Se le sezioni specializzate in materia migratoria applicano la legge e non seguono la linea politica del governo, allora occorre togliere loro la competenza. È questa la nuova idea della maggioranza.

«Un blitz serale», l’ha definito Riccardo Magi di Più Europa, che ha portato la relatrice della Commissione Affari costituzionali della Camera di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, a presentare un emendamento al Decreto flussi, che sposta la competenza in materia di trattenimenti dei richiedenti asilo, dalla sezione specializzata alla Corte d’appello.

Un’ulteriore forzatura per provare a salvare il progetto Albania, quello che è stato da sempre definito dal governo un modello per l’Europa, ma che si è rivelato – negli unici due trasferimenti avvenuti finora – un azzardo dal punto di vista del diritto e delle garanzie.

Nel primo caso, i giudici di Roma non hanno convalidato il trattenimento perché, in applicazione della normativa Ue, Egitto e Bangladesh non possono essere considerati paesi sicuri. Ma anche il secondo gruppo di sette persone è rientrato in Italia perché, intervenuto il decreto “Paesi sicuri” del governo, i giudici di Roma hanno sospeso le convalide e rinviato alla Corte di giustizia europea, chiamata a far chiarezza sul contrasto tra norme interne e comunitarie.

E quindi, tra accuse di politicizzazione della magistratura e il sostegno arrivato dal multimiliardario Elon Musk, la maggioranza ha deciso, di nuovo, di non attendere la decisione della Corte Ue e dare la competenza alle Corti d’appello per tutti i trattenimenti. Non solo quelli nei centri in Albania, ma anche nei Cpr e nei centri di trattenimento per le procedure accelerate di frontiera in Italia.

Un aumento importante del carico di lavoro, per le corti, che non aiuta a trovare una ragione logica a questo intervento. Soprattutto dopo l’incremento di organico di dieci unità della sezione specializzata di Roma, proprio per far fronte ai numeri dei centri albanesi. Di certo, quindi, spostare la competenza alle Corti d’appello non mira a una migliore amministrazione della giustizia, considerando l’assenza di sezioni specializzate al loro interno e la necessità di attrezzarsi per gestire una materia complessa.

Un sovraccarico che, avverte l’Anm, porta a «ingolfare gli ingranaggi della macchina della giustizia». Alle corti di secondo grado era stata tolta la competenza in materia nel 2017, dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti. «In quel caso era stato eliminato l’appello, prevedendo comunque il ricorso in Cassazione, ma non il giudizio di primo grado davanti al tribunale specializzato competente», spiega Antonello Ciervo, avvocato dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione.

«Il tribunale di prima istanza è il giudice naturale precostituito dalla legge», continua, e sottolinea l’incostituzionalità dell’emendamento: «I giudici di appello possono revisionare la decisione di un altro giudice, non possono avere competenza sulla decisione della convalida di un provvedimento della questura». L’emendamento si inserisce nel testo del decreto Minniti, spiega l’avvocato, «che aveva istituito le sezioni specializzate presso i tribunali e non presso le corti d’appello». Così, aggiunge, anche prevedere la composizione monocratica in sede di convalida è «un unicum del nostro ordinamento giudiziario».

E conclude: «Il giudice di appello, lo dice la parola, revisiona nel merito le sentenze dei giudici di primo grado, non è il giudice del fatto o dei provvedimenti di trattenimento». Se non è chiaro il senso giuridico dell’intervento, quello politico per le opposizioni è lampante: «Non potendo fare l’emendamento Musk per cacciare i giudici che non obbediscono», ha affermato Magi, «per mascherare il fallimento dell’esperimento albanese continuano a intervenire compulsivamente e in modo isterico sulla normativa». Per Chiara Braga del Pd «Musk chiede FdI esegue».

Oltre a trasferire la competenza, la maggioranza ha inserito altri elementi con l’obiettivo di comprimere ancora di più i diritti di chi proviene da paesi considerati dal governo sicuri, dimezzando i termini per il ricorso contro il rigetto della domanda di asilo, da 15 a 7 giorni, e riducendo le possibilità di ricorrere in Cassazione.

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