Un ritardo di dodici ore, nel migliore dei casi. La notizia delle parole del papa rivolte ai cardinali italiani in cui papa Francesco sollevava il problema che in circolazione ci fosse troppa «frociaggine» ha raggiunto gli spettatori del servizio pubblico dopo un certo tempo. Perché nelle edizioni serali dei telegiornali Rai di lunedì sera la notizia non è comparsa.

«Questione di autonomia dei direttori», è la linea che filtra da viale Mazzini, mentre qualcun altro rimanda all’impossibilità di verificare entro la messa in onda la veridicità di una notizia che in quel momento era stata data da Dagospia e ripresa da alcune testate. Resta il fatto che anche nella notte – eccezion fatta per la terza rete, che ha dedicato un titolo alla notizia già a Linea notte – i telespettatori della Rai non erano stati informati della vicenda.

Il giorno successivo non è andata meglio. Il Tg1 l’ha evocata nell’edizione delle 8, ma ci si è avvicinati alle dichiarazioni del papa con una certa circospezione. «Secondo quanto trapela, il papa, ricorrendo anche a espressioni forti, avrebbe confermato l’orientamento già espresso», ha detto il giornalista in conduzione Giuseppe Rizzo.

Non un servizio, non un intervento del vaticanista di testata, solo una notizia letta dal conduttore con immagini. E soprattutto, la mancanza del virgolettato che era la notizia dell’episodio: come spiegato dallo stesso Tg1, infatti, l’indicazione su come comportarsi con gli aspiranti seminaristi omosessuali era già nota da anni, mentre le critiche che ha attirato l’insulto utilizzato dal papa (e taciuto dal tg) hanno portato addirittura Francesco addirittura a scusarsi pubblicamente.

Gli altri giornali

Ma anche all’ora di pranzo non è andata meglio a Tg1 e Tg2. Il Tg2 delle 13 si appoggia all’uso del condizionale per spiegare come Francesco avrebbe usato «parole gergali difficili da maneggiare per chi non è di madrelingua italiana» e poi torna sull’insulto facendo riferimento a non meglio specificate «espressioni colorite».

Guardando alla storia del direttore Antonio Preziosi, forse c’era da aspettarselo. Da tempo in ottimi rapporti con il Vaticano grazie al solido legame con Paolo Ruffini e alla sua lunga esperienza da vaticanista, i suoi giornali sono stati sempre caratterizzati da un’attenzione spiccata verso le faccende d’Oltretevere. Ma anche al Tg1 il direttore Gian Marco Chiocci ha grande esperienza in proposito: aveva ottenuto le carte del processo Becciu prima di tutti gli altri e ha intervistato Francesco nel 2020, da direttore dell’AdnKronos, e l’anno scorso, al Tg1.

A mediare con la segreteria di Francesco è stato il Promotore di Giustizia dello Stato Vaticano Alessandro Diddi, con cui il direttore ha un rapporto privilegiato. Nell’edizione delle 13.30 effettivamente il servizio sull’insulto utilizzato dal papa c’è, ma di nuovo si utilizzano perifrasi: la scelta in questo caso ricade su «espressioni particolarmente forti». E a corredo, l’intervista a monsignor Mauro Cozzoli che tenta di contestualizzare la dichiarazione riferendola a «preti omosessuali che tengono comportamenti scorretti».

Da viale Mazzini si sottolinea come non ci sia stato coordinamento nel non dare la notizia, ma anche come nessuno dei vertici sia rimasto perplesso nel non vedere la notizia in onda lunedì sera. «Magari semplicemente le edizioni non sono state guardate», suggerisce qualcuno. Resta il fatto che altrove si sono usate meno premure: mentre Enrico Mentana su La7 ha scelto di leggere il virgolettato ad alta voce nella sua versione integrale, il Tg3 ha evitato di pronunciarlo ma l’ha descritto come «offensivo» coprendo lo speech con le inquadrature dei titoli di giornale in cui l’espressione era utilizzata in chiaro.

Una nuova sfaccettatura del servizio pubblico targato Giorgia Meloni: la disponibilità ad assecondare le necessità politiche della presidente anche quando divergono dalla linea ideologica di Fratelli d’Italia. Un buon rapporto con il Vaticano è un tassello importante della strategia di governo di Meloni (e di tutti gli altri esecutivi): metterlo a rischio a pochi giorni da quando Francesco parteciperà al G7 di Borgo Egnazia è un rischio che non conviene a nessuno correre.

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