Si è votato in 13 comuni della val di Sole e il risultato è stato un plebiscito: il 98,58 per cento dei votanti ha detto che orsi e lupi sono un pericolo. L’affluenza ha superato il 63 per cento. Ma a cosa serve una consultazione che non ha nessuna conseguenza giuridica? È davvero solo una farsa, come sostengono gli animalisti?
Più di 7.700 persone in 13 comuni del Trentino hanno votato contro la presenza degli orsi e dei lupi in val di Sole. Lo hanno fatto in un referendum che è stato proposto domenica, che ha superato il 63 per cento dell'affluenza e che si è trasformato in un plebiscito, visto che il 98,58 per cento dei votanti ha espresso la stessa opinione. Gli aventi diritto al voto erano 12.477.
Dal punto di vista giuridico, il referendum è pressoché inutile: come è ovvio, non basta questo per eliminare la presenza degli orsi in Trentino. Eppure, la consultazione ha comunque un senso politico, e dimostra soprattutto come sia ormai polarizzata la discussione. Chi vive in queste zone non ha dubbi e pensa che la presenza di orsi e lupi sia ormai un pericolo.
E in realtà era facile prevedere che questa fosse un'opinione molto diffusa, bastava fare un esperimento ed entrare in un bar a caso per chiedere l'opinione dei cittadini. Diverse trasmissioni televisive lo hanno fatto nei giorni scorsi, proprio in vista di questo referendum, raccogliendo sempre lo stesso pensiero e inscenando poi uno scontro che veniva rappresentato più o meno così: da un lato del ring ci sono gli animalisti. Dalla parte opposta, gli abitanti della val di Sole.
A guardare questo scontro, sugli spalti, c'è un pubblico rumoroso che parteggia per l'una o per l'altra parte, proprio come si fa per la boxe. Nessuno pensa più che ci possa essere una soluzione diversa, lontano da un ring.
Il referendum
In effetti, questo è il modo più semplice per descrivere la questione: le associazioni ambientaliste pensano che una convivenza con gli orsi sia possibile, ovviamente rispettando gli spazi dove la natura è più incontaminata.
Le stesse associazioni ritengono ora che questo pseudo-referendum, secondo la loro definizione, sia solo «lo sfogo di una parte di cittadini, strumentalizzata dalla campagna orsicida lanciata dal presidente del Trentino, Maurizio Fugatti», come ha sostenuto la Lav in un comunicato.
Eppure ci sono più di 6mila persone che hanno firmato per indire la consultazione, resa possibile dalle regole di democrazia diretta previste dall'autonomia provinciale. Ci sono i sindaci che hanno fatto campagna elettorale per arrivare a questo risultato.
Sulla scheda elettorale c'era una domanda molto diretta: «Ritieni che la presenza di orsi e lupi in zone densamente antropizzate come la Val di Sole, la val di Pejo e la val di Rabbi sia un pericolo per la sicurezza, un danno per l'economia e per la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni locali?». Praticamente tutti, in questi 13 comuni trentini, hanno risposto di sì.
Due fazioni
Il punto ora è capire quali saranno i prossimi passi. In effetti, un referendum di questo tipo non è alla stregua di una consultazione che abroga una legge o propone una riforma costituzionale. Qui restiamo nel grande campo delle opinioni, senza che il referendum indichi poi una via per risolvere la questione. È facile comunque immaginare che molti cittadini che hanno votato si esprimerebbero ben volentieri a favore degli abbattimenti, paragonando la gestione degli orsi a quella che viene fatta con la caccia ad altri animali.
Allo stesso tempo, è forse troppo semplice liquidare l'intero referendum a una farsa o a una strumentalizzazione: la percezione sociale di un pericolo è comunque una questione rilevante, soprattutto se è così condivisa fra gli abitanti di un territorio circoscritto. Quanto meno si dovrebbero dare delle risposte, anche fossero semplicemente culturali. Ma la politica (locale e nazionale) non sembra stato in grado di farlo negli anni scorsi, e non sembra in grado di farlo ora. E così lo scontro continua ad alimentarsi. Secondo Legambiente, il referendum è il risultato di un clima «di odio e di paura».
La sensazione è però che questo voto restituisca soprattutto l'immagine di due fazioni ancora una volta contrapposte, con una frattura ben contestualizzata anche dal punto di vista geografico. Se lo stesso referendum fosse sottoposto a livello nazionale, il risultato sarebbe molto probabilmente opposto. Il fatto è che chi vive a contatto con gli orsi li ritiene un pericolo. Chi vive lontano li vuole difendere.
Da dove nasce
Ovviamente ogni generalizzazione è limitante, e difatti esistono anche in Trentino opinioni diverse e probabilmente anche in val di Sole. Eppure, da quando ci sono state le prime aggressioni di orsi nei confronti di uomini, in queste zone d'Italia – dove è difficile distinguere il confine fra i paesi e i boschi – l'opinione pubblica si è orientata sempre di più nella stessa direzione.
Ma il momento in cui tutto è cambiato è stato con la morte di Andrea Papi, il giovane di 26 anni che è stato ucciso da un'orsa proprio in questa zona. A distanza di un anno e mezzo, alle persone che vivono in questa zona è come se non fosse stato concesso di elaborare il lutto.
In paesi così piccoli, tutti si conoscono, almeno di vista. Il fatto che un ragazzo nel fiore della sua vita sia morto così, non poteva che lasciare un segno. Solo la morte di un giovane – che nel resto d'Italia è forse un numero, ma che in val di Sole è una persona che non c'è più – fa capire la genesi di questo referendum. E anche il risultato.
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