La fondatrice della società che ha assistito il Movimento 5 stelle nella prima fase dell’assemblea costituente racconta il processo di confronto con gli iscritti, guidato da facilitatori e dalle guide per la discussione
Un processo apprezzato dal M5s, ma anche da chi ha partecipato all’assemblea costituente. Così dice Iolanda Romano di Avventura urbana, la società torinese che ha curato la prima fase dell’assemblea costituente, dall’analisi delle 22mila proposte arrivate dal web agli incontri preliminari all’evento conclusivo che sono durati per tre weekend consecutivi.
La chiave della partecipazione – e del buon risultato dei quesiti e del quorum – secondo lei dipendono dal fatto che i partecipanti sono stati messi nelle condizioni giusti e dotati degli strumenti necessari.
Com’è andato il primo approccio?
Il presidente ci ha chiamato avendo in mente un progetto già chiaro. Ho proposto alcune modifiche, in particolare quella di selezionare a sorte il campione dei 300 per il confronto deliberativo. Loro avevano in mente di far lavorare delegati di tipo più tradizionale, in realtà l'elemento del campione estratto sorte si è rivelato decisivo per dare un'impronta più rappresentativa a questo processo.
Che interlocutore avete trovato? La democrazia diretta è nel Dna del M5s, ma nel frattempo è diventato un partito con delle gerarchie.
Ho trovato un interlocutore molto curioso e attento. Ho proposto un metodo poco utilizzato in Italia, perché significa affidare alla casualità la selezione di chi andrà poi a discutere nel merito e quindi non rispettare le organizzazioni interne a un partito. Ma è importante che sia un campione rappresentativo della base degli iscritti a discutere delle proposte. Siamo riusciti a comunque a trovare un modo in cui anche i gruppi organizzati della del Movimento potessero esprimersi.
Nei gruppi c’erano persone con background diversissimi. È stato difficile trovare un linguaggio comune per collaborare?
Per questo ci sono delle figure dedicate, i nostri moderatori facilitatori professionisti, che ha tutelato la comunicazione interna con continuità. L'altro elemento molto utile è stato quello delle guide alla discussione. La lettura è stata utile per portare a discutere tutti delle stesse domande ed evitare divagazioni o discussioni inconcludenti.
Cosa è piaciuto?
C'era un senso di responsabilità: quando siamo messi nelle condizioni di capire di cosa dobbiamo parlare e abbiamo gli elementi per poter articolare delle proposte da discutere con dei pari in un contesto favorito da qualcuno che gestisce l'interazione diamo il meglio. Voglio sottolineare anche quello qualitativo, visto che sono emersi degli scenari che erano rimasti sommersi.
Qualcuno ha osservato che la formulazione delle guide potesse favorire la linea “contiana”.
Le guide Conte non le ha neanche viste. Le abbiamo scritte noi, così come i resoconti dei report. Non c’è stato nessun tipo di intervento di controllo.
Il coinvolgimento dei simpatizzanti è stato proficuo?
È stata una scelta vincente perché anche i sostenitori hanno lavorato in modo molto simile agli scritti e c'è un sentimento comune molto forte su alcuni temi che emerge anche dai documenti di sintesi e dal voto finale.
L’ha stupita il fatto che Grillo abbia fatto ripetere il voto?
No perché capita spesso che quando si ha uno scontento nel merito si attacca il metodo.
Si ha poca fiducia nei cittadini, ma se i quesiti sono costruiti in modo condiviso è difficile che si sbagli a votare.
C’è anche stata una forte polemica sulla trasparenza . Si poteva fare qualcosa di più?
Si poteva avere più tempo. Questo processo è stato molto complesso e può essere che ci siano persone che non hanno avuto modo di coglierne appieno tutte le fasi. In più è stato una novità assoluta per un partito politico.
Vi ha cercato qualche altro partito politico?
No, però saremmo contenti di poterla mettere in piedi per qualunque altra organizzazione.
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