Una delle ultime stories su Instagram di Maria Rosaria Boccia, la quasi consulente con rapporti personali con l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, recita: «La potenza è nulla senza controllo». Le possibili interpretazioni si sprecano, ma il riferimento sembra diretto alla premier Giorgia Meloni, in una sibillina anticipazione di ciò che Boccia potrebbe ancora rivelare. Nella serata di martedì 9 settembre, intanto, l’imprenditrice era attesa nel salotto di Cartabianca, su Rete 4, ma alla fine l’intervista non è andata in onda.

Una partecipazione che ha fatto sobbalzare Palazzo Chigi e sarebbe stato letto come un inaspettato atto ostile da parte della televisione di casa Berlusconi e dunque, per estensione, di Forza Italia. Del resto la premier non ha di certo scordato il fuorionda di Striscia la notizia ai danni di Andrea Giambruno che, proprio in seguito alla notizia, è diventato il suo ex compagno.

Questo, anche se i vertici di FdI minimizzano, verrebbe letto come il secondo grave sgambetto volontario al governo. Il timore è che Boccia abbia ancora materiale da diffondere, anche se, si ragiona, dovrà stare molto attenta a ciò che dice e a ciò che renderà pubblico, per non rischiare guai giudiziari.

Lei sempre via social ha scritto che «sono determinata a dimostrare la verità della mia virtù, soprattutto per amore della repubblica italiana e della democrazia», difendendo «con fermezza la mia onorabilità di donna e di cittadina».

Per ora di accertato a carico di Boccia c’è il divieto di accesso alle sedi di Camera e Senato deciso dal Comitato per la sicurezza di Montecitorio, «alla luce della violazione della regola che vieta l’effettuazione e la diffusione di foto e video senza autorizzazione» che invece la donna ha effettuato in «siti particolarmente sensibili, tra cui la galleria del presidenti e il Transatlantico» e poi ha pubblicato su Instagram.

I guai dell’ex ministro

Chi invece ha già dovuto trovare un avvocato è stato l’ormai ex ministro Sangiuliano, che risulta indagato dalla procura di Roma in seguito all’esposto del portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli. I reati ipotizzati dai magistrati sono quelli di peculato per distrazione e rivelazione e diffusione di segreto d’ufficio, e il fascicolo verrà trasmesso al Tribunale dei ministri.

Sulla vicenda indaga anche la Corte dei conti, per verificare eventuali usi impropri di denaro pubblico. Il legale, Silverio Sica, ha dichiarato all’Aria che tira di aver visionato le chat dell’ex ministro, «e sono sereno. Non ho alcun timore di quello che può dire questa signora», poi ha aggiunto che «presenteremo un esposto dove elencheremo una serie di fatti sui quali la procura dovrà verificare l’eventuale rilevanza penale», riferendosi a eventuali reati commessi da Boccia.

Anche alla luce di questi strascichi, il lavoro del neo ministro alla Cultura, Alessandro Giuli, si sta complicando. Mancano meno di dieci giorni al G7 della Cultura, e Giuli è chiamato a intervenire in emergenza per verificare che ogni appalto, ogni assegnazione e ogni misura di sicurezza per un evento di scala mondiale sia stato gestito a regola d’arte. Questo significherà passare al setaccio ogni passo compiuto dal suo predecessore e, quasi certamente, far saltare la serata prevista a Pompei, città di origine di Boccia, e di cui lei aveva partecipato ad alcuni aspetti organizzativi.

Infatti, come ha fatto notare la capogruppo dem in commissione Cultura Irene Manzi, «a pochi giorni dall’inizio del G7 cultura, le delegazioni internazionali e le diverse istituzioni coinvolte non sono ancora nella disponibilità del programma definitivo», sollevando «interrogativi sulle modalità con cui il gabinetto ha gestito diversi dossier, tra questi sicuramente l’organizzazione del G7 cultura su cui chiederemo di fare luce su tutti gli appalti, le consulenze e i dispositivi di sicurezza».

L’interrogativo, infine, è se e quando qualcuno della compagine ministeriale o la stessa premier si presenterà in parlamento per riferire e ricostruire questi giorni convulsi di settembre. Le opposizioni lo chiedono con insistenza e il parlamento è tornato operativo, ma tutto è ancora incerto e anche la vicenda – non più riducibile a mero gossip – sembra tutt’altro che conclusa.

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