasi plebiscitario», spiega ancora Spaini, «ma gli italiani recepiscono ancor più positivamente l’iniziativa delle regione Toscana di legiferare sull’argomento. Ed è questo, a nostro avviso, l’elemento più importante del sondaggio: gli italiani sono sempre un po’ più avanti sul tema dei diritti. E le battaglie di retroguardia, ieri come oggi, sembrano destinate ad una sconfitta pesante».
Il caso Veneto
Qualche giorno fa anche l’Osservatorio sul Nord est dell’istituto Demos aveva rilevato, per il Gazzettino, il consenso sugli elettori di quella parte del paese all’«aiuto a morire», se richiesto dal paziente nei casi in cui «una persona ha una malattia incurabile, e vive con gravi sofferenze fisiche»: ben il 77 per cento degli interpellati ha risposto sì. Un consenso particolarmente significativo visto che proprio il presidente leghista del Veneto Luca Zaia si è dichiarato favorevole a una legge sul fine vita. La serie storica di Demos segnala, in quel territorio, un consenso crescente nel tempo, dal 56 per cento del 2002 al 77 per cento del 2025. Un risultato altissimo, e trasversale negli elettori di destra e di sinistra e astensionisti, senza sostanziali differenze.
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