L’ex governatore: «I pm hanno confermato, non c’era nessun atto illegittimo. Fare un accordo non vuol dire riconoscere le proprie colpe, ma ritrovarsi a metà strada. Non ho visto un lungo corteo accompagnarmi verso il Golgota»
«Io mi ritengo innocente perché ho agito per l'interesse pubblico», dice l'ex governatore della Liguria, Giovanni Toti, in un'intervista al Corriere della Sera dopo la decisione di chiedere il patteggiamento (dovrà ora pronunciarsi il giudice per l’udienza preliminare) nell’inchiesta per corruzione che ha terremotato la regione qualche mese fa, portando alle sue dimissioni e alla decisione della destra di candidare Marco Bucci, attuale sindaco di Genova.
Bucci doveva essere ascoltato dai pm, visto che la sua carriera politica è costellata di donazioni ricevute per le sue campagne elettorali prima dalla fondazione Change, poi dal Comitato Giovanni Toti. Ma l’accordo tra l’ex governatore e la procura sul patteggiamento eviterà a Bucci di doversi esporre.
Nell’intervista al Corriere, Toti ha dichiarato di sentirsi vittima «di leggi mal scritte, di una politica un po' ipocrita e disinteressata. I pm hanno sostanzialmente confermato che non c'era un atto illegittimo tra quelli che, secondo loro, sarebbero stati da me influenzati. Così come, evidentemente, erano legittimi i finanziamenti al Comitato Toti».
Secondo l''ex governatore i magistrati «hanno interpretato male ciò che avevano. Si può sbagliare, ma se la vita politica di una regione e la vita di tante persone possono essere devastate da qualcosa che poi produce un accordo su 1.500 ore di lavoro socialmente utile io penso che sia il legislatore a dover intervenire. È il parlamento che, in un clima di estremo populismo, ha prodotto le leggi che hanno causato tutto questo. Se la politica non avrà il coraggio di cambiare alcune situazioni resterà sempre succube di se stessa, non delle procure».
«Lasciato solo»
E su come la politica ha reagito all'inchiesta e alla decisione di patteggiare, Toti ha aggiunto: «Non ho visto un lungo corteo accompagnarmi verso il Golgota. In tutta franchezza, girandosi con la croce sulle spalle, tranne qualche eccezione, dietro c'era un imbarazzante vuoto».
«Fare un accordo – ha detto ancora l’ex governatore – non vuol dire necessariamente riconoscere le proprie colpe, ma ritrovarsi a metà strada, anzi in questo caso molto oltre la metà. Le transazioni lasciano sempre l’amaro in bocca, vuol dire che da un lato non hai combattuto fino in fondo per rivendicare le tue ragioni ed essere totalmente scagionato, ma che dall’altro hai la soddisfazione di aver riconosciute molte delle tue ragioni».
Bucci: «Non sapevo del patteggiamento di Toti»
Intervistato da Repubblica, Bucci è intervenuto sulla decisione di Toti di chiedere il patteggiamento: «Io vado avanti con un metodo di lavoro che ha portato risultati in Liguria. Non ero a conoscenza della decisione di Toti. Ma per me come candidato non cambia nulla. Vado avanti con il mio programma».
Nel patteggiamento, ha detto ancora il sindaco di Genova, «si capisce che è riconosciuta la correttezza degli atti amministrativi e concessori che sono stati fatti. Infatti, si patteggia per corruzione impropria, altri capi di accusa non ci sono».
Parlando della sua candidatura alle regionali, nonostante il suo stato di salute, Bucci spiega che «i motivi che mi hanno spinto sette anni fa a candidarmi a sindaco per la prima volta sono gli stessi di oggi, anzi ancora più forti. Voglio fare delle cose per Genova e la Liguria che ne hanno bisogno».
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