Il candidato al Centro e al Nord-Ovest di Avs: «La sceneggiata d’Albania è stata vista in tutta Europa e rimarrà negli annali come una macchia per l’Italia. Il no alle armi per noi è un ragionamento intorno alla pace per tutti»
«La sceneggiata d’Albania di Giorgia Meloni è stata impressionante. Dovrebbe ricordare che è la premier di tutti gli italiani, e non una capobanda che si destreggia fra vittimismo e bullismo». Alle ultime battute della campagna elettorale, Massimiliano Smeriglio – ex eurodeputato indipendente del Pd, oggi candidato al Centro e al Nord Ovest per Avs – è convinto che l’atteggiamento della presidente del consiglio è persino peggio dello sdoganamento della Decima Mas da parte del generale Vannacci.
«Giorgia Meloni è l’unica fra i 27 capi di governo che è candidata alle europee. Neanche il suo amico Orbán si è spinto a tanto» e se «Vannacci è un circense della campagna elettorale, a me preoccupa molto di più una premier al servizio dei suoi interessi di bottega: neanche della sua coalizione, ma del suo partito. Un errore drammatico. Quella sceneggiata d’Albania è passata nelle tv onda di tutta Europa: lei si è portata le telecamere in una landa desolata, per costruire un centro di detenzione costoso, inutile e fuori dallo stato di diritti. E in più lì è stato malmenato un parlamentare italiano. Un’immagine che resterà negli annali europei, ma come una macchia per il nostro paese».
Perché Meloni è una “capobanda”?
Perché non fa la premier del paese, fa la “capa” della campagna elettorale di Fdi. Una cosa del genere in Europa non esiste: né Sanchez, né Scholz, nessun capo di governo è candidato alle europee. Peraltro per non andare in Europa. Questa campagna elettorale è stata dopata con la presenza di Meloni, ma anche di Elly Schlein e degli altri leader di partito che corrono per finta, quindi non fanno la campagna sulle ragioni della presenza in Europa. Sono gli stessi e le stesse che si lamentano perché i cittadini guardano con distacco all’Europa.
Per Meloni il tema è la competizione a destra: in Italia ci sono due destre, quella di Fdi e quella della Lega?
La destra è una. Hanno lo stesso linguaggio, lo stesso obiettivo, la stessa ideologia nazionalista, omofobica, razzista, negazionista sul clima e sulla pandemia. La destra è una in tutto l’occidente, da Trump a Le Pen a Orbán a Abascal. In Italia Fdi e Lega hanno un elettorato sovrapposto, quindi se le danno di santa ragione. Meloni in Albania ha rispolverato una merce elettorale economica, la caccia al migrante. Ma la destra è la stessa. E si sta organizzando, facendo fuori gli unici impresentabili, secondo loro, di questa famiglia di brave persone, i tedeschi di Afd tedeschi, secondo cui le SS hanno fatto anche cose buone. Depurati di questa presenza, in Europa arriveranno nuove convergenza. Soprattutto intorno a Marine Le Pen.
Con questa destra voi avete in comune il pacifismo e il no alle armi.
Per niente. Noi non siamo amici di Putin e il no alle armi per noi è un ragionamento intorno alla pace per tutti. Il nazionalismo non può essere pacifista.
Non apprezza almeno il fatto che Meloni è la premier europea più prudente sull’utilizzo delle nostre armi per attaccare la Russia?
Menomale, ma è prudente solo rispetto ad un’ulteriore escalation. Ma è completamente dentro le scelte della destra europea, e dei popolari, di un riarmo massiccio dei propri eserciti. Il governo Meloni ha deciso una decantazione degli obiettivi che il Next Generation Eu si era dato, la transizione ecologica e l’inclusione sociale perdono quota a favore di un’economia di guerra. L’Italia di Meloni è solidamente nel patto del riarmo, nel quale non c’è nessun passo avanti verso una difesa europea.
In Italia ci sono almeno tre liste che si contendono il pacifismo: Avs, la lista di Santoro e M5s. Poi ci sono alcuni singoli esponenti, ma molto attivi, nelle liste Pd.
A tutti auguriamo ogni bene. Ma c’è solo una forza politica che esplicita l’obiettivo di un’Europa sovrana, autonoma, con un’agenda di pace distinta da un’agenda atlantica, con l’ambizione e la forza di mettersi in mezzo fra i contendenti, fra Russia e Ucraina, e Palestina e Israele, dove c’è una guerra ma anche un massacro quotidiano da parte di uno degli eserciti più organizzati del mondo contro la popolazione civile. Quando diciamo “salvare le vite”, pensiamo ai civili palestinesi e agli ostaggi israeliani.
Perché un elettore dovrebbe votare lei, e non Santoro, o un grillino?
Non abbiamo nemici a sinistra. Più saranno i deputati con vocazione di dare battaglia sul disarmo e sulla de-escalation, e meglio sarà. Ma Avs è un processo complessivo che mette insieme pace, giustizia sociale, transizione ecologica, femminismo: la ricostruzione di una sinistra ecologista forte, e non una lista di scopo o una lista come quella del M5s, che rispettiamo, ma che ancora non ha ben chiara la sua collocazione generale, tant’è che non sanno dove siederanno nel prossimo parlamento.
Elly Schlein non ha rafforzato il Pd a sinistra?
Auguro il meglio anche al Pd e a Schlein. Spero che quel partito faccia chiarezza definitiva sulla sua natura. Ho vissuto anni intensi accanto al Pd, da indipendente. Il tema non è solo chi guida il treno, ma la direzione del treno. Non è ancora chiara.
Resta che Avs ha una tradizione di alleanze con il Pd, e lei fino a poco fa era un indipendente nel gruppo Pd.
Ora ci sono le elezioni europee, proporzionali, e ognuno afferma la sua idea di Europa, ed è giusto che lo faccia in piena libertà. Poi è evidente che se una ipotetica coalizione di campo largo dovesse avere la forza e i numeri comparabili con quelli della destra, si aprirà una stagione nuova. Sarebbe una notizia importante: consegnerebbe a ciascuna forza di opposizione la responsabilità gigantesca di non sprecare l’occasione, e costruire l’alternativa alle destre.
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