Al via il congresso a Firenze. Sparito il verde-Lega, su sfondo blu campeggia lo slogan “Il coraggio della libertà”, che avrà fatto fischiare le orecchie a Forza Italia. Nemmeno invitato il vicepremier Tajani, domani è atteso il video di Giorgia Meloni. Il segretario: «La Lega e il governo sono una cosa sola»
Si apre a Firenze il congresso della Lega: oltre settecento delegati e grandi attese per capire quanto alto punterà Matteo Salvini, candidato unico e quindi di certa riconferma, uomo del partito al 30 per cento nel 2018 ma oggi segretario all’8 per cento.
«Il nostro è un congresso contro la guerra e ogni tipo di conflitto», è l’intervento di saluto di Salvini, che apre i lavori. «Ma non si illudano gli avversari: la Lega e il governo sono una cosa sola» e «il governo avrà vita lunga, contrattando con gli amici americani», ha detto riferendosi ai dazi, ma attaccando principalmente l’Unione europea: «Nel frattempo, quel che domattina vanno cambiate sono le politiche suicide dell’Ue, dal Green deal al Patto di stabilità». L’attacco all’Ue, del resto, è la vera questione al centro del congresso, con il segretario che si è schierato senza dubbi in favore degli Stati Uniti di Donald Trump.
L’intervento di Musk
A sorpresa è arrivato anche il collegamento con Elon Musk, in diretta e non con un video registrato.
Salvini ha chiesto a Musk un commento sulla situazione economica, pur senza citare i dazi e l’imprenditore ha risposto che «spero che Usa e Ue riescano a creare una partnership stretta, c’è già una alleanza ma spero che diventi più forte. Spero che per quanto riguarda i dazi ci sposteremo verso una posizione di 0 dazi in futuro con una situazione di libero scambio tra Ue e Usa e una maggiore libertà di spostarsi per lavorare nei due continenti, chi vuole spostarsi per lavorare dovrebbe poterlo fare». Sull’economia ha aggiunto che «le regolamentazioni europee sono talmente tante che diventa difficile mettere in piedi una azienda e avere successo, una riduzione delle leggi è fondamentale»
«Difficile ridurre la burocrazia e le spese dello stato in Usa», ha detto Musk, «veniamo accusati di qualsiasi cosa, ferocemente, anche se tagliamo spese inutili». Quanto alla libertà di parola, «le limitazioni alla libertà di espressione sono di impostazione fascista» e sull’immigrazione «l’immigrazione di massa porterà alla distruzione di qualsiasi paese che la consenta, il paese cesserà di esistere. Un paese lo fanno le persone». Sugli assalti a Tesla e sul clima di violenza, «c’è un aumento enorme del numero di attacchi in Italia e in Ue in generale e i media tentano di ridurre l’importanza di questi attacchi terroristici. L’uccisione di persone con attacchi terroristici è sempre più frequente in Ue e alla fine vedremo uccisioni di massa in Euorpa, dei massacri, perché questa è la tendenza».
Passaggio molto rilevante, invece, ha riguardato la guerra in Ucraina: «Se si parla ocn la sinistra si dice che non si può cedere alla Russia, ma non c’è un piano per il futuro e così si mandano a morire persone senza alcun senso. Trump ha ragione, dobbiamo ottenere la pace e il massacro di questi giovani si fermi. Questa machina di morte va fermata. Chi è a favore della guerra sembra empatico ma invece è una ipocrisia, dobbiamo preoccuparci delle persone che stanno morendo in trincea in Ucraina e anche in Russia. E’ ora di dire basta».
Contro l’Ue
Esiste però anche una forte connotazione interna al partito, nel congresso.
La città scelta è al centro Italia (l’ultimo congresso federale risale al 2017 a Parma), l’unico colore è il blu profondo. Sparito del tutto il verde lega di bossiana memoria, lo slogan del congresso è stato tenuto nascosto fino all’ultimo per poi mostrarlo a campeggiare sui maxischermi: «il coraggio della libertà», che ha certamente fatto fischiare le orecchie Forza Italia, nemmeno invitata nella figura dell’altro vicepremier, Antonio Tajani, con cui la Lega è in rotta ormai da settimane. «Evitiamo il casino di Pontida», spiega uno degli organizzatori, ricordando lo striscione e i fischi contro il ministro degli Esteri.
«È un congresso della Lega» ha risposto il vicesegretario della Lega, Claudio Durigon, a chi gli ha chiesto del mancato invito.
Il congresso comincia con un video «emozionale», lo definisce Giancarlo Giorgetti dal tavolo della presidenza: contro l’Europa si mostrano banconote di euro che bruciano, video di repertorio di Matteo Salvini che punta il dito in Parlamento europeo, ma anche dei due grandi ex Umberto Bossi e Roberto Maroni. A seguire il trittico dei nemici: Romano Prodi, Mario Monti e Giorgio Napolitano coperti di fischi.
La conclusione è epica, con il ricordo della battaglia di Pontida rimane il luogo del cuore leghista, cui si aggiunge a sorpresa anche la battaglia di Lepanto contro gli ottomani: un braccio di mare a sud che possa fare il paio con il pratone nordista.
Il programma è fitto, con gli interventi di tutti i segretari regionali, dei governatori regionali e dei ministri e a seguire gli interventi dei delegati. Ma l’attesa è tutta per il veneto Luca Zaia, oltre che per la scoperta degli ospiti internazionali. Tra gli organizzatori si vagheggia di un video di Elon Musk, che però non sarebbe ancora certo. Confermato, invece, è il video della premier Giorgia Meloni, che verrà proiettato domani. «La Lega è il collante del governo, che avrà vita lunga», è la garanzia di Salvini.
Gli interventi
Sul palco si sono alternati i segretari regionali e la parola più ripetuta, anche da quelli del sud, è stata «autonomia», insieme alla difesa dei confini.
Il capogruppo alla Camera e segretario piemontese Riccardo Molinari ha detto che «la riconferma di Salvini spazza via dicerie e retroscena dei giornali che ci vogliono far sembrare divisi» e ha ricordato che il messaggio che ha unito nord e sud è stato quello contro l’Ue: «Quando l’Ue con le sue politiche economiche ha fatto irruzione nella vita di tutti noi, quei diritti che erano scontati hanno rischiato di non esserlo più. Questo è successo quando il governo legittimo di Berlusconi è stato mandato a casa». Molinari ha anche lanciato Salvini al Viminale: «Credo che debba chiedere di tornare al ministero degli Interni e che la Lega debba chiederlo», ha detto il capogruppo, nonostante il dicastero sia amministrato dal leghista Matteo Piantedosi.
Massimiliano Romeo, segretario della Lega lombarda e capogruppo al Senato nonché tra le voci più autonome dentro il partito, ha richiamato con forza la necessità di autonomia anche per il sud, rispolverando la parola «federalismo». Infine, ha lanciato un messaggio molto chiaro alla premier: «Con Meloni dovremo essere chiari: le regioni dove governa la Lega devono restare alla Lega, Lombardia compresa». Un riferimento evidente soprattutto al Veneto.
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