Quello che ormai è diventato il “metodo Consulta” sta ispirando Forza Italia, con il rischio però dell’eterogenesi dei fini rispetto ai desiderata del leader Antonio Tajani.

La tecnica concertativa ha prodotto – dopo una notte in bianco di discussioni bipartisan – l’individuazione della quaterna da votare compattamente in parlamento, sbloccando un impasse che durava da mesi.

Per capire se il metodo è mutuabile in altri contesti, però, è necessario capire il sotto-livello di concertazione che è avvenuto. Uno dei nomi su cui non c’era accordo era quello del giudice in quota Forza Italia e infine la scelta è caduta sull’avvocato Roberto Cassinelli: un colpaccio secondo molti, perché la scelta ha permesso di scavalcare lo stallo alla messicana tra due politici, Francesco Paolo Sisto e Pierantonio Zanettin, ma anche di aggirare l’ostacolo del candidato in pectore Gennaro Terracciano, molto vicino al capo di gabinetto di Giorgia Meloni, Gaetano Caputi. Apparentemente un risultato perfetto di cui Tajani ha pienamente rivendicato il merito, in concreto una battaglia interna che ha visto lo stesso leader cedere sul nome di Terracciano.

Ecco perché il “metodo Consulta” non è così automaticamente ripetibile sul caso del cda della Rai. Eppure nei giorni scorsi è stato da più parti evocato, anche nella galassia azzurra. Del resto l’impasse è totale, con il consiglio di amministrazione senza presidente ormai da mesi, incagliato intorno al profilo di Simona Agnes.

Il nome, che è espressione di Forza Italia, si sta scontrando contro il muro della sinistra – il Movimento 5 stelle denuncia errori di metodo – ma non ha mai acceso entusiasmi nemmeno a destra. E ormai l’impuntatura intorno alla figlia dell’ex direttore generale della Rai Biagio Agnes sta iniziando a stancare anche dentro Fratelli d’Italia, dove la premier è più che mai decisa a chiudere in modo rapido quanti più dossier pendenti tra troppo tempo.

Il metodo Consulta

Ecco perché voci interne a FI, in particolare provenienti dall’area che fa capo al capogruppo alla Camera Paolo Barelli, starebbero tentando di convincere Tajani a riflettere, proprio come fatto con Terracciano e in virtù di quella concertazione che bene ha portato alla Consulta. Simona Agnes può contare sulla sponsorizzazione di Gianni Letta, ma anche l’influenza dell’ex potente braccio destro di Silvio Berlusconi non è infinita. Ecco dunque che – evocando quanto accaduto in questi giorni – si sta ora suggerendo al leader azzurro di lavorare a un terzo nome per sbloccare finalmente la partita.

Il progetto è solo abbozzato, ma tra i nomi possibili ci sarebbe anche quello dello scrittore Marcello Veneziani. Già membro del cda Rai, troppo vicini a Fratelli d’Italia secondo una parte di FI, un battitore libero nella galassia conservatrice secondo i suoi sostenitori. Senza contare che il suo nome potrebbe piacere alla parte di FI che ha alle spalle una militanza a destra.

I contatti corrono sotterranei tra Roma e la governance di Viale Mazzini in trasferta a Sanremo, ma i punti di caduta, per ora, non si trovano. Del resto FI è cosciente che la situazione di Agnes si fa più complessa di ora in ora e, dopo la minaccia della destra di portare allo scioglimento la commissione Vigilanza, la sua ratifica come presidente appare ormai un miraggio. Per adesso continuare la battaglia per lei resta – almeno a parole – una questione di principio. «Qualsiasi altra cosa significherebbe calare le braghe», dice chi conosce bene le dinamiche tra gli azzurri.

Ma la suggestione di far dimettere la figlia di Biagio dal cda per affidarle un altro incarico di peso e far nominare al ministero dell’Economia qualcun altro corre di bocca in bocca, soprattutto tra gli alleati leghisti, che sarebbero comunque felici di veder confermato Antonio Marano alla presidenza. Il problema è sempre lo stesso, però: la ratifica in commissione.

È difficile infatti immaginare che Marano possa avere i due voti che le opposizioni hanno finora sempre negato ad Agnes. Chi invece potrebbe raccogliergli è Roberto Sergio: l’ambizioso dg della Rai e di Rtv nega con decisione e dice di «non aver nessuna ambizione di rientrare nel caos», ma c’è chi gli attribuisce il desiderio di tornare in pista. Anche se, per il momento, non sembra avere alle spalle gli sponsor necessari: «Al massimo, la Lega lo spinge per creare un diversivo contro Agnes».

Ma il tempo scorre, e se anche la partita della presidenza non si sblocca, le nomine vanno fatte. Cerchiato in rosso c’è la data del 27 febbraio: dopo la riunione del cda del 20 è prevista una riunione di maggioranza per sistemare almeno qualche nomina.

Da confermare c’è Paolo Petrecca a Rai News e Roberto Pacchetti alla Tgr, ma ci sono altre caselle da sistemare: per esempio Rai Offerta estero, dove il direttore (considerato in quota Forza Italia) è appena andato in pensione e dove potrebbe insediarsi Maria Rita Grieco, sempre stimata dagli azzurri.

Fratelli d’Italia e Forza Italia restano convinti che la Lega sia rappresentata e il desiderio di una direzione di genere andrebbe compensato con la cessione di una testata. Quella a cui il partito di Salvini – che vorrebbe conservare tutto quel che controlla ora – sembra meno affezionato è la direzione del Gr Radio, ma la trattativa è ancora tutta da giocare.

Intanto sulla Rai incombe la riforma della governance prevista dal Media Freedom Act, che entrerà in vigore ad agosto 2025. I disegni di legge ci sono e sono anche stati depositati, ma lo stallo sui vertici sta inibendo qualsiasi dibattito e, verosimilmente, per partorire la riforma serviranno almeno due o tre mesi di lavoro.

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