L’ex pupillo di Berlusconi era stato l’artefice del celebre 61 a 0 delle elezioni politiche del 2001. Oggi, dopo lo scontro con Schifani, lascia il partito e polemizza: «Forza Italia in Sicilia non è più il partito di Berlusconi, non è più il nostro partito, forse non è più nemmeno un partito»
In Sicilia finisce un’èra politica. Quella del 61 a 0 delle elezioni politiche del 2001, quando Silvio Berlusconi è diventato presidente del Consiglio grazie anche, e soprattutto, al “cappotto” siciliano ottenuto grazie a uno dei suoi pupilli: Gianfranco Miccichè, classe 1954, uomo forte di Forza Italia e all’epoca astro nascente degli azzurri in Sicilia.
L’ex parlamentare, ministro, viceministro e sottosegretario berlusconiano, fino a qualche anno fa commissario regionale di FI, ha salutato gli azzurri e ha stretto un accordo con l’ex presidente della regione Raffaele Lombardo. Da tempo Miccichè, che è stato presidente dell’Assemblea regionale siciliana, era in rotta con il suo partito e, in particolare, con il presidente della Sicilia, Renato Schifani.
Per questo, a gennaio del 2023, si era iscritto al gruppo Misto. Ora si aggiunge ai cinque deputati autonomisti di Lombardo – che di recente è stato assolto dall’accusa di concorso in associazione mafiosa – che così avranno maggior peso nelle scelte del governo regionale. L’ex parlamentare di FI, secondo quanto riferito ai suoi più stretti collaboratori, non avrà per ora incarichi di vertice e si iscriverà al gruppo come semplice deputato.
Contro Schifani
La trattativa tra i due andava avanti da tempo. Già a ottobre dello scorso anno, alla convention del Mpa, Miccichè sedeva in prima fila. Oggi conferma la notizia del suo addio e attacca: «Forza Italia rimane il mio riferimento nazionale. Ho contribuito a fondare il partito con Silvio Berlusconi. Ma oggi anche il presidente Berlusconi avrebbe approvato la mia scelta: Forza Italia in Sicilia non è più il suo partito, non è più il nostro partito, forse non è più nemmeno un partito, ma un ristretto club riservato agli adulatori e ai lacchè del presidente».
Un riferimento chiaro a Schifani che, da quando è diventato presidente, ha condotto un’operazione chirurgica per isolare il suo “avversario”. Ma il colpo di grazia per l’ex pupillo di Berlusconi sono state le recenti vicende giudiziarie.
Prima è stato citato per un presunto giro di cocaina, poi indagato per l’uso improprio dell’auto blu. Quest’ultima vicenda emersa mentre Miccichè cercava, grazie al sostegno di Giorgio Mulè, di risalire le gerarchie del partito sostenendo i candidati alle europee Marco Falcone e Caterina Chinnici, entrambi eletti.
A sugellare l’intesa tra l’ex azzurro e Lombardo sarebbe stato proprio il comune sostegno a Chinnici, ex eletta del Partito democratico che il leader del Mpa vedeva bene anche come nuova assessora regionale alla Sanità in caso di mancata elezione. Ma alla fine la figlia del giudice Rocco Chinnici, ucciso da Cosa nostra, è riuscita ad andare a Bruxelles per il passo indietro di Eddy Tamajo, mister preferenze in Sicilia nonché candidato di punta degli schifaniani che in questo modo, sembra aver ipotecato il posto di futuro candidato alla regione.
Ma la strada che porta al 2027 è lunga. Per Lombardo, militanza trentennale di Miccichè «a fianco di Silvio Berlusconi sin dalla fondazione di FI e il nostro comune impegno elettorale per Caterina Chinnici che Antonio Tajani ha voluto capolista in Sicilia, accelerano il processo federativo avviato dal Movimento per l’Autonomia». Insomma, non un allontanamento, ma un avvicinamento tra FI e Mpa. Schifani è avvertito.
© Riproduzione riservata