Il voto segreto sul testo che facilita gli sconti di pena, per combattere il sovraffollamento, preoccupa la maggioranza. Al Senato pericoli paralleli sul decreto che per Nordio deve «umanizzare le carceri»
Giustizia, codice della strada e ora anche la concorrenza. La lista delle incomprensioni nella destra si allunga, rimbalzando dal parlamento al governo. Così le provocazioni a mezzo stampa tra gli alleati sbarcano direttamente nelle aule di Camera e Senato. Su tutti il totem della giustizia, tema scivoloso per qualsiasi coalizione.
A dispetto delle garanzie sull’unità di intenti, le condizioni nelle carceri contrappongono la rigidità di Fratelli d’Italia e della Lega al garantismo di Forza Italia. Ancora una volta, comunque, lo scontro più acceso è tra il partito di Matteo Salvini e quello di Antonio Tajani, con Giorgia Meloni a metà del guado per cercare di placare i bollenti spiriti dei compagni di viaggio a palazzo Chigi.
Rischio incidente
A Montecitorio la maggioranza rischia di ballare come mai è capitato in questa legislatura. Mercoledì dovrebbe iniziare l’esame in aula della proposta di legge del deputato di Italia viva, Roberto Giachetti, che punta ad aumentare le detrazioni della pena per anticipare il ritorno alla libertà dei detenuti che seguono una buona condotta. Per regolamento sarà possibile chiedere il voto segreto sugli emendamenti. Con tutte le conseguenze del caso.
Molti deputati di FI, in privato, hanno manifestato apprezzamento verso l’iniziativa di Giachetti, che ha rilanciato la questione: «Dobbiamo risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri».
Un ragionamento sui cui, dal punto di vista culturale, i berlusconiani doc convergono. E nel segreto dell’urna non avrebbero problemi a votare il testo.
Certo, numeri alla mano, il Movimento 5 stelle potrebbe paradossalmente aiutare la maggioranza, bocciando gli emendamenti più delicati. D’altra parte si stanno valutando dei ragionamenti tattici: nessuno saprà cosa accade durante le votazioni. Così, per evitare incidenti di percorso, la destra può cercare il blitz e votare per il rinvio della proposta di legge in Commissione.
Ma anche in questo caso si andrebbe verso una spaccatura nella maggioranza. Forza Italia, sul tema rappresentata dal deputato Pietro Pittalis, è contraria al nuovo slittamento. Sul ritorno in Commissione restano solo Lega e FdI, che hanno la concreta possibilità di finire sotto. Un rovescio che avrebbe risvolti pesanti, non solo in termini di immagine.
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha comunque fatto – nel corso del Cdm di ieri – un punto sul decreto Carceri per cui è previsto oggi l’inizio delle votazioni in Commissione al Senato. Al netto delle intenzioni, tuttavia, il provvedimento non è riuscito a disinnescare la proposta di Giachetti.
Anche perché il testo del governo ha un obiettivo diverso: non alleggerire la condizioni delle carceri, ma punta a una «umanizzazione carceraria», secondo la definizione del Guardasigilli, introducendo misure come l’assunzione nei prossimi anni di mille agenti.
Il decreto non è esente da tensioni: ci sono da votare almeno 200 emendamenti e Forza Italia ha già lasciato intendere di voler portare avanti la battaglia per migliorare il contenuto. Le proposte depositate dai forzisti Pierantonio Zanettin e Maurizio Gasparri vanno in una direzione garantista, provocando l’irrigidimento della Lega e di Fratelli d’Italia.
Difficile immaginare che gli emendamenti di FI possano essere approvati, tanto che è in corso un tentativo informale di far ritirare le proposte di modifiche, così da evitare possibili incidenti di percorso o comunque situazioni di scontro.
E non è solo la giustizia ad alimentare la tensione. Un altro fronte che si è aperto negli ultimi giorni riguarda la revisione del codice della strada. La riforma è una delle bandiere di Salvini, che si è intestato la battaglia fin dai primi passi della legislatura.
Dopo un lento iter, la Camera ha approvato il testo nei mesi scorsi. Tutto fatto? Macché. Al Senato Forza Italia ha annunciato la volontà di fare delle modifiche, provocando un rallentamento sull’entrata in vigore. In caso di ritocchi il provvedimento dovrebbe tornare a Montecitorio per la terza lettura. Il via libera finale slitterebbe ulteriormente.
Concorrenza scivolosa
Se la vicenda delle carceri e del codice della strada rientrano nella dialettica parlamentare, ci sono nodi da sciogliere pure nel governo. A palazzo Chigi c’è stato un altro slittamento del disegno di legge sulla Concorrenza.
Nel pre Consiglio era il primo punto all’ordine del giorno, ma non è stato approvato nel successivo Consiglio dei ministri, ufficiosamente per verifiche sulle coperture economiche legate alle concessioni autostradali. Fatto sta che dopo una lunga gestazione, c’è stato un ulteriore rinvio.
Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha fatto professione di ottimismo, sostenendo di aver fatto la propria parte. «Entro pochi giorni il provvedimento verrà approvato dal Cdm», ha detto.
Il collega di governo, il ministro del Pnrr, Raffaele Fitto, ha indirettamente confermato i problemi: «Sono convinto che troveremo una sintesi». Come a dire che c’è qualcosa da risolvere. All’interno, come previsto da tempo, ci sarà la norma per rendere strutturale l’installazione dei dehors dei ristoranti all’esterno.
L’ennesimo passaggio che quindi alimenta disappunti e malumori, su una materia considerata molto delicata con gli occhi dell’Europa puntati addosso. Anche perché il provvedimento è uno degli obiettivi del Pnrr. Così, per consolazione, Giorgia Meloni ha rivendicato l’avanzamento per il piano: dopo la riunione della cabina di regia di ieri, ha comunicato che la spesa sarebbe salita a 51 miliardi di euro.
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