La quiete prima della tempesta. A viale Mazzini c’è attesa per la convocazione delle votazioni dei nuovi consiglieri in parlamento, ma le camere non hanno ancora calendarizzato nulla, nessun accordo tra i partiti. Le ultime voci di corridoio individuavano l’ultima settimana del mese come quella buona per l’appuntamento che definirà il nuovo assetto della Rai. Grandi incertezze anche sui palinsesti, per cui le date da cerchiare in rosso sono il 24 giugno, quando il cda dovrebbe firmare l’assetto definitivo, e il 19 luglio, quando saranno presentati agli investitori. 

Intanto, gli effetti del voto europeo stanno ricadendo anche sulle valutazioni che circolano al settimo piano per il futuro prossimo: mentre sembra ormai blindato il ticket Giampaolo Rossi-Simona Agnes, infatti, la Lega deve fare i conti con un risultato tutt’altro che soddisfacente per il partito di Matteo Salvini.

La linea sembrerebbe quella di mantenere le testate (Giornale radio e Tgr), mentre il Carroccio dovrà abbandonare i sogni di gloria di conquistare qualche direzione di genere oltre al prime time, che però rischia di tornare in mano a Stefano Coletta, mentre Marcello Ciannamea – stimato dal Carroccio, anche se con qualche riserva – potrebbe tornare ai palinsesti.

Tutte trattative ancora lontane, che dipendono dalla composizione del nuovo cda e da chi otterrà cosa anche nelle altre partite per le nomine delle partecipate pubbliche.

I palinsesti

Nel mirino del Carroccio c'erano gli approfondimenti, dove intanto il vicedirettore caro all’area leghista Giovanni Alibrandi intanto sta mettendo in piedi un programma sulle «eccellenze italiane» condotto su Rai3 da Simone Arrigoni, giornalista esterna con un passato alla rete locale lombarda 7Gold e a Isoradio, oggi voce del pomeriggio di Radiouno. In Rai si chiedono che bisogno ci fosse di affidarlo all’ennesima collega non assunta, ma tant’è. 

Sembra invece vicina il rientro in azienda di Veronica Pivetti, un volto che piacerebbe sia per Amore criminale – dove ai piani alti piacerebbe collocare una conduttrice non giornalista – che per una trasmissione del day time su Rai2.

L’altra proposta che sarà approfondita in autunno, invece, è la possibilità di convertire uno dei canali tematici dedicati ai ragazzi in una rete sui territori. Si tratterebbe di una manovra per ribilanciare la sfida sui canali settoriali su cui la Rai è in grossa difficoltà: i canali tematici di Mediaset sono quelli che contribuiscono maggiormente agli ascolti del Biscione, che di recente ha battuto viale Mazzini sull’intero servizio, anche se non sul perimetro che comprende le generaliste e l’all news che privilegia il servizio pubblico come parametro per misurare lo share.

Al centro del progetto una chiave sovranista che fa perno su Made in Italy e cultura della provincia, sulla falsariga dei programmi che già oggi la fanno da padrone nel day time di Angelo Mellone, dalle linee verdi, blu e bianche in giù. Con qualche concessione a livello di branded content, come da tradizione per esempio per Linea Verde Bike, il programma ideato da Ludovica Casellati (figlia della ministra per le Riforme). 

I vertici che verranno

Resta il punto interrogativo sulla governance. Fratelli d’Italia deve ancora decidere il nome da piazzare in cda, anche se la favorita sembra l’ex portavoce di Giorgia Meloni Valeria Falcone. La Lega da parte sua ha da dirimere il derby Alessandro Casarin-Antonio Marano per scegliere il proprio consigliere in quota, ma ambisce ancora a occupare il ruolo di direttore generale.

Intestarsi quel ruolo però significherebbe ridurre il proprio spazio di manovra su altre trattative, quindi nel Carroccio si tentenna. Su quella poltrona si vede per altro già Roberto Sergio, come ha comunicato con una sicurezza inattesa sabato scorso, dando l’avvicendamento ormai per fatto, come se eventuali patti fossero già stati conclusi.

Un’uscita che non è stata apprezzata dai direttori delle testate, oltre che dall’attuale direttore generale Rossi. Vengono riferiti malumori anche dal Mef, che sarebbe dovuto essere suo principale sponsor con una collocazione nella rosa dei due nomi che fa per il cda il primo azionista della televisione pubblica. Che un amministratore delegato uscente delinei scenari futuri come se fosse lui l’editore o addirittura il presidente del Consiglio, è il ragionamento che filtra, non è un atteggiamento apprezzato. L’episodio rende dunque complicato anche dalle parti di via Bellerio immaginare uno scenario in cui Sergio conservi il posto che finora gli era stato attribuito.

Si alzano voci perplesse anche nel Pd, che comunque rimanda al fatto che la decisione non spetta al maggior partito d’opposizione. Tra i dem, comunque qualcuno commenta che «così diventa difficile pensare a lui come un interlocutore». Insomma, mentre in un primo momento sembrava che l’ad uscente potesse essere visto come punto di riferimento di tanti partiti che non si riconoscono nella linea di Rossi, le sue parole hanno reso questa strada più difficile. Da Mazzini arrivano dunque altre suggestioni per l’incarico di direttore generale: il capo del personale Felice Ventura (che Rossi conosce dai tempi di Rainet), il Cfo Marco Brancadoro e Giuseppe Pasciucco, direttore Coordinamento Iniziative Strategiche. Tutto di nuovo in alto mare.

© Riproduzione riservata