La necessità che il vertice aziendale dia un segnale di presenza. È questo l’auspicio di Roberto Natale, consigliere d’amministrazione Rai eletto dai voti di Avs e M5s. Che però promette toni diversi in cda qualora dopo il festival la situazione non dovesse sbloccarsi.

Qual è lo stato di salute della Rai?

Dopo Sanremo deve cambiare la musica. Noi siamo lì da più di 4 mesi, non siamo stati con le mani in mano, è stato fatto un’importante analisi di quello che non funziona nella nuova organizzazione per generi e sulla perdita di identità che hanno subito Rai2 e Rai3. È stato chiuso il contratto per impiegati tecnici e operai. Ma ora è il momento di trarre le conseguenze operative.

La commissione Vigilanza è bloccata da mesi. Le opposizioni ora hanno scoperto un cavillo del regolamento che permette la convocazione anche per richiesta della minoranza, questo segnale cambierà qualcosa? 

Spero di sì, ma temo di no, perché ho letto che in questa convocazione sarà possibile discutere di alcuni temi, ma non votare. La paralisi della Vigilanza per noi è un problema: c'è la questione della presidenza da votare, ma ci sono anche altre questioni. Penso al contratto di servizio: prima dell’approvazione ha suscitato vibranti polemiche, dopo l'approvazione sembra finire del dimenticatoio. È importante per noi avere un interlocutore istituzionale che su questo ci stimoli e ci aiuti a misurare il lavoro fatto o ci spinga a farlo se ancora non l'abbiamo fatto, anche su questioni come il dibattito su come si racconta la guerra, sollevato per esempio dall’iniziativa No Peace No Panel.

Mentre la Vigilanza viene boicottata dalla maggioranza, in cda i partiti di governo non riescono a mettersi d’accordo sulle nomine e alla fine si sono decisi finora solo dei rinnovi a interim. Come si esce dallo stallo? 

Il modo per sbloccarlo è che si cominci a decidere. Non possiamo continuare a collezionare interim. L’amministratore delegato porti le sue proposte in consiglio, dove la legge in vigore per altro gli garantisce la quasi totale certezza che passeranno.

Noi magari ci divideremo su alcuni nomi. Ma la cosa peggiore che si possa fare è rimanere bloccati perché la Vigilanza è bloccata. E se va avanti così per mesi, che facciamo? I collezionisti di interim?

E fuori dall’informazione cosa c’è in ballo? 

Il piano fiction era pronto per essere approvato a gennaio, come il mondo dell'audiovisivo chiede per poter programmare in modo idoneo le produzioni dell'anno e invece slittato a febbraio, ci sono decisioni da prendere per correggere quello che vanno che non va nell'organizzazione per generi.

Ci sono anche temi sistemici su cui scegliere la linea, in primis l’Emfa.

L’Emfa va recepito entro agosto e non sono state fissate nemmeno le audizioni. È anche la storia Rai che ci chiede di uscire da una posizione di subordinazione al governo di turno in cui l’hanno costretta la legge Gasparri prima e, ancora più marcatamente, la legge Renzi poi. Se non viene varata una legge che sottragga la Rai a questo perverso meccanismo, la nostra legittimazione presso l’opinione pubblica finirà per essere lesa in modo irreparabile. Ciò non significa che la Rai non debba avere un rapporto forte con la politica, ma tra rendere conto al parlamento o al governo c’è una bella differenza. Andrebbe acceso un faro anche sul tema dell’intelligenza artificiale: nel mondo di Elon Musk – «Figure di neofeudatari del terzo millennio» le ha chiamate il presidente Mattarella – c’è uno spazio che possono e debbono occupare i servizi pubblici europei per creare dei luoghi di comunicazione in cui l’affidabilità delle informazioni sia garantita oppure ci rassegniamo allo strapotere mondiale di pochi? E collegato a questa vicenda, il destino di Raiway: la eventuale fusione con EI Towers serve solo a fare cassa?

Nell’ultima seduta la Lega ha espresso il proprio dissenso astenendosi dall’approvazione del budget 2025, lei e Alessandro di Majo (area M5s) avete votato a favore. Nel cda possono formarsi geometrie di potere alternative? 

Noi siamo stati nominati dal parlamento, ma non siamo un parlamentino. Credo che sia importante la valutazione dei profili proposti e su quello di volta in volta si costruiranno le maggioranze necessarie. Io non sono lì per lavorare a nuove maggioranze politiche, ma per amministrare l'azienda nel modo più utile. Certo, l'astensione di Marano sul budget del 2025 ha sorpreso molti.

In azienda, però, cova un certo malessere. Come si possono fare piani per il futuro senza ristabilire prima un buon clima di lavoro? 

Spero che arrivi presto in discussione insieme alle nomine un ragionamento più complessivo su che tipo di informazione stiamo facendo per intervenire anche sulle ragioni di questo malessere nelle redazioni. Dalla precedente consigliatura e c'è un lavoro in corso coordinato da Monica Maggioni, la direttrice per l'offerta informativa.

Ma non sono d’accordo a rappresentare l’uscita da viale Mazzini come addio al Consorzio dei viventi. Abbiamo letto vari pezzi di genere “funerario”, ma siamo qui: è importante anche da questo punto di vista che l'azienda dia segnali che il vertice c'è, adotta le sue decisioni dopo essersi confrontato con tutte le rappresentanze sindacali in azienda. 

© Riproduzione riservata