Nel dibattito nessuno ha ricordato che «l ’infertilità è una malattia grave, riconosciuta dall’Oms». La legge «ha problemi di costituzionalità giganteschi» e «non reggerà il vaglio della Consulta», dice il senatore
Il Senato approva il reato universale di gestazione per altri dopo un dibattito stanco e un rosario irresistibile di frasi fatte: «Lo sfruttamento delle donne», «La donna che è madre», «Il dono della vita», «La lobby Lgbt», «Il legame inscindibile tra madre e figlio», «Il mercato», «Il capitalismo sfrenato». Solo Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e senatore del Partito democratico, interviene per illuminare un dettaglio che fa luce sulla scena grande di Palazzo Madama e accende una questione lasciata ai margini.
«Spesso chi ricorre a questo percorso sono donne che hanno problemi importanti di fertilità, donne a cui manca l’utero, oppure colpite da tumori». Donne malate, donne fragili, le grandi assenti dal dibattito. La materia prima della vita vera scorre in canali silenziosi, lontani da una politica sempre meno capace di maneggiarla con dimestichezza: «Se una donna vuole aiutare la sorella che ha avuto un cancro all’utero portando in grembo suo figlio commette un reato universale», spiega Crisanti.
Professore, con il suo intervento al Senato ha portato all’attenzione le protagoniste invisibili di questa pratica che da oggi è reato universale: le donne sterili.
Ho portato all’attenzione dell’assemblea un aspetto trascurato: la fragilità di una donna con una malattia. L’infertilità è una malattia riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità. È una malattia grave, peraltro. Ci sono donne che nascono senza utero ma sono in grado di fare ovuli. Poi ci sono donne che nascono con un utero malformato o che sviluppano malformazioni dell’utero successivamente. Il tumore dell’utero è frequente e spesso finisce con l’asportazione dell’utero stesso o con procedure terapeutiche che impediscono la gravidanza. Esiste una fascia di donne che sono sterili che però sono potenzialmente in grado di procreare perché possono produrre dei gameti. Queste persone possono donare gameti all’altra persona, ma non posso utilizzarli per fare i propri figli.
Quindi la gravidanza per altri è un’alternativa.
Direi che è un’opzione terapeutica. Il 90 per cento delle persone che vanno all’estero per fare la gestazione per altri sono coppie eterosessuali. E rientrano in questa categoria. Penso che una Gpa solidale, in casi di sterilità femminile per malformazioni congenite all’utero o alterata funzionalità dell’utero successiva a malattia, sia perfettamente in linea con questo concetto: la sterilità è una malattia. E la Costituzione non fa differenza per quanto riguarda l’offerta del trattamento.
La ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, ha recentemente risposto a chi paragona la Gpa alla donazione di organi: «La donazione di organi e tessuti in Italia è cieca ed è totalmente senza compenso, mentre il problema della gestazione per altri è la commercializzazione». Che ne pensa?
Basterebbe fare un Lea e diventa gratuita immediatamente. È un problema di procedure, non intrinseco. Ma parliamo di trapianti: volendo definire che cos’è la Gpa, dobbiamo dire che è una donazione temporanea e reversibile di un organo. Ma noi facciamo una legge in cui definiamo la Gpa reato universale e non il commercio di organi. Quello sì che viene fatto in maniera indegna, sfruttando i bambini poveri. Questa maggioranza ha le priorità davvero sballate. Le faccio un caso estremo: abbiamo due gemelle, a una tolgono l’utero per una malattia. Oggi la sorella gemella che consente a questa donna di avere figli commette un reato universale.
In Senato moltissimi interventi contrari hanno portato alla mente l’immagine di un figlio strappato alla madre.
Ma il vero legame è quello genetico. La portatrice porta avanti una gravidanza con ovocita di donatrice o della madre biologica. Se nella legge italiana per il riconoscimento dei figli del padre fa fede la genetica, perché deve far fede un’altra cosa? È la genetica che determina tutto. Le faccio un altro esempio: supponiamo che una donna caucasica faccia una gravidanza per altri per una donna nera. L’identificazione del figlio per chi viene? Per la donna di colore, la donatrice. Le relazioni affettive della madre arrivano moltissimo per fattori di somiglianza. C’è un fattore di identificazione che scatena la reazione affettiva, un’esperienza comune a chiunque. E poi cosa dovremmo dire delle madri che rinunciano alla maternità dopo che hanno partorito un figlio?
Pensa che dentro questo dibattito portato avanti in parlamento siano mancate la basi scientifiche per parlare di gestazione per altri?
Non hanno idea di cosa sia. E hanno trascurato il fatto che la gestazione per altri è un’opzione terapeutica per una malattia grave, invalidante. Non avere un figlio è invalidante per una donna in grado di produrre gameti. Una malattia veramente grave che segna per tutta la vita.
La legge però è passata, cosa possiamo aspettarci?
Ha problemi di costituzionalità giganteschi sotto moltissimi profili. E penso che al primo caso verrà impugnata e non reggerà il vaglio della Corte costituzionale. Ma vorrei dire un’altra cosa.
Prego, la dica.
In questa discussione è mancata la pietà umana per persone malate. Tutti si preoccupano delle donne, ma nessuno è preoccupato di donne fragili e malate. Non frega niente a nessuno. Rimango sorpreso dell’atteggiamento di molte femministe rispetto a questa pratica: manca la consapevolezza che questa è un’opzione terapeutica. Poi possiamo regolarla, il commercio d’organi è vietato e dovrebbero vietare anche il commercio della gpa. Io sono per una gestazione per altri solidale e regolata.
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